SPECIALE STAND BY ME – Ricordo di un’estate, di Rob Reiner

SentieriSelvaggi accompagna l’estate dei lettori con un viaggio lungo i nostri “film delle vacanze” preferiti: le stranger things private della redazione. Non potevamo che iniziare da qui…

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Le cose più importanti sono anche le più difficili da dire (…) E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi mentre lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare.
(Stephen King, Il corpo – L’autunno dell’innocenza)

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“Con Journal d’un curé de campagne si apre una nuova fase dell’adattamento cinematografico (…) Non un film “paragonabile” al romanzo o “degno” di lui ma un nuovo oggetto estetico che il qualcosa come il romanzo moltiplicato per il cinema.”
(André Bazin)

Gordie LaChance e i suoi amici hanno dimenticato di portare le provviste per la loro escursione alla ricerca di un cadavere e il ragazzo decide di andare in un emporio per comprare qualcosa da mangiare per tutti. Il proprietario gli ricorda il lutto che aveva subito da poco e commenta la scomparsa prematura in un incidente stradale del suo fratello maggiore con una frase della Bibbia: nel pieno della vita camminiamo con la morte.
La citazione focalizza in modo preciso lo stato d’animo di Stand By Me e la percezione kinghiana dell’estate e della crescita.

stephen-king_s-it-1990La banda di ragazzini che va a cercare il corpo di un altro adolescente nei boschi del Maine ha la stessa età del The Losers’ Club che sfidava l’entità che per secoli aveva infestato Derry in It. La predilezione per gli outsider di provincia trova una catarsi liberatoria nel surreale racconto di Gordie sul ciccione di paese che si prende una vomitevole rivincita sui suoi cittadini.
Un intermezzo estemporaneo solo per chi non sa quanto è stata importante l’influenza dei fumetti della EC Comics sulla generazione del secondo dopoguerra e non può capire quanto la sua ributtante vendetta sia un’altra madeleine. I due gruppi di giovani condividono non solo la stagione dell’anno ma anche il periodo storico dei fifties: il tempo cinematografico di quel decennio è spesso quello del ricordo come se non restasse più niente di quella fase arcadica della storia americana. La palingenesi di un tredicenne diventa per estensione quella di una nazione che ancora non sapeva che avrebbe compromesso la sua generazione migliore ma che in qualche modo lo presentiva.

Il plot di Stand By Me ripercorre le tappe fisse del racconto di formazione e inevitabilmente mette al centro la nostalgia dell’infanzia. La novella di Stephen King da cui è tratta richiama il rito di passaggio sin dal titolo: The Body – Fall From Innocence e mai come in questo caso è necessario mantenere il riferimento del materiale di partenza. Infatti, la scelta vincente dell’adattamento di Rob Reiner è quella di salvare la forza evocativa della scrittura e di utilizzare la voce off del protagonista per leggere dei brani interi del libro. Il suo film fa pensare alle parole che usò André Bazin nella sua analisi del lavoro di Robert Bresson nei confronti de Il diario di un curato di campagna di Georges Bernanos.
Stand By Me si preoccupa soprattutto di ricostruire visivamente lo spazio del ricordo dello scrittore ma si sforza di toccare il meno possibile il trascinante potere delle sue parole come se altrimenti ne contaminasse l’efficacia. La scelta della fotografia dà al film una tonalità bruciata che assolve perfettamente allo scopo scenografico dell’ambientazione estiva ma anche a quello mentale di un’istantanea leggermente sbiadita dagli anni.

Per centrare meglio il suo mood è possibile fare un paragone con un film concomitante comeGoonies The Goonies di Richard Donner. Le due sceneggiature hanno un intreccio analogo in cui due comitive di teen-ager che stanno per dividersi per sempre partono alla ricerca di qualcosa di pericoloso e in cui entrambe sono inseguite da un clan di delinquenti. Lo spirito spielberghiano della caccia al galeone è un racconto al presente non solo per il tempo storico ma anche perché la conclusione dell’avventura cementa il gruppo e lo tiene unito anche per il futuro. I ragazzi salvano il loro quartiere dalla speculazione con il tesoro di One Eyed Willy e nessuno ha qualcosa da rimpiangere. L’intreccio kinghiano è speculare ma la conclusione è diametralmente opposta perché Gordie si accorge immediatamente che qualcosa è cambiato non appena ritorna a Castle Rock. Eravamo stati via soltanto due giorni ma la città mi sembrava diversa, più piccola.
L’estate per Stephen King è un momento in cui si attraversa la linea d’ombra e in cui l’esperienza della morte è un ancestrale ordine di natura. La conoscenza del lutto spegne l’igenuità infantile e diluisce l’afflato cameratesco e Gordie deve decidere quello che dovrà essere il suo avvenire senza tenere più in considerazione l’affetto per i suoi amici.

È come se Dio ti avesse dato qualcosa. Tutte quelle storie che ti vengono in mente… Dio ha detto: “questa è roba tua, cerca di non sprecarla”. Ma i ragazzini sprecano tutto, se non c’è qualcuno che li tiene d’occhio. Il cane da guardia che lo aveva terrorizzato fino a quel momento è solo una bestia spaurita e il terribile bullo della città può essere sfidato e battuto ma tutto questo ha un prezzo. I bambini di It hanno davvero sconfitto Pennywise oppure in quell’estate sono soltanto cresciuti e hanno smesso di vederlo come tutti gli adulti di Derry?
I quattro parlano di quanto sono cresciute le tette di Minnie in The Mickey Mouse Club e da adulto Gordie si rende conto che quello era un momento magico perché tutti avevano la sottile consapevolezza che fosse anche l’ultimo. Il fuoco li riscalda mentre discutono di tutto quello che è importante prima di conoscere le ragazze e i loro argomenti sono che razza di animale sia Pippo. Lo scrittore è sempre lì a ribadire che tutto questo è durato poco più che un istante con la speranza di trovare la complicità di qualcuno che ne capisca il significato. Tutti noi non abbiamo più avuto degli amici come quelli che avevamo a dodici anni. Gesù, ma chi li ha?

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