Sharon Van Etten: The OA e l’esperienza catartica della musica

La presenza in The OA della cantautrice Sharon Van Etten, considerata tra gli artisti più interessanti del panorama musicale attuale, ben si presta alle atmosfere metafisiche intraprese da Netflix

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La presenza della cantautrice Sharon Van Etten, considerata tra i giovani artisti più interessanti del panorama musicale statunitense, per il ritmo dagli echi intimisti e un connubio tra voce melodie e testi dallo stampo fortemente indie-folk, ben si presta alle atmosfere metafisiche intraprese da Netflix, e in particolare alla serie lanciata nel silenzio poche settimane fa, e già diventata un piccolo ‘caso’ di genere. Parliamo di The OA, la serie originale Netflix creata da Zal Batmanglij e Brit Marling, nella quale Sharon interpreta uno dei personaggi chiave accanto alla protagonista Praire (impersonata dalla stessa Marling), ovvero la giovane Rachel, cantante che vive in cattività con un gruppo di persone accomunate da esperienze di pre-morte.
L’apporto di Van Etten, il cui esordio risale al 2009 e che ha accumulato collaborazioni con varie band tra cui i Tha Antlers e i The National, arricchisce il discorso musicale e musicato della serie con un toccante brano, interpretato in una scena particolarmente importante di The OA, I Wish I Knew You, composta nel 2010, che “parla di non essere sicuri di se stessi, non necessariamente in campo amoroso… ma piuttosto si incentra sul sentirsi insicuri e non conoscersi, ma essere onesti al riguardo“.

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[youtube http://www.youtube.com/watch?v=Uty1QGRAQes]

La serie stessa ha un utilizzo narrativo della musica molto importante, non solo tramite la colonna sonora di Rostam Batmanglij (fondatore dei Vampire Weekend), e le canzoni dei Majical Cloudz e i Beach House, ma anche con l’attribuzione alla musica di un forte potere guaritore. L’esperienza di Van Etten in questo storia così suggestivamente metafisica, arriva all’improvviso, in un momento in cui l’artista aveva deciso di prendersi una pausa dalla scena musicale (dopo l’ultimo album Are We There, del 2014), per tornare al college e studiare scienze sociali:

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van-etten_the-oaEro scettica all’inizio. Passare da suonare in una band al college per finire a fare l’attrice? Mi sembrava ridicolo. Poi ho letto il personaggio e l’ho sentito subito molto vicino a me, così mi sono decisa a fare il provino” racconta Van Etten. Ciò che ha avvicinato lo spirito di The OA alla realtà umana, e artistica di Sharon, è senz’altro stato il forte impatto spirituale attribuito dallo show all’arte, un potere curativo della musica, in particolare, che se nella serie è espresso attraverso straordinarie guarigioni e attribuzioni di abilità artistiche improvvise, nella vita di tutti i giorni si rispecchia nel fortissimo potere comunicativo (universale) della musicaQuando ho iniziato a fare musica, mi ci rifugiavo perché non riuscivo a esprimere me stessa, a connettermi con le altre persone, a parlare di quello che stavo passando“, dice Van Etten in una lunga intervista riportata da MTV l’atto di cantare è talmente catartico. Ho provato questa sensazione che dal mio corpo uscisse qualcosa, anche prima di sapere esattamente come scrivere“.

Dei prossimi progetti musicali di Sharon si sa ben poco, a parte il rilascio lo scorso agosto della canzone Not Myself, dedicato alle vittime di Orlando e a supporto dell’iniziativa per il Fondo Gun Safety, nato per limitare la violenza legata alle armi e sensibilizzare le comunità americane (qui il link per leggere il messaggio introduttivo della musicista, ascoltare il brano e donare 1$ al Fondo)

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In campo recitativo, invece, sappiamo di sicuro che Sharon ha partecipato all’attesissimo reboot di Twin Peaks, la cui messa in onda è prevista per il 21 maggio. Dell’esperienza di attrice, Van Etten dice che si tratta di un modo per “imparare come essere me stessa in diverse situazioni. Ma imparare ad essere un’altra persona? E’ dura“.

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