"Studio illegale", di Umberto Carteni

studio illegale

La spinta originale del regista non è supportata da una sceneggiatura all’altezza della situazione. Lo script soffoca tutto il materiale e gli spunti iniziali, incastrando la vicenda in una convenzionale storia d’amore, dal disarmante e banale svolgimento. Il film, in più di un’occasione, non sa che strada far prendere ai propri personaggi, Ennio Fantastichini e Nicola Nocella, su tutti.

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Prima di diventare un film, Studio Illegale era un libro di successo e, soprattutto, un blog dove, con un incredibile seguito, Duchesne (all’anagrafe Federico Baccomo) raccontava il mondo lavorativo degli avvocati. Queste “misteriose” figure, detestate nei loro completi eleganti e paragonate spesso a degli squali, si possono considerare come i simboli-chiave di una società dove la furbizia e la spregiudicatezza sono considerate doti eccellenti.

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Il film di Umberto Carteni, almeno nelle sue intenzioni, sarebbe dovuto essere, quindi, uno sguardo ironico e spassionato nella vita quotidiana di questi uomini di successo. Com’è stato già fatto, in modo più serioso, nell’ottima serie tv americana “The Good Wife”, si aveva l’intenzione di mostrare principalmente quello che c’è all’ombra dei tribunali e degli studi legali, dove le lotte intestine, la vita privata sacrificata e il carrierismo spinto creano situazioni paradossali.

Purtroppo la pellicola non mantiene questa promessa narrativa. Come già era accaduto con il precedente Diverso da chi?. Il romano Umberto Carteni dimostra di avere una visione personale, legata a un gusto europeo che difficilmente si è visto in un altro prodotto comico italiano recente. La confezione del film, infatti, rispecchia questo, sin da un uso spregiudicato e sorprendente di una colonna sonora in cui, tra gli altri, spicca addirittura James Brown. Anche la scelta di puntare, in più di un’occasione, al surreale sembrava fare di questo lavoro qualcosa non certo di rivoluzionario, ma almeno di sinceramente diverso. La spinta originale del regista, però, non è supportata da una sceneggiatura all’altezza della situazione. Lo script di Francesco Bruni, Alfredo Covelli e dello stesso Baccomo, incredibilmente, soffoca tutto il materiale e gli spunti iniziali, incastrando la vicenda in una convenzionale storia d’amore, dal disarmante e banale svolgimento. Una storia cosi facile, dove, pur con qualche sfumatura cinica, è riproposta la morale “l’amore vince”, non può non svalutare il lavoro di Carteni che in più di un’occasione sembra quasi non sapere che strada far prendere ai propri personaggi, Ennio Fantastichini e Nicola Nocella su tutti.

Si può poi aprire una riflessione sul rapporto tra il cinema italiano e il fenomeno Fabio Volo. Adorato da molti ma odiato da altrettanti (che mal digeriscono la filosofia spicciola che trasuda dalla sua trasversale opera omnia) Volo è ormai diventato non un attore di richiamo ma una sorta di topos vivente, che più che interpretare un personaggio, porta sullo schermo il proprio personaggio, facendo si che ogni pellicola a cui partecipa, diventi l’ennesima riproposizione di se stesso. 

 

Regia: Umberto Carteni

Interpreti: Fabio Volo, Zoé Felix, Adriano Braidotti, Nicola Nocella, Marina Rocco, Ennio Fantastichini, Pino Micol
Origine: Italia, 2012
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 102’ 

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