Sotto una buona stella, di Carlo Verdone

Sotto una buona stella, di Carlo Verdone

Verdone è un cineasta intimamente novecentesco, che qui rivendica con estrema onestà il suo essere fuori posto nel cinema (e nella commedia) del nuovo millennio. Sotto una buona stella riesce ad andare oltre l’ormai evidente stanchezza registica, opponendo una sincerità commovente e necessaria in epoca di ricette precotte per il film che deve far ridere

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Sotto una buona stella, di Carlo VerdoneDopo l’estremo tentativo di esorcizzare la crisi (in ogni accezione) affidandosi ai pochi Posti in piedi in Paradiso rimasti per le sue tradizionali variazioni su tema, Carlo Verdone frena di botto. Riflette. Rinchiude il suo cinema in pochi ambienti e si ritaglia una storia esile esile con solo quattro personaggi, una famiglia segnata da un lutto: l’ex moglie di Federico Picchioni (Verdone) muore durante l’incipit del film, mentre lui ha organizzato una festa mondana per il compleanno della giovane compagna (un controcampo involontariamente ironico alla pomposa festa d’apertura de La grande bellezza, perché qui è la morte che “ha il potere di far fallire le feste”). I suoi due figli ventenni (Lorenzo Richelmy e Tea Falco), con cui ha un pessimo rapporto, sono costretti a tornare a vivere con lui; nel frattempo un controllo della guardia di finanza mette in ginocchio l’azienda dove è impiegato come grosso dirigente. Anche il lavoro “è morto”: crisi nera, amore finito con l’amante, una difficoltosa convivenza da iniziare con un figlio aspirante musicista e una figlia novella poetessa e madre-single. Non entra più il sole in queste stanze geometriche e spettralmente teatrali, sino a quando un’eccentrica dirimpettaia (Paola Cortellesi) irrompe nelle loro vite e riporta pian piano la luce. Persino la “tradizionale” comicità.

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Questo è un film importante nella carriera di Carlo Verdone. Un film dove faticosamente si scioglie tutta quell’ansia da prestazione registica (avvertita nell’ultimo decennio) rincorrendo un pubblico che è fatalmente mutato negli anni e nelle generazioni. La straordinaria sincerità che non è mai mancata al suo cinema, qui si ammanta finalmente di una bonaria rassegnazione all’età: Verdone è un “padre” confuso che cresce insieme ai suoi figli adulti, lasciando persino il traino comico della “storia” a un'altra attrice (la Cortellesi, molto brava qui). Una donna che deve letteralmente convincerlo a tornare a (far) ridere: commovente la scenetta del caffè mattutino intessuta di gag slapstick classiche – alla Stanlio e Ollio – con lei che lo supplica a interpretare la parte del suo fidanzato al matrimonio del fratello. Significativa la risposta di Verdone, che cede per sfinimento: “e va bene, dai, famo sta pantomima…”.

Sotto una buona stella, di Carlo VerdoneIl Verdone nuovo comico, alfiere di un cinema italiano che fu, immerso oggi in un paese divorato da mille crisi, riparte intelligentemente dalle radici: dalla piccola gag ingenua e tenerissima probabilmente improvvisata sul set, o per la prima volta in carriera da una voce narrante fuoricampo (a tratti incredibilmente scontata, è vero, ma non è questo il punto) che emana una sincerità necessaria e disarmante in epoca di ricette precotte per il film che deve far ridere. Qui si va oltre l’ormai evidente stanchezza registica: Verdone è un cineasta intimamente novecentesco che rivendica con onestà il suo essere fuori posto nel cinema del nuovo millennio, rinchiudendosi in quattro “mura di carta velina” (quindi evidentemente in un set, ricostruito a Cinecittà!), e facendo risuonare gli echi flebili dei suoi vecchi motivi (l’ossessione per le medicine, l’inadeguatezza maschile, l’infantilità esibita) come malinconici residui del passato. Quei "nuovi lidi metafilmici" che il nostro Carlo Valeri rintracciava in nuce in Io loro e Lara prendono qui il sopravvento: si rievoca consapevolmente una memoria perduta (come quella del Festival di poesia alternativa di Castelporziano, in un'esilarante réunion nel salotto di casa: persino quell’esperienza così “aperta” viene confinata in una stanza) sfumandola pian piano nell'attuale fragilità sentimentale.

È l'abbraccio affettuoso, prolungato, fine a se stesso, che diventa oggi il motivo principe del suo cinema. Verdone gira il suo privato Io e Te (con Tea Falco a fare da stralunata ambasciatrice) fuoriuscendo pian piano dalle stanze buie e strappando più volte il sorriso come non gli capitava da tempo. Film che segna la compiuta accettazione di un nuovo ruolo (forse marginale rispetto al passato), cercando di non smarrire una ormai trentennale buona stella
 
 

Regia: Carlo Verdone

Interpreti: Carlo Verdone, Tea Falco, Paola Cortellesi, Fausto Maria Sciarappa, Lorenzo Richelmy, Eleonora Sergio
Origine: Italia, 2014
Distribuzione: Universal Pictures

Durata: 106'

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