Skyscraper, di Rawson Marshall Thurber

Investitura definitiva di Dwayne Johnson ad unico reale prosecutore possibile delle gesta degli eroi die hard, è un film più complesso e moderno di quanto sembri, multi-quota, ibrido, responsive

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La passione di Rawson Marshall Thurber per l’action della vecchia scuola era già evidente dall’apparizione di Chuck Norris nel suo cult Dodgeball, e Una spia e mezzo di fatto rendeva omaggio alla tradizione del buddy movie con (fin troppo) timoroso rispetto.
Skyscaper è da questo punto di vista la confessione definitiva di Marshall Thurber, data la smaccata ispirazione al primo Die Hard leggermente macchiato da stallonismi (tra Cliffhanger e Daylight, dal quale prende di peso l’attraversamento del tunnel delle turbine) che ne anima la struttura.
Di Trappola di Cristallo, Skyscraper è il lucidissimo aggiornamento hi-tech, ibrido e responsive come l’architettura del grattacielo in cui si svolge, l’immaginario Pearl di Hong Kong, che del Nakatomi mantiene la colonna vertebrale ad ostacoli da videogame platform, tutto salti impossibili, funi, casseforti che nascondo i veri tesori e pareti da attraversare che nascondono nemici, ma com’è d’uso oggi in misura “più grande”. Così che il rigoglioso lucernaio in cui Bruce Willis sembrava d’essere finito all’improvviso in guerra in una giungla, diventa qui un intero, enorme piano degli oltre 200, tutto dedicato ad un fittissimo parco indoor, chiaramente facile alla combustione.

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Il parallelismo con la valenza iconica di Dwayne Johnson è davvero fin troppo evidente: il mastodontico performer ottiene qui l’investitura definitiva ad unico reale prosecutore delle gesta degli eroi d’azione degli anni d’oro (di McClane, The Rock replica con precisione alcune acrobazie e alcuni espedienti come il ricorso reiterato al nastro adesivo come alleato), ma la protesi alla gamba del suo personaggio sembra soprattutto una sorta di versione miniaturizzata e incorporata, innestata, del grattacielo stesso che Dwayne dovrà scalare.
Portando alle estreme conseguenze un’intuizione che, va detto, viene dal prologo di Battleship di Peter Berg, Johnson forgia così un nuovo tipo di eroe, potenziato, assemblabile come un action figure bionica, per un target ancora inedito nelle indagini di mercato di questi prodotti: i reduci che hanno subito una simile perdita e recupero dell’arto, a cui dimostrare che potranno comunque salvare il mondo, un domani – magari utilizzando, come fa lui, proprio quella protesi lucida e indistruttibile come arma contundente, rampino, o piede di porco.

Non è l’unico motivo per cui Skyscraper scrive la definizione assoluta di The Rock come l’unico eroe ancora possibile: questo ex-wrestler di madre samoana e padre black canadian è il corpo blockchain perfetto (non a caso sospeso nel vuoto del trucco digitale già nella prima visita alla sfera al centro del Pearl), e infatti in operazioni come questa intorno a lui ci sono quote da esportazione cinesi (Chin Han, l’asiatico di Hollywood di questa generazione, che in realtà è nato a Singapore), inglesi (Noah Taylor!), cattivi dell’Est Europa (ma il brutto grugno di Roland Møller è però danese). Tanto che la

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pazzesca citazione de La signora di Shanghai che chiude il film, con la moltiplicazione dei display verticali al posto degli specchi, ti viene il dubbio che possa in realtà riferirsi più facilmente alla sequenza analoga in Mad Detective di Johnnie To (il quale, sogghignando, ci rivelava di non aver mai visto il film di Welles…), e forse alcuni momenti di assedio mediatico potrebbero quasi provenire proprio dal Johnnie To di Breaking News, data l’ambientazione hongkonghese.

Muscolo completamente cinematografico, impossibile da sviluppare in qualunque dimensione del reale e allo stesso tempo di investire di qualsiasi carica sessuale che non sia neutra, liscia come la sua superficie, Dwayne Johnson è il nostro eroe ancora perché puntualmente accompagnato da partner femminili mai passive, non più inermi principesse da salvare: l’Elsa Pataky con cui fa coppia nei Fast & Furious o la combattiva Carla Gugino di San Andreas, giusto per nominarne un paio, sono dei preludi alla cazzutissima Neve Campbell di Skyscraper, che soccorre a calci e pugni senza aspettare di farsi soccorrere.

Titolo originale: id.
Regia: Rawson Marshall Thurber
Interpreti: Dwayne Johnson, Pablo Schreiber, Neve Campbell, Roland Møller, Kevin Rankin, Paul McGillion, Chin Han, Byron Mann, Adrian Holmes, Noah Taylor, Matt O’Leary, Tzi Ma, McKenna Roberts
Distribuzione: Universal
Durata: 102′
Origine: USA, 2018

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