TELEFILM – No sex, please!: Pushing Daisies

Pushing Daisies

La seconda stagione di Pushing Daisies, in onda su Joi, ci racconta Ned e compagni in “vesti” inedite. Con una sola, ferrea, regola: niente sesso! Un estratto dal numero di marzo di TelefilmMagazine

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Pushing Daisiesdi Andrea Boido

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Ci sono serie televisive e film che si divertono ad imbrogliarti, a farti credere una cosa mentre in realtà te ne stanno mostrando un’altra. Da un paio di anni Pushing Daisies sta facendo la sua parte nel perpetrare questo gioco di specchi. La sua immagine superficiale è quella di una favola, il ritratto di un mondo fantastico in cui ogni singolo elemento della scenografia sembra scaturito in presa diretta dalla mente di un bambino. Cavolo, il protagonista per vivere fa torte! Cosa può esserci di più innocuo e tranquillizzante?

Poi, a guardar bene, uno si rende conto che ad ogni puntata corrisponde un assassinio, di solito mosso dalla più bassa cupidigia, e che l’intero complesso di rapporti che unisce i protagonisti principali è fondato su di una lunga serie di bugie e verità nascoste.

 

L'ingrediente mancante

Un elemento di assoluta purezza c’è, comunque: il sesso brilla per la sua assenza. O almeno così sembra. In realtà appare come la variabile mancante che porta avanti tutta l’equazione della serie. Pushing Daisies è essenzialmente la storia d’amore tra due personaggi che non possono toccarsi; per molti versi è l’apoteosi del rapporto platonico, un intendimento ben catturato da una delle frasi chiave di tutta la serie: «Solo perché uno desidera una cosa, non vuol dire che ne abbia bisogno per essere felice». Questo pensiero, più di tutti, appare il credo principale di Ned. Il fabbricatorte vive in maniera estremamente serena la sua castità e non mostra alcun problema rispetto all‘idea di non poter cedere al desiderio sessuale nei confronti della sua amata. Anzi, in fin dei conti pare trovare il tutto molto rassicurante. La straordinaria serie di eventi che l’ha condotto a ritrovare Chuck, riportarla in vita, ma non poterla toccare gli consente di ricreare con lei una storia d’amore infantile e quindi ricondurlo ad un tempo in cui era felice, aveva un padre e una madre e il suo particolare dono non aveva ancora creato alcun danno.

Anna FrielVista attraverso la prospettiva di Ned, la castità ha il sapore e il significato che aveva negli horror degli anni ’70, quella lunga nidiata di pellicole originate da Halloween nelle quali cedere ai piaceri della carne era garanzia di una morte orribile e la verginità era l’unica dote in grado di far sopravvivere il personaggio principale in mezzo ad un bagno di sangue lungo un’ora e mezza. Quei film erano il riflesso della paura di un intero Paese nei confronti del sesso tra adolescenti ed anche del timore che i teenager stessi provano nei confronti dei primi rapporti. Difficile dire quale sia la paura dipinta in Pushing Daisies; l’AIDS ha sicuramente avuto un forte impatto sul nostro modo di pensare il sesso e questo potrebbe esserne l’ennesimo riflesso. Ma quello che il personaggio di Ned suggerisce, alla fine, è un timore più profondo e più generale: quello di trasgredire le regole e distruggere un equilibrio da lui ritenuto estremamente precario. Ned è un personaggio totalmente asettico, che rifugge il sesso, l’aggressività ed ogni intensa emozione umana. La sua è una castità emotiva, non solo carnale, e le sue torte ne sono il simbolo: può crearle, può annusarle, ma non può mangiarle, perché altrimenti diventano marce. Come a dire: le cose è bello immaginarle, ma non bisogna mai oltrepassare il confine e renderle reali.

Questa sua strana visione della vita pare contagiare tutti i suoi amici, che si ritrovano imprigionati in un mondo virginale dove ognuno deve essere puro e seguire le regole. Non è un caso allora se in una puntata estremamente significativa della seconda stagione (appena iniziata su Joi) i quattro personaggi principali si ritrovano tutti vestiti da preti e suore, all’interno di un convento. Ambiente, questo, che al loro confronto appare un luogo di assoluta perdizione: c’è una suora che bestemmia (con il rintocco delle campane a fornire i beep della censura), c’è un traffico di merce di contrabbando e persino del sesso.

Ed è proprio in questa strana commistione tra sacro e profano che risulta evidente come la castità emotiva e carnale di Ned serva in realtà per pareggiare, o forse espiare, la più estrema delle trasgressioni: il fabbricatorte resuscita una suora sull’altare di una chiesa, davanti ad una statua della Madonna e, soprattutto, ad un crocefisso. In pratica, si sostituisce a Dio e abbatte a piacimento le barriere tra la vita e la morte. E lo fa ad ogni puntata. È la sua unica trasgressione, ma converrete che non è roba da poco.

 

A cura di  www.telefilmmagazine.com

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