Sole a catinelle, di Gennaro Nunziante

Ancora una volta il comico pugliese ha smentito tutti coloro che, cercando di costruire una fenomenologia su di lui, non riescono a riconoscere la sua libertà deflagrante.

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Sole a CatinelleDopo il successo dei primi due film, torna, con le peggiori intenzioni, Checco Zalone e la sua grassa comicità. Con una distribuzione monstre di oltre mille sale, Zalone (all’anagrafe Luca Medici) è pronto ancora una volta a prendersi il Cinema italiano, aiutato di nuovo dai compari Pietro Valsecchi (produttore) e Gennaro Nunziante (regista e co-sceneggiatore). Proprio la collaborazione con Nunziante, già autore del leggendario duo pugliese Toti e Tata, permette a Zalone di continuare a essere il solito tamarro senza freni che ha conquistato lo Zelig e di essere credibile anche come eroe cinematografico. Questa volta Zalone ci racconta la storia di Checco (continua sovraimpressione attore/ruolo) venditore fallito di aspirapolveri e padre infantile, desideroso di regalare al figlio la tanto attesa vacanza perfetta. E’ scontato dire che il nostro eroe si ritroverà, in una sfilza di gag, ad esaudire il sogno del bambino e ad essere considerato un guru dell’alta finanza (tipo Oltre il giardino). Il regista, come nei precedenti, ha le capacità di indirizzare la forza del comico pugliese dentro un canovaccio che, pur leggero e contaminato dalle improvvisazioni, regalandogli una struttura e un ritmo invidiabile per una commedia italiana odierna.

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A questa solidità, poi, si aggiunge l’intelligenza di Zalone che, in modo consapevole, è riuscito a dare al pubblico quello che voleva. Le prese in giro, la volgarità estrema, gli esasperati riferimenti alla sessualità e alla masturbazione, il politicamente scorretto facile sono, infatti, solo alcuni dei motivi dell’attrazione per il pubblico nei confronti di questo personaggio sui generis. Incredibili piuttosto sono le simpatie e le attenzioni che Zalone ha suscitato nella critica togata e dell’intellighenzia culturale (rappresentativa l’intervista con Serena Dandini di alcuni anni fa). Anestetizzati da un panorama comico italiano asfittico, molti sono caduti nel fraintendimento di vedere in Zalone uno humor nero della miglior tradizione british (per Cado dalle nubi i paragoni con l’ottimo Four Lions si sono sprecati) che in realtà non esiste (si parlerà molto dell’ironia, a dire il vero divertente, sull’eutanasia e sui licenziamenti). Il problema però è che confondere la comicità populista e immediata del comico pugliese con il cinismo non fa altro che accrescere un’aurea di importanza e profondità di cui Zalone non sente davvero il bisogno. Chi vuole trovare l’ideologia dietro Sole a catinelle, chi desidera ad ogni costo costruirci sopra una fenomenologia, non fa altro che costringere Zalone dentro etichette mortifere e non ammette che anche in sala possa sbancare il frutto peggiore (o migliore?) di venti anni di Italia berlusconiana.


Regia: Gennaro Nunziante

Interpreti: Checco Zalone, Robert Dancs, Miriam Dalmazio, Aurore Erguy, Marco Paolini, Ruben Aprea, Valeria Cavalli
Distribuzione: Medusa
Durata: 90′
Origine: Italia, 2013

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (3 voti)
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    2 commenti

    • Aridatece i Vanzina!!

    • "Chi vuole trovare l’ideologia dietro Sole a catinelle, chi desidera ad ogni costo costruirci sopra una fenomenologia, non fa altro che costringere Zalone dentro etichette mortifere e non ammette che anche in sala possa sbancare il frutto peggiore (o migliore?) di venti anni di Italia Berlusconiana"

      forse solo un modo meno bacchettone di prendere in giro anche il berlusconismo…

      http://www.youtube.com/watch?v=nl0ylZc5wrc