#TFF34 – Incontro con Lou Castel
Lou Castel è arrivato al TFF per presentare il documentario A pugni chiusi di Pierpaolo De Sanctis, presentato nella sezione TFFdoc. L’attore ha ricevuto anche il premio Starlight Cinema
Lou Castel è arrivato al TFF per presentare il documentario A pugni chiusi di Pierpaolo De Sanctis, presentato nella sezione TFFdoc. L’attore ha ricevuto anche il premio Starlight Cinema con la motivazione di “essere stato una personalità che si è distinta per un pensiero e un cinema libero”.
Lou Castel è sempre stato una figura complessa nel panorama cinematografico sempre al confine tra essere artista e militante. L’attore sostiene infatti di aver avuto tre grandi periodi della sua vita, quello dell’artista nel periodo prima del 1968, poi quello dell’attore politico prima della militanza, e infine il periodo francese dove è stato anche pittore e scrittore. “Per questo documentario è stato molto bello tornare a recitare di nuovo in italiano…” Lou Castel ha spiegato il suo rapporto con Roma che è stata per lui una città fondamentale: “Per me Roma è un pezzo di vita. Con Roma ho sempre vissuto un grande sentimento di contrasto. Da una parte ero estremamente affascinato dal dialetto, dall’espressione diretta sulla strada. Dall’altra però Roma è una città che ti fa scordare il tempo che passa, ti seppellisce, è come le sabbie mobili. Ma tornare è stato bello, e girando il documentario ho visto un’altra Roma, e questo perché è cambiata la mia percezione. Tutto dipende dalla nostra percezione”
Coma ha raccontato Pierpaolo De Sanctis non è stato facile convincere l’attore a girare il documentario. Lou Castel ha raccontato di come si sia bloccato di fronte alla email che gli spiegava punto per punto la lavorazione del film: “Appena ho visto l’email non volevo assolutamente più farlo, con quel programma così dettagliato! Più che altro per un discorso di rimozione del passato. Non è stato facile per me tornare di nuovo a quel me stesso e raccontare ancora l’esperienza politica del passato. Esperienza che per me è stata una grande tragedia, un movimento sconfitto principalmente dal settarismo politico. Perché chissà quando tornerà quell’occasione. Ovviamente da questo documentario è scaturito tantissimo”
Ma per l’attore ciò che gli ha fatto decidere di girare A pugni in tasca è stata la molla dell’attore:”La molla dell’attore, la voglia di raccontare non con la parola scritta ma con quella guidata dal ritmo della recitazione, dal flusso di coscienza. Scandire i tempi dell’azione per far emergere sempre più l’esperienza vissuta”
L’attore svedese ha lavorato con i registi più svariati, moltissimi italiani, ma anche francesi e tedeschi. Alla domanda sul regista che lo ha più impressionato per il modo di lavorare, Lou Castel ha risposto Reiner Werner Fassbinder con cui a lavorato in Attenzione alla puttana santa: “Di lui ho un ricordo molto dolce. Era un regista spontaneo e la cosa che mi piaceva di più era che non ti dirigeva. Agiva come un attore, impostava i movimenti di macchina e poi veniva da te. Io ho sempre avuto quest’idea di recitare contro, di essere antagonista al personaggio, e ho sempre avuto difficoltà ad adeguarmi ai registi che stanno troppo nel loro ruolo, che sono registi registi”.