"Si uccide nella vita per ottenere amore, la maggior parte dei crimini se non avvengono per avidità avvengono per passione." Incontro con Tom Tykwer

Tom Tykwer porta sullo schermo "Profumo – Storia di un assassino", l'avvincente romanzo di Patrick Suskind. Uscita record in Germania dove ha già incassato quasi 10 milioni di euro, in Russia ha superato Il Codice da Vinci, arriva anche in Italia la storia di un originale serial killer.

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Quali difficoltà stilistiche ci sono state nell'adattare per il grande schermo uno dei romanzi tedeschi più popolari e venduti al mondo?

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T. T.: Sicuramente il film ha richiesto un'attenzione professionale molto forte. Una grossa sfida era riuscire a rendere la stessa scrittura, trasformare il linguaggio di Suskind in un linguaggio cinematografico. E' stato determinante trovare un nostro stile linguistico per poter esprimere con fedeltà la storia. E' chiaro che una ricerca approfondita è stata la chiave per raggiungere questo obiettivo. Volevamo realizzare un qualcosa che non si limitasse al mondo superastratto degli odori, ma che potesse dar corpo al processo fisico dell'olfatto. Avremmo potuto far ricorso agli effetti speciali per far vedere gli odori, ma volevamo puntare all'essenza fisica.


 


Il protagonista della storia è molto particolare, non è l'eroe con il quale potersi identificare…


 

T. T.: Questo personaggio va al di là, oltre la sua rappresentazione. Si mette addosso qualcosa per dimostrare di essere diverso o superiore agli altri. Combatte per essere riconosciuto ed amato. Tutti noi ci sentiamo carenti, inferiori, imperfetti, e allora ci aggiungiamo qualcosa per apparire migliori di ciò che pensiamo di essere. Si uccide nella vita per ottenere amore, la maggior parte dei crimini se non avvengono per avidità avvengono per passione. Il conflitto di base di questo personaggio è che lui non è in grado di interagire con la società. Non è incapace di provare emozioni, anzi cerca di attirare l'attenzione su di sé perché desidera ardentemente avere dei contatti umani. E' un uomo medio comune che si esprime in maniera estrema. Costruisce un suo modello di conoscenza che non è utile per comunicare con gli altri, ma gli tornerà utile per creare la magia che davanti agli occhi degli altri, anche per poco tempo, lo porterà a  sembrare un essere speciale.

Sono state utilizzate anche le musiche per sottolineare i momenti olfattivi?


 


T. T.: Abbiamo avviato la composizione delle musiche in parallelo con la stesura della sceneggiatura. Attraverso la musica riesco a tuffarmi meglio nell'atmosfera e nelle emozioni. Anche durante le riprese la musica era sempre in sottofondo. Questo è stato di grande aiuto per il protagonista perché spesso recitava da solo.


 


Sunskind non voleva cedere i diritti, per quindici anni il suo rifiuto è sempre stato categorico: cosa gli ha fatto cambiare idea e cosa ne pensa del film?


 


T. T.: Ha semplicemente cambiato idea. Dopo quindici anni di resistenza ha ceduto e non ha  mai dato una spiegazione sul perché. L'impressione che ho avuto al nostro incontro era che non volesse essere coinvolto nella sceneggiatura. Probabilmente aveva avvertito che se mi avesse dato un dito avrei preso anche tutto il braccio, ed in effetti sarebbe stato così visto che sono stati impiegati quattro anni per realizzare il film. Non so nemmeno se l'ha visto: era stato invitato alla presentazione ufficiale ma non venne perché era in vacanza. Potrebbe averlo visto in qualche piccolo cinema, camuffato per non farsi riconoscere, ma non mi ha riferito ancora nulla.


 


Ci sono delle differenze rispetto al libro, ad esempio nel film sembra messo in secondo piano il fatto che il protagonista sia senza odore…


 


T. T.: Non è affatto secondario. La svolta più importante del film è la parte in cui il protagonista, in maniera scioccante, scopre di non avere odore. La differenza rispetto al romanzo è che il lettore sa sin dall'inizio che il personaggio è senza odore. Ma se lo spettatore sa più del protagonista sin da subito non si può creare quel coinvolgimento che porta alla meraviglia ed all'emozione. Io volevo che il pubblico soffrisse con il protagonista, che seguisse la sua folle convinzione che se non odora vuol dire che non esiste. Ci sono anche altre variazioni che rispecchiano però la mia visione soggettiva del romanzo. Ho seguito la strada del personaggio, la sua spinta per superare la solitudine.


 


 


 


 


 

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