ShorTS International Film Festival 2019 – The world is flat, di Matteo Carrega Bertolini

Oggi a Trieste è la giornata di La Terre est Plate nella sezione Nuove Impronte, un esordio che racconta una storia parigina con uno stile molto personale, tra Sautet e Altman

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Il primo lungometraggio di Matteo Carrega Bertolini, classe 1990 e anima cosmopolita divisa tra Francia Svizzera e Italia è una storia di amicizia che si sviluppa nell’arco di tre anni e che subisce le difficoltà di una realtà quotidiana opprimente che vampirizza emozioni e sentimenti. Jean (Nicolas Foussard già apprezzato nel precedente corto Parallel Worlds del 2015) è un ragazzo timido che ha difficoltà a socializzare con i suoi simili mentre Antoine (Federico Uguccioni già presente nel corto Day Dream del 2014) è un maturo suonatore di sax soprano che è in attesa di una importante audizione. L’eventuale successo potrebbe fare svoltare la carriera e il rapporto con la fidanzata Nina (Marta Cypel), bravissima fotografa.
Carrega Bertolini racconta una storia parigina e lo fa con uno stile molto personale, in parte influenzato dalla eredità sentimentale di Claude Sautet, in parte dalla necessità di raccontare la vita in presa diretta come in un racconto corale di Robert Altman. Il film è girato in bianco e nero con la fotografia di Edoardo Matacena che lavora sul controluce soprattutto nelle scene degli interni. Ci sono momenti in cui non sappiamo se le scene di ballo siano sogno o realtà: le figure in primo piano passano dalla indecifrabilità alla messa a fuoco e la musica in sottofondo crea uno strano effetto onirico. Nella prima parte l’equilibrio tra le scene in interni e l’improvvisa apertura nella foresta è davvero mirabile e si accompagna alla progressione narrativa: in esterni le figure sono spesso riprese da lontano come incorniciate in un quadro. L’incontro tra Jean e Antoine avviene quasi subito, in un bar, ed è caratterizzato da un dialogo molto profondo che esteriorizza sia il tema principale che i diversi rapporti tra i personaggi. In un mondo piatto, conformato alle regole del profitto e della carriera bisogna cercare di affermare la propria identità: Antoine provoca Jean sul nome (“Jean è un nome piatto”) e cerca di tirare fuori dal giovane una forma di reazione, di lotta. Jean reagisce e invece di lasciare semplicemente passare le cose attorno, riprende in mano la vita e accetta la sua relazione con Eve (Berangere McNeese).

Carrega Bartolini sta incollato ai corpi per registrare ogni minimo sussulto ed è attento alla comunicazione non verbale. Rimane vicinissimo ad Antoine e al suo sassofono anche nella magica scena dell’audizione con le note di Zabare di Gianni Gebbia che sembrano invocare una sorta di liberazione proprio con il suono. La seconda parte del film vede l’azione spostata tre anni dopo sempre a Parigi con il tentativo di Jean di riallacciare i fili di un’amicizia perduta. Notevole il faccia a faccia di Jean con la sua segretaria Catherine (Veronique Boulanger) che ricorda la possibilità di vivere la propria esistenza felicemente, senza ambizioni.
Le posizioni adesso sono invertite ed è Jean che cerca di tirar fuori Antoine da un

autolesionismo alcolico che lo tiene recluso in casa come un Hikikomori: sarà un incrocio di sguardi ad una festa ad aprire nuove possibilità e ad evitare il dissanguarsi nell’aridità e nell’egocentrismo.

Presentato oggi allo ShorTS International Film Festival 20 di Trieste, commentato dalle musiche di Andalo Carrega Bertolini, Joe Victor, Octave Lissner, Olivia Salvadori e Sandro Mussida, La Terre est Plate – The World is Flat è la registrazione in presa diretta dello svolgersi di una amicizia che rinasce dalle ceneri di una doppia disillusione: quella di un artista che non crede più nel suo talento e quello di un ragazzo nauseato dal conformismo del mondo degli adulti. In tutto questo brusio di fondo in cui tante vite si sfiorano senza lasciare traccia, se non ci fossero sentimenti come l’amicizia forse la terra risulterebbe veramente piatta.

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