SOUNDTRACKS – 12 Years a Slave – Steve McQueen

chiwetel eijofor in 12 anni schiavo

In 12 anni schiavo la musica è giocata su tre livelli differenti. La partitura musicale scritta da Hans Zimmer si lega alle note suonate dal violino di Solomon e ai canti spiritual intonati dagli schiavi nelle piantagioni. Presente nel film un ulteriore aspetto, legato al sonoro come strumento narrativo, che collega l'ultimo lavoro di McQueen ai suoi lungometraggi precedenti

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“Southern trees bear a strange fruit, Blood on the leaves and blood at the root, Black bodies swinging in the southern breeze, Strange fruit hanging from the poplar trees.”

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Billie Holiday

 

Come lo “strano frutto” cantato da Billie Holiday, Solomon/Platt (Chiwetel Ejiofor) dondola legato a un albero, scrutato dall'obiettivo di Steve McQueen che, in una delle sequenze più drammatiche del film, indugia sui dettagli del suo corpo intento a mantenere l'equilibrio, sul fruscio del vento tra le foglie e il cigolio della corda, mentre, sullo sfondo, nell'indifferenza dettata dal terrore, gli altri schiavi continuano il loro lavoro. Basterebbe la visione di questa scena per rendersi conto della padronanza, posseduta dal regista inglese, dei mezzi a sua disposizione, riuscendo a far convivere l'aspetto tecnico (l'uso di campi medi e lunghi, la fotografia, il sonoro) con quello emotivo (dai primi piani del volto di Solomon al dettaglio della punta dei piedi che a stento toccano il terreno fangoso). In una manciata di minuti, privi di dialoghi o musiche, riempiti dai rumori in lontananza, McQueen svela uno degli aspetti sul quale si basa la narrativa del film e che rimanda a scelte attuate già nei precedenti lungometraggi. I suoni e i rumori che scandiscono le giornate di Solomon, tradotti nel canto delle cicale che accompagnano le sue notti insonni fatte di ricordi, nello sbattere delle catene strette alle caviglie degli schiavi o nello schiocco cadenzato della frusta contro i loro corpi, ricordano molto da vicino la scelta del regista messa in atto già in Hunger. Qui McQueen, per raccontare la storia del prigioniero politico Bobby Sands, si avvale di una colonna sonora curata da David Holmes alternata ad un sonoro costituito dai lunghi silenzi dei detenuti, dai messaggi radio ascoltati di nascosto o dal tonfo delle percosse subite. Per il regista inglese questi suonii o la loro assenza non sono altro che un ulteriore elemento narrativo posto ad affiancare la sceneggiatura o l'interpretazione degli attori.

 

La scena della tentata impiccagione di Solomon svela un altro aspetto ricorrente nella filmografia di McQueen: l'indagine sul corpo. Se in Hunger il corpo era l'ultima arma di protesta dei prigionieri del carcere di Long Kesh e in Shame, dietro l'ossessione compulsiva per il sesso, era celato il corpo come simbolo di un latente amore incestuoso, ecco che in 12 anni schiavo acquista una nuova accezione. Qui il corpo è abusato, umiliato, violato dagli schiavisti come punizione ma, sopratutto, in quanto considerato una loro proprietà, qualcosa da usare, sfruttare a proprio piacimento, come attestazione di legittimità del loro agire, coadiuvata dall'interpretazione personale e distorta delle Sacre Scritture. La violenza, tramite lo stupro, viene però usata da Master Epps (Michael Fassbender) anche come l' unico mezzo conosciuto per esprimere un sentimento che non riesce a spiegarsi: l'amore per la schiava Patsy (Lupita Nyong'o). Vissuto come qualcosa di incomprensibile, che lo spaventa, l'unica difesa a sua disposizione è la brutalità, l'umiliazione. Lo stesso vale per la scena delle frustate che le vengono inflitte e che cambiano ritmo al mutare delle confuse emozioni di Epps (come nella scena dell'abuso). La vergogna di un'amore non accettato, inspiegabile, in un parallelo che, con motivazioni differenti, lega lo schiavista di Solomon al protagonista della sceneggiatura di Shame. Per quella di 12 anni schiavo, lo sceneggiatore John Ridley, si è basato sull'autobiografia scritta da Solomon Northup nel 1853, dopo essere stato ridotto in schiavitù con l'inganno. Il film raffigura l'America schiavista e razzista del Sud, vista con gli occhi di un uomo nato libero, strappato alla sua famiglia e alla sua condizione di violinista rispettato e catapultato come protagonista in una realtà che fino a quel momento lo aveva visto semplice testimone. Proprio il violino, simbolo iniziale della sua libertà, diventa il mezzo attraverso il quale viene allontanato da Saratoga con il pretesto di prendere parte a degli spettacoli circensi che lo conducono a Washington, dove, tradito dai suoi accompagnatori, viene venduto al mercato degli schiavi.

