"Sleuth – Gli insospettabili", di Kenneth Branagh

Branagh rinuncia ai virtuosismi barocchi di opere precedenti, in favore di una staticità asettica che lascia la strada alla scrittura riconoscibilissima e perfetta di Pinter. Il suo è però un film privo di genuina ambiguità, esercizio metafilmico impeccabile nella sua costruzione quanto lontano da ogni accensione appassionata o dolente. In concorso al 64° Festival di Venezia

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Alla base c’è un’opera teatrale di Anthony Shaffer diventata il film Gli insospettabili di Joseph Mankievicz, interpretato da Laurence Oliver e Michael Caine. Poi riveduto in fase di scrittura da Harold Pinter, Sleuth – Gli insospettabili rappresenta una versione aggiornata e fortemente debitrice del suo sceneggiatore. La mano del drammaturgo inglese infatti si sente tutta in questo remake diretto da Kenneth Branagh e presentato nella competizione ufficiale del 64° Festival di Venezia.

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Andrew Wyke (Michael Caine), scrittore di successo, incontra nella sua abitazione ultramoderna e disseminata ovunque di telecamere nascoste, Milo (Jude Law), un attore disoccupato che è il nuovo amante della moglie. I due arrivano presto allo scontro verbale e non solo, in un gioco al massacro in cui gli alterni rapporti di forza andranno a corrompere la reciproca dignità. L’indiscutibile complessità del testo pinteriano non riesce in Sleuth ad andare oltre la grande (e compiaciuta) lezione di recitazione dei due interpreti. E’ vero che ci troviamo di fronte a un’operazione programmaticamente finta e costruita, dove tutto è giocato sulla finzione e sulla morbosa partita tra due personaggi che sono corpi-mente in conflitto. Branagh rinuncia qui ai virtuosismi barocchi di opere precedenti, in favore di una staticità asettica che lascia ampia strada alla scrittura perfetta di Pinter. Il suo è però un film privo di genuina ambiguità, esercizio metafilmico impeccabile nella sua costruzione quanto lontano da ogni accensione appassionata o dolente, incapace di scatenare reazioni ed impulsi che non siano frutto di uno studio onanistico e polveroso esterno alla materia filmica. Come se l’unico pubblico possibile per Branagh e i suoi collaboratori possa essere oggi solo quello contento di rimanere in trappola, consapevole di essere depistato e raggirato dall’abilità dei mercanti di dialoghi intelligenti e trucchi. Un cinema senza modestia che non vuol sporcarsi le mani e che sa stupire solo con il raggiro e con l’alta statura dell’Arte seria. Non è neanche snobismo cinefilo… è snobismo e basta.

 

Titolo originale: Sleuth

Regia: Kenneth Branagh

Interpreti:Michael Caine, Jude Law, Harold Pinter

Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia

Durata: 86’

Origine: Gran Bretagna/Usa, 2007

 

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