SPECIALE DARIO ARGENTO – Una parentesi storica: "Le cinque giornate"

Oggi Le Cinque giornate ci appare come un curioso e stimolante dipinto quasi post-moderno, occasione per recuperare sguardi e corpi piuttosto dimenticati dal nostro cinema. Leggi tutti gli articoli dello speciale

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Interpreti: Adriano Celentano, Enzo Cerusico, Marilù Tolo, Luisa De Santis, Glauco Onorato, Carla Tatò

Durata: 122'

Origine: Italia, 1973

Distribuzione home video: Mondo Home Entertainment

 

Certo un lavoro anomalo nella filmografia del regista romano, Le cinque giornate si colloca prima del grande successo di Profondo rosso e subito dopo film già molto popolari come Il gatto a nove code e L’uccello dalle piume di cristallo. Entra nella filmografia di Argento anche perché Dario era in società con il padre Salvatore che, dopo il successo di Nell’anno del Signore e poi, nel 1971, di Er più, aveva deciso di sfruttare il filone “ottocentesco popolare” in voga in quel periodo. Così Dario tirò fuori una vecchia storia comica, ambientata durante le cinque giornate milanesi, e con il padre si mise a cercare di produrre il film. Per stendere la sceneggiatura chiamò l’amico Luigi Cozzi e il giovane Enzo Ungari, brillante penna critica e organizzatore di cineclub che poi scrisse la sceneggiatura de L’ultimo imperatore di Bertolucci.

Il risultato fu un prodotto particolarissimo, che non fu molto apprezzato all’epoca. Chi si aspettava un affresco storico fu deluso dalle continue citazioni ed omaggi al cinema muto di Argento (da Ejzenstein a Chaplin passando per Laurel & Hardy), mentre chi pensava a un thriller fu sorpreso dalla scanzonata comicità della pellicola, che pure contiene dei momenti duri e cruenti.

Oggi Le Cinque giornate ci appare come un curioso e stimolante dipinto quasi post-moderno, occasione per recuperare sguardi e corpi piuttosto dimenticati dal nostro cinema. Argento ne fece un particolarissimo film di critica sociale, dove i protagonisti delle Cinque giornate sono messi alla berlina e viene messo in risalto il carattere borghese e illusoriamente popolare della rivolta. Ma lo stile del regista si insinua sin dalla prima sequenza dove, inquadrato un cannone in primo piano, ascoltiamo i rumori della rivolta fuori campo per poi, subito dopo, avventurarci in un delizioso piano sequenza nelle galere che si conclude sul primo piano di Cainazzo (Adriano Celentano) dormiente.

Ma Le Cinque giornate è anche un buon modo per riscoprire un attore come Enzo Cerusico, uno di quei caratteristi di primissimo piano di cui il cinema italiano un tempo era pieno e che oggi non esistono più. Leggetevi la sua filmografia e lo scoprirete parte viva di alcuni pezzi forti del nostro cinema (da La dolce vita a Il mattatore, passando per Fantasmi a Roma, Ercole sfida Sansone, Sei donne per l’assassino, Meo Patacca, ecc..) oltre che famosissimo all’epoca per il telefilm Tony e il professore (My Friend Tony) serie televisiva americana in cui interpretava il protagonista Tony Novello. Da riscoprire!

Il film trae origine da un soggetto che Dario Argento scrisse quando era un giovane sceneggiatore e doveva essere interpretata da Alberto Sordi nel ruolo del ladro evaso e da Nino Manfredi in quello del panettiere romano. Quando anni dopo Argento lo ritirò fuori, anche in seguito al successo di film ambientati nell’800, come Er più) tutto il progetto fu costruito pensando a Nanny Loy in regia e a Ugo Tognazzi come interprete principale. Uno alla volta, per diversi motivi, sia Loy che Tognazzi abbandonarono il film, che venne affidato ad Argento che approfittò dell’astro nascente (al cinema) Celentano. 

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