SQ2018 – El Silencio es un cuerpo che cae, di Agustina Comedi

Da registrazioni amatoriali archivio della memoria, museo del tempo perduto, la regista intraprende un processo investigativo e porta alla luce la vita segreta del padre. Al Sicilia Queer Film Fest

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La prima opera in programma all’VIII edizione del Queer Film Fest a Palermo per la sezione New Visions è un documentario dell’argentina Agustina Comedi, classe 1986, già presentato con notevole riscontro in altri festival internazionali (Amsterdam, Brooklyn, Tolosa).
L’idea portante è la scoperta da parte della regista di un notevole quantitativo di materiale audiovisivo girato dal padre Jaime, prematuramente scomparso nel 1999 per un incidente a cavallo. In queste registrazioni amatoriali che rappresentano insieme, archivio della memoria e museo del tempo perduto, Agustina intraprende un processo investigativo che portando alla luce la vita segreta del padre, le rivela contemporaneamente quella perdita dell’innocenza che l’ha proiettata violentemente nel mondo degli adulti. Al found footage delle riprese delle telecamera del genitore si aggiungono interviste alle persone e ai familiari che hanno conosciuto Jaime intimamente e che sapevano della sua omosessualità. Il fantasma del padre morto (Agustina aveva solo 12 anni) e il suo peso psicologico opprimente prendono le sembianze della gigantesca statua del David di Michelangelo ripresa in contre-plongèe.
Il matrimonio di Jaime a 40 anni, la sua convenzionalità, il rientrare nelle regole dei cosiddetti “normali”, il desiderio di paternità, sono reali o è tutto un falso, una messa in scena per evitare il giudizio della gente? O Jaime, in quanto bisessuale è condannato all’infelicità di una scelta impossibile? Non è un caso che nella nuova vita borghese Jaime continui il dialogo con l’amante Nestor (è il testimone di nozze) e riproponga nei viaggi familiari gli stessi itinerari della sua giovinezza gay, libera e spensierata, arricchita da un attivismo politico nei gruppi di sinistra sotto l’egida di gioia e rivoluzione.
Nell’Argentina neoliberista dei primi anni 90 c’è la pesante minaccia dell’Aids che si materializza nella morte quasi contemporanea di Freddie Mercury e dell’amante Nestor.

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Nei filmini amatoriali familiari notiamo una bambina in cerca di attenzioni (chiede spesso al padre di inquadrare lei e non altri), una moglie dal sorriso triste e un marito che si nasconde dietro la telecamera apparendo solo raramente, quasi avesse paura di svelare il proprio mistero. Le feste, il barbecue, le tavole imbandite, i pupazzi di Disneyland assumono, man mano che l’indagine investigativa amplia lo spettro della verità, la veste malinconica di una bugia pietosa che si richiude in sé stessa e muore. Il silenzio è un corpo che cade e la caduta da cavallo segna una cesura netta, resa da Agustina Comedi con una ripresa al rallentatore che cerca disperatamente di fermare il tempo, un volo di uccelli, una distesa di verde.
Ci sono molte analogie con un’altra opera semi/autobiografica, Un’ora sola ti vorrei di Alina Marrazzi che cerca nel materiale di archivio del nonno, un senso al suicidio della propria madre: la stessa nostalgia del passato, lo stesso tentativo di ricostruire la propria identità andata in pezzi di fronte all’irruzione delmondo reale. Forse la felicità è vivere coerentemente con i propri sogni e i propri desideri, provando a rimuovere le statue polverose dell’autorità e del pregiudizio. I fotogrammi dell’album familiare sono illusione di realtà e portano sempre al bivio tra l’ineluttabilità della morte e la continuità della vita. Agustina Comedi sceglie di chiudere il film con una nota di speranza: il suo piccolo Lucas disegna un leopardo e lo immagina felice perché finalmente fuori dalla gabbia, libero nella sua diversità.

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