SPECIALE – Nel regno del tutto gratis… – Io sono disposto a pagare se c'è la qualità.

Un nuovo intervento: "Siamo il paese del Bengodi. Internet deve essere gratis. La nazionale di calcio in tv deve essere
gratis. Chi lavora nel campo della cultura e del sociale lo deve fare gratis. Sborsiamo 15 € per una pizza + birra, ma spendere un decimo di quella cifra in un mese per navigare in un sito gestito in modo professionale quello no…"

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Vorrei intervenire sul dibattito scatenato dall'editoriale di Federico Chiacchiari del 1 aprile. Premesso non ho votato al sondaggio, ma se l'avessi fatto avrei detto che, visto la qualità del sito in questione, sarei stato disposto a pagare per poterlo consultare. E credo che il punto della discussione dovrebbe essere questo: la qualità. Io sono disposto a pagare se c'e' la qualità. Concetto chiaramente opinabile, ma del resto è esattamento lo stesso criterio con cui in edicola o in libreria decido di comprare o meno una rivista cartacea. Trovo francamente un po' "comodo" rifiutarsi di traslare per partito preso questo meccanismo sul web solo perchè "internet deve essere gratis" o perchè "pago già le telefonate". Per lo stesso principio i giornali e i libri dovrebbero essere distribuiti gratuitamente (lo so, ci sono le biblioteche per la consultazione, ma le
stesse biblioteche potrebbe compiere lo stesso servizio per i siti a pagamento) o quantomeno dovrebbe essere tolto dal prezzo di copertina tutto ciò che è costo del personale, di impaginazione, di stampa, di distribuzione… perchè devo pagare tutto ciò? Pago già l'edicolante! E' chiaro che sto volutamente esagerando, però credo che il meccanismo psicologico per cui pagare sul web dà così fastidio a tanta gente sia, forse, anche questo. Se compro una rivista ho un prezzo "finito" (una rivista mensile seria ormai costa dai 5, 6 euro in su) che tiene conto di tutto e non so a chi vada quanto. Sul web il costo non è chiaro, è una somma delle telefonate, del costo del servizio e della quantità di dati che
desidero consultare. E questo, psicologicamente, forse disturba. O forse non è così, e la mia ipotesi è campata in aria e forse è veramente un problema di mentalità e cultura. Non ho mai vissuto all'estero e non ho un termine di paragone, ma in Italia piace l'idea del paese del Bengodi. Internet deve essere gratis. La nazionale di calcio in tv deve essere gratis. Chi lavora nel campo della cultura e del sociale lo deve fare gratis. Sabato sera ho girovagato per tre pizzerie prima di trovare un tavolo da quattro per sederci. Cosa centra? Centra perchè è l'ennesimo indizio che viviamo in un paese strano, dove ci siamo abituati in pochissimo tempo a dover sborsare 30000 delle vecchie lire per mangiarci una pizza e una birra media, senza che ci restino neppure gli spiccioli per il dolce. E questo denaro siamo tutti disposti a spenderlo, ma spendere un
decimo di quella cifra in un mese per poter navigare in un sito gestito in modo professionale quello no. Vorrei solo porre una domanda a chi starnazza in giro sempre questo slogan "internet è gratis": avete idea di quanto costi sia in termini economici che in termini di energie umane tenere in piedi un sito internet regolarmente aggiornato e con un impostazione professionale?
Francamente l'editoriale in questione non mi è sembrato ponesse la questione nei termini "se non paghi sentieri selvaggi non ami il cinema".
MI sembra che il discorso fosse più generale: se non sei disposto a pagare per poter leggere il sistema internet si impantanerà nella stessa palude della carta stampata, quella dell'elite. Internet potenzialmente è il mezzo espressivo più democratico e meritocratico che esista al mondo, perchè può eliminare gran parte del limite maggiore del mondo dell'editoria: la distribuzione e tutti i meccanismi perversi che si nascondono dietro di essa. Ma per riuscire nell'intento è necessario raggiungere gli stessi livelli di qualità negli argomenti trattati che hanno le migliori riviste cartacee. Obiettivo che certo non si raggiunge se non si è grado di gratificare anche economicamente chi mette le proprie competenze nel progetto. Ma questo, ai fautori del tutto gratis, sembra non importare molto. L'unica obiettivo da raggiungere è poter leggere una bella
intervista a Tim Burton al costo di una telefonata, essere informati al medesimo costo, risparmiare i soldi del cinema guardandosi il film in divx…chissà, magari alla fine della settimana restano anche i soldi per una pizza anche al venerdì…..

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Gabriele Falco


 

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