#TFF35 – Al di là dell’uno, di Anna Marziano e Nella Golena dei morti felici, di Marco Morandi

Al di là dell’uno, di Anna Marziano e Nella Golena dei morti felici, di Marco Morandi al festival di Torino testimoniano la vivacità e le potenzialità del cinema italiano.

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Avevamo conosciuto il cinema di Anna Marziano, quando nel 2012 presentò nella sezione Italiana doc il suo film Variations ordinaires. L’esperimento di cogliere trasformazioni collettive attraverso il solo sguardo su una realtà sempre leggermente mutevole e osservata nel suo (dis)farsi ci sembrò particolarmente riuscito. Confessiamo di avere perso un po’ di vista da allora il suo cinema e di avere avuto notizie trasversali sui suoi percorsi, senza riuscire mai a legare nuovamente i rapporti tra spettatore e autore. Il 35esimo festival di Torino ci offre l’occasione, di ritornare sul cinema della regista padovana che con Al di là dell’uno torna, ancora una volta, nella sezione documentaristica.
Le trasformazioni sono avvenute e per fortuna anche nel cinema dell’autrice e il suo nuovo Al di là dell'uno, TFF35lavoro racconta di altri percorsi intrapresi e di rinnovati interessi.

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Il suo è un film-saggio, termine ibrido e non proprio accettabile, ma difficile trovarne un altro, per descrivere un’opera sempre in bilico tra cinema e poetica stessa della visione, tra desiderio di ridurre il pensiero ad immagine e tentativo di raccontare, attraverso le immagini le declinazioni dei rapporti e delle relazioni personali, a cominciare dai rapporti d’amore. Un cinema che si espande attraverso un uso multisignificante delle immagini, un utilizzo dei supporti e una sapiente separazione tra parola e immagine. La regista lavora con alacre interesse sull’immagine stessa trasformandone il senso e riportando attraverso una manipolazione interessante che ricorda gli esperimenti di Brackege, l’immagine ad una confusione primordiale in cui ricercare il suo senso polivalente. Al di là dell’uno è la ricerca di un assoluto sentimentale che tende a ritrovare un comune denominatore nella multietnica sua composizione. Il film costituisce lo sforzo di superare il concetto egoistico e personalizzato, per ricercare una dimensione più relazionale all’interno di ogni dinamica Al di là dell'unosociale e collettiva.

Il cinema di Anna Marziano, ancora una volta, apre scenari inconsueti, induce ad una seria riflessione e svela sopite potenzialità del cinema nel patchwork visivo di cui questo film sembra essere comporto. La sua anomalia lo rende quasi unico nel panorama italiano e la materialità di cui si nutre diventa a sua volta materia sensibile e quindi direttamente tangibile e il merito è quello di mettere in scena temi legati ad una estrema concettualità che non sembrano perdere in purezza a seguito di questo lavoro di trasformazione in materia visiva. Anna Marziano appartiene a tutta una schiera di registi che a volta nella troppa indifferenza collettiva lavorano per un cinema che sappia inventarsi nuovi percorsi, anche narrativi, perché di narrazione, in fondo sempre si tratta e quasi sempre di narrazioni fatte di sentimenti.

Di altre narrazioni è composto il gustoso film di Marco Morandi. Anche questo in fondo è Nella golena dei morti felici, Marco Morandiun piccolo esperimento di comicità documentaristica mai o comunque poco praticata. Nella golena dei morti felici è una riuscita commistione tra narrazione arguta di personaggi che ricordano l’autenticità felliniana e ritratto di un piccolo mondo sociale che sopravvive grazie ad una istintiva e naturale solidarietà, un altrettanto piccolo esempio di cinema pensato in cui confluiscono con naturale efficacia il volto sorridente della comunità e la tradizione laica di un territorio. Morandi spazia tra il colore dei luoghi e l’eccessiva esuberanza dei suoi protagonisti. Nel preparare la festa nella grande area nella campagna di Cotignola, dove si allestisce una grande arena per ospitare gli spettacoli musicali e teatrali e i reading di lettura, due persone muoiono i loro spiriti continueranno ad aleggiare sui luoghi e sembrerà rompersi il sottile muro che separa la vita dalla morte.
Va dato atto che Morandi ha trovato una strada alternativa per raccontare un altro pezzo (e sconosciuto) dell’Italia. Il piccolo film di Morandi riesce ad aprire nuove strade narrative, nuovi e divertenti intermezzi vuisivi arricchiscono una storia semplice che è solo lo spunto per un racconto d’ambiente. Eccessività visionarie e una franchezza narrativa che si fonda sulla spontaneità dei personaggi del luogo, fa del film un originale pezzo di cinema e Cotignola diviene il luogo dove si compie il piccolo miracolo che mette in comunicazione il mondo dei vivi con quello dei morti, tra un bicchiere di vino e uno spettacolo musicale allestito tra le balle di fieno e la luna.

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