“Siamo pronti per questa musica?” Breve omaggio a Chuck Berry

Ci ha lasciati a 91 anni Chuck Berry, demonietto black della chitarra e del palco. Ma dopo ritorno al futuro la domanda è sempre e solo una: “siamo pronti per questa musica?”

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In Ritorno al futuro Marty McFly contribuisce alla (ri)scrittura della Storia del rock, quasi senza accorgersene. In una vertiginosa convergenza concettuale, la sua cover di Johnny B. Goode – che nella Hill Valley del 1955 nessuno ancora conosce – diventa una sorta di brano originale che darà il via alla nascita dei riff e del rock ‘n roll.

Nella realtà parallela di Ritorno al futuro, Chuck Berry dall’altra parte della cornetta ascolterà le note di Marty e ne trarrà ispirazione per la sua opera. Nel ballo di fine anno del 1955 il ragazzo venuto dagli anni 80 si troverà infatti a far conoscere a una platea di studenti imbevuta di Platters e Paul Anka i ritmi indiavolati del classico di Berry – che la storia reale ci dice esser stato pubblicato per la prima volta nel 1958 dalla Chess Records – in un crescendo sabbatico di assoli, feedback e tapping da far invidia a Eric Clapton e Jimi Hendrix. “Molti di voi non sono ancora pronti per questa musica, ma ai vostri figli piacerà!” dice Marty prima di lasciare il palco.

Eccola l’origine del rock secondo il regista Robert Zemeckis: è la copia (la cover) di un originale che è la copia di un originale che è la copia eccetera.

Ci ha lasciati a 91 anni Chuck Berry, demonietto black della chitarra e del palco, che ha viaggiato nel tempo piú di molti suoi amici e che forse a un certo punto della sua vita ha persino dovuto ringraziare il “revival” nostalgico di Ritorno al futuro, capace di rilanciare il suo nome presso generazioni improvvisamente cresciute a pane e MTV. A mezzo secolo di distanza dal crash temporale del 1955 di Ritorno al futuro, il dibattito non è neanche più sul concetto di copia, cover od originale. La domanda rimasta è solo una: “Siamo pronti per questa musica?”

 

 

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