SQ2018 – Retrospettiva Nolot: La matiouette, ou l’àrriere-pays, di Andrè Techinè

Per la retrospettiva del Sicilia Queer Film Fest dedicata al grande attore francese, un film del 1983 in cui l’interprete è anche autore della sceneggiatura dalla forte componente autobiografica

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Nell’ambito della retrospettiva dedicata al grande attore francese Jacques Nolot, in corso all’VIII Sicilia Queer FilmFest a Palermo, è stato presentato il film del 1983 di Andrè Techinè La Matiouette.
Due fratelli, due diverse concezioni della vita, provincia contro città, la scelta di fuggire o quella di restare. In densissimi 48 minuti Techinè mette in scena un gioco al massacro che si svolge tutto all’interno di un negozio di barbiere. Jacques Nolot oltre che interprete è l’autore della sceneggiatura dalla forte componente autobiografica: più che la trama di uno scontro tra due diverse visioni del mondo, sembra una seduta psicoanalitica in cui al posto del lettino sta la poltrona del barbiere. Techinè è attento al minimo dettaglio (notate le foto di famiglia, i trofei sportivi, le cartoline, i calendari), gioca moltissimo con gli specchi, citando marginalmente Persona di Bergman e usa due macchine da presa per variare le inquadrature degli interni.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Alain (Jacques Nolot) è il fratello rimasto in paese, ad accudire padre e madre ormai deceduti, con una moglie ex prostituta che tradisce quotidianamente, un figlio nato prematuro in terapia intensiva ma con scarse probabilità di sopravvivenza, il lavoro di barbiere (ereditato dal padre) che detesta e continui problemi economici (è in affitto e fatica ad andare avanti con gli altri suoi due figli). Si lamenta, sbraita, urla ma non fa un passo per cambiare la sua vita, nell’entroterra (l’arriere-pays del titolo) francese anestetizzante e paralizzante. Jacky (Patrick Fierry) è invece il riflesso opposto, l’ombra dall’altra parte dello specchio scuro: è omosessuale, manca da dieci anni dal paese perché ha deciso di fuggire dalla bigotta provincia del Sud Ovest francese, si è disinteressato della famiglia e si è costruito da solo una carriera d’attore che gli ha portato ricchezza e fama, ma non la serenità.
L’incontro tra i due fratelli è sin dall’inizio giocato su continui ribaltamenti di dominanza: uno attacca l’altro sui punti deboli, poi si cambiano le parti. Le luci e le ombre variano secondo il tono del dialogo e molto spesso i due fratelli non si guardano in faccia direttamente, ma attraverso lo specchio. Chi è seduto subisce spesso i rimproveri di chi resta in piedi: da un lato il provincialismo bigotto intriso di intolleranza e stupidità, di luoghi comuni, di avidità e meschinità familiari; dall’altro una omosessualità tormentata vissuta clandestinamente (notate gli occhiali scuri e il taglio di capelli di Jacky per mimetizzarsi), con la copertura di un legame farlocco (la fidanzata fotografa di moda) destinato rapidamente a deteriorarsi, con annesso senso di colpa per la lontananza dai familiari deceduti. Il ritorno di Jacky, disperato nelle sue intenzioni riconciliatrici, si trasforma in una doppia assunzione di responsabilità: la separazione tra fratelli diventa irreparabile.

Nella escalation di accuse in cui il turpiloquio si arricchisce di bestemmie (i due non riescono a gestire la rabbia che si autoalimenta in un circolo vizioso) si arriva a distruggere ogni legame affettivo: la moglie di Alain diventa un ricettacolo di frustrazioni e riportata al suo passato di donna di facili di costumi, mentre la sessualità di Jacky viene adombrata dai giochi incestuosi tra fratelli e dall’uso del proprio corpo per fini utilitaristici. Techinè padroneggia il testo incandescente di Nolot con una capacità introspettiva che permette il transfert con lo spettatore. Jacky e Alain sono una persona sola. La felicità è un sottile strato epidermico, l’infelicità sembra arrivare fino all’osso. Partono le note di un violino e cala il sipario su una tragedia familiare fatta di distanze culturali e sentimentali. Un ultimo riflesso nello specchio, un ultimo sguardo al decadente arredamento e poi la porta si chiude definitivamente. Un uomo si lascia alle spalle tutto ciò che è avvenuto, l’altro se lo porterà per sempre appresso.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array