SPECIALE HORROR – Europa 3° parte: Germania, Nord Europa [e appunti extraUE]

SPECIALE HORROR EUROPEO – 3° parte: Germania, Nord Europa [e appunti extraUE]

Ci dirigiamo in Nord Europa a caccia di sintomi dello stato dell'horror contemporaneo. Tastiamo anche il polso all'orrore canadese e australiano (due paesi dai quali stanno arrivando storie belle e severe, pochi soldi e molto spessore). E negi Stati Uniti, intanto, tra remake non del tutto necessari fiorisce anche qualche perla indipendente

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Per la Germania, non possiamo non citare Rammbock (2010) di Marvin Kren, survival movie a base di una sorta di virus della rabbia simile a quello di 28 giorni dopo, però ambientato in una Berlino grigia e asfittica e con un antieroe tutt’altro che atletico e stempiato, un piccolo film serrato, convincente e creativo nei molti modi che i non ancora contagiati devono inventarsi per tenere a bada l’assalto degli infetti.

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Un appunto sul Nord Europa, e in particolare sulla Scandinavia, terra che dà il suo meglio nell’oscurità a livello musicale, artistico e cinematografico. Restando negli stretti confini dell’horror, sono da menzionare almeno Dead Snow (2009) riuscito divertissement splatter a base di zombi nazisti firmato di Tommy Wirkola (poi sedotto da sirene più mainstream con Hansel e Gretel cacciatori di streghe (2012) ma che fa più onore alla Norvegia che il connazionale Pål Sletaune, col deludente Babycall); Låt den rätte komma in (2008) dello svedese Tomas Alfredson, seducente e poetica coming of age story che associa il tema del vampirismo a quello delle difficoltà adolescenziali, presto cannibalizzato dal remake statunitense di Matt Reeves Let the Right One in (2010), e il mistico Sauna (2008) di Antti-Jussi Annila, da recuperare.

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SPECIALE HORROR EUROPEO - Låt den rätte komma in, di Tomas AlfredsonIl regista finlandese, che ha mostrato talento, dirigerà What We Were, prequel di We Are What We Are dello statunitense Jim Mickle, a sua volta remake del mirabile Somos Lo Que Hay (diretto dal messicano Jorge Michel Grau nel 2010).

Per finire questo nostro viaggio nell’horror europeo, senza toccare l’Asia, continente troppo vasto soprattutto dal punto di vista dell’horror, diamo un’occhiata a cosa succede nel frattempo fuori dall’Europa: un nuovo Eden potrebbe essere rappresentato dall’Australia, che sta producendo un cinema spietato di alto livello (si veda Snowtown, del 2011, impressionante esordio di Justin Kurzel, che non è propriamente un horror ma è anche quanto di piu disturbante si possa vedere ultimamente, senza spreco di sesso e sangue) ha partorito un horror derivativo ma estremamente efficace come Wolf Creek (2005) di Greg McLean, che sta girando anche il sequel, e più recentemente The Loved Ones (2009) commedia nerissima di Sean Byrne, che ci mostra la prediletta di papà di rosa vestita che tutti abbiamo avuto in classe impegnata in un corteggiamento con alti picchi di sadismo.

SPECIALE HORROR EUROPEO - Sauna, di Antti-Jussi AnnilaEd è australiano anche Steven Kastrissios, regista del durissimo The Horseman, del 2008, storia di vendetta scarna e pragmatica, assolutamente da recuperare. O forse, il Canada: se Doug Aarniokoski ha sprecato in parte le potenzialità del postapocalittico The Day (2011), che pure contiene una scena di non-redenzione finale che vale tutto il film, con il nuovo Nurse 3D (2012) potrebbe aver fatto centro. Ed Gass-Donnelly, già autore del bel Small Town Murder Songs (2010), ha diretto il sequel di L’ultimo esorcismo di Daniel Stamm. Aspettiamo anche di rivedere all’opera il Karim Hussain di Hobo with a shotgun e Subconscious Cruelty (anche cosceneggiatore di The Abandoned di Nacho Cerdà, direttore della  – bella – fotografia di Antiviral di Brandon Cronenberg, e presente nelle già citate antologie horror The ABCs of Death e Theatre Bizarre).

Dal Canada comunque arrivano spinte interessanti, non sempre valide (la debole variazione su Funny Games di Haneke In their skin, 2011, di Jeremy Power Regimbal) ma a volte sorprendenti: si pensi a Bruce McDonald e Tony Burgess, premiata coppia dello straordinario Pontypool (2008) esempio di come si possa realizzare un ottimo horror con un budget ridicolo e un’idea geniale. I due preparano un altro allettante noir horror, Cashtown Corner.

SPECIALE HORROR EUROPEO – The Horseman, di Steven KastrissiosE in USA? Assistiamo a tre correnti parallele: una fatta quasi esclusivamente di remake (spesso discutibili a partire dalla necessità di riprodurre pellicole compiute come À l’intérieur, Martyrs, Battle Royale, Carrie, Suspiria, Evil Dead); una che batte le tracce gloriose del cinema del passato cercando di rinnovarlo (Rob Zombie con La casa dei mille corpi, The Devil’s Rejects e The Lords of Salem, il Ti West degli ottimi The House of the Devil (2009) e The Innkeepers (2011); una che fa quasi il verso a se stessa, ironicamente (Quella casa nel bosco di Drew Goddard) oppure di lavorare sul genere senza cercare l’originalità a tutti i costi (lo stentato Possession di Ole Bornedal, danese ma protetto di Sam Raimi che lo produce in USA) con esiti anche interessanti, cercando di mantenere una certa onestà l’Adam Wingard di You’re Next, A Horrible Way to Die e Pop Skull, il Chris Gorak di Right at Your Door (2006), poi smarritosi nel budget troppo alto di L’ora nera (2012), il David Guy Levy di Would You Rather (2012).

Ma ci sono anche commedie nere dal sapore weird (non è casuale il cameo di John Waters in Excision, del 2012, di Richard Bates Jr, che trasforma la bella AnnaLynne McCord in una psicopatica convincente, almeno fino a metà film) i grandi vecchi come John McNaughton (l’annunciato The Harvest) la resistenza umoristica di Don Coscarelli (John Dies at the End) lo stesso Jim Mickle che cerca il miglior Lansdale (Freddo a Luglio) il californiano Lucky McKee di May, The Woman e All Cheerleaders Die. E i vecchi leoni? ruggiscono ancora: speriamo di vedere presto un’altra perla come Stuck (2007) di Stuart Gordon (Re-Animator).

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