 

Le musiche di 12 anni schiavo si giocano su tre livelli distinti. Da una parte ci sono quelle suonate da Solomon con il suo violino. Strumento che torna più volte all'interno del film con accezioni sempre differenti che mutano a seconda delle situazioni da lui affrontate. Da iniziale prolungamento della sua figura, a ricompensa per il suo ingegno da parte del suo primo padrone, Master Ford (Benedict Cumberbatch), passando a mezzo del divertimento malato e perfido di Epps che ne utilizza il talento per costringere gli altri schiavi a ballare, in piena notte, sulle note del suo violino, fino alla distruzione fisica dell'oggetto stesso da parte di un Solomon ormai privo di speranza. Gli altri due livelli musicali sui quali si basa 12 anni schiavo sono caratterizzati dalla partitura musicale composta da Hans Zimmer e dai canti intonati dagli schivi nelle piantagioni. Zimmer, inizialmente restio ad accettare l'incarico, costruisce l'intero lavoro attorno alla figura di Solomon. Se da una parte la mancanza di motivi dedicati alle figure di Epps e Patsey, coptotagonisti importanti nella dialettica filmica, possa sembrare una scelta errata o distratta, la decisione di basare l'intera partitura musicale solo sul motivo di Solomon quadra nell'economia generale del film e ne ristabilizza la figura centrale. Quella di 12 anni schiavo è la storia di Solomon e tutto quello che ci è permesso vedere è filtrato dalle soggettive del suo sguardo, dalle note della sua melodia. Melodia che Zimmer crea partendo da due suoi lavori precedenti, La sottile linea rossa e Inception, giocando con l'andamento ritmico e la scelta degli strumenti. Il ruolo principale nel motivo dedicato a Solomon è ovviamente attribuito al violino che, con l'ausilio del violoncello, viene utilizzato per legare il suo passato di uomo libero al suo presente di schiavo. Il resto della partitura scritta da Zimmer è giocata tra l'alternanza di strumenti a corda, il cui vibrato riproduce la tensione vissuta dai protagonisti durante le violenze subite, e l'utilizzo di percussioni, sfumate da suoni sinistri realizzati con l'ausilio di synth, impiegate per trasmettere la concitazione provata dagli schiavi durante gli spostamenti, ammassati nelle buie stive di imbarcazioni stracolme, con un preciso richiamano alle loro palpitazioni dovute alla paura di non sapere se la loro libertà verrà riscattata o meno.

 

Il terzo livello musicale ha un'importanza storica perchè costituito da canti, solitamente spiritual a sfondo religioso, intonati dagli schiavi nelle piantagioni di cotone e canna da zucchero come consolazione o distrazione dalle fatiche, veri e propri embrioni di quello che sarà il blues suonato da musicisti come Muddy Waters o Howlin' Wolf. Una delle scene più significative del film è costruita proprio attorno ad uno di questi canti. Roll Jordan Roll, classico spiritual, viene intonato dagli schiavi della piantagione di cotone di Epps per commemorare la morte di uno di loro, stroncato dalla fatica. Se inizialmente Solomon si limita a partecipare solo con la sua presenza, durante il corso della canzone avviene in lui un mutamento. Assistiamo alla sua epifania. Un momento di passaggio nel quale, quello che interiormente continuava a considerarsi un uomo libero, costretto a fingere di non saper leggere e scrivere, si arrende all'idea di essere divenuto realmente Platt, schiavo tra gli schiavi. Il suo canto, in un misto di rabbia e disperazione, è la metafora di una rassegnazione temporanea nella quale la sua volontà espressa nella frase – “I don't wanna survive, I wanna live” – sembra momentaneamente annullarsi fino alla sequenza conclusiva del film, dove, grazie al riecheggiare della melodia del violino, assistiamo alla riabilitazione della sua condizione di uomo libero.

 

 

 

Track listing:

1.Devil's Dream – Tim Fain

2.Roll Jordan Roll – JohnLegend

3.Freight Train – Gary Clark, Jr

4.Yarney's Waltz – Tim Fain and Caitlin Sullivan

5.Drive Man – Alabama Shakes

6.My Lord Sunshine (Sunrise) – David Hughey and Roosvelt Credit

7.Move – John Legend

8.Washington – Hans Zimmer

9.(In The Evening) When The Sun Goes Down – Gary Clark, Jr

10.Queen Of The Field (Patsey's Song) – Alicia Keys

11.Solomon – Hans Zimmer

12.Little Girl Blue – Laura Mvula

13.Misery Chain – Chris Cornell

14.Roll Jordan Roll – Topsy Chapman

15.Money Musk – Tim Fain

16.What Does Freedom Mean (To A Free Man) – Cody ChesnuTT

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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