The Circle, di James Ponsoldt

Adattamento dell’omonimo romanzo di Dave Eggers, il film è una riflessione sulla tecnologia come deriva dell’onnipotenza dell’uomo del nuovo millennio. Dal regista di The End of the Tour

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Come si fa a non rimanere colpiti dai progressi della tecnologia? Oggi è possibile conoscere in tempo reale i cambiamenti climatici dell’altra parte del mondo, stare davanti al proprio computer e nel frattempo visitare le strade di tutte le capitali, assicurarsi che un proprio amico stia bene tramite decine di social. Come si fa dunque a rinunciarci proprio quando l’uomo sembra essere ad un passo dal controllo totale della propria realtà? Non si può, e non si vuole. Questa convinzione è alla base del nuovo film di James Ponsoldt che adatta insieme all’autore l’omonimo romanzo di Dave Eggers, un figlio, non a caso, della generazione dell’accettazione malinconica del progresso. Ed è proprio dalla fonte letteraria che prende vita la consapevolezza che in tempi post-postmoderni non si può più recedere da un nuovo illuminismo, una presa di coscienza che rende The Circle un prodotto di enorme interesse. Perché i danni collaterali della tecnologia sono già sotto gli occhi (cinematografici) di tutti, il difficile è saper mostrare come ci si può convivere pur mantenendo una buona dose di cinismo.

A provarci è la protagonista Mae (Emma Watson), prima abbagliata dallo splendore della sua nuova occupazione, Il Cerchio, poi scettica sul suo ruolo. Obbiettivo dei suoi datori di lavoro è quello di riunire in un unico portale tutti gli account degli utenti, tanto da agevolare lo Stato ad elargire servizi e sicurezza. Impara una serie di slogan per cui la condivisione è vita e la totale conoscenza è un diritto, ma dimentica presto la definizione di privacy ed empatia. Viene così messo in scena un luogo che non esiste ma che è familiare a tutti: i discorsi alla Steve Jobs davanti ad un pubblico estasiato, i politici che promettono onestà e limpidezza tramite i propri canali social e persone che condividono video-diari giornalieri. Un mondo circolare, appunto, dove tutto è raggruppato all’interno di una linea in cui prima o poi ogni cosa dovrà essere inglobata annullando qualsiasi zona grigia della conoscenza.

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THE CIRCLECome aveva fatto con il precedente The End of the Tour dove aveva desacralizzato la figura di David Foster Wallace (un autore a cui Eggers, non a caso, ha sempre fatto riferimento), Ponsoldt riesce nell’operazione di tenere testa alla profondità del quotidiano pur mantenendo il livello di leggerezza ed intrattenimento richiesto dal suo pubblico. Sotto infatti al glamour delle star coinvolte, delle venature a tratti thriller, il film nasconde il delicato dilemma del più grande ricatto morale della nostra epoca. E lo si intuisce quando il mentore interpretato da Tom Hanks cerca di convincere la protagonista che si vivrebbe meglio senza segreti, perché infondo la trasparenza è alla base dei comportamenti onesti. In quell’istante è impossibile che non convinca un po’ anche gli spettatori. E ci si ritrova negli stessi panni di Mae nella scena clou del film in cui cerca di rimontare sul kayak, in mare aperto circondata dalla nebbia che le impedisce di vedere, presa da un attacco di panico. A spaventarci è qualcuno che ci faccia realizzare quanto sia diventata insostenibile la mancanza di controllo, il non avere tutto in vista. La tecnologia viene così mostrata solo come un prolungamento della propensione dell’uomo del nuovo millennio all’onnipotenza, un’inclinazione che nasce dall’essere prima di tutto dei consumatori che, in quanto tali, devono avere a disposizione una realtà limpida per non rischiare di acquistare qualcosa (o qualcuno) a scatola chiusa. Una monetizzazione della stessa condizione di esseri umani. Con buona pace dell’istintività e della privacy destinati al passato. Nello stesso modo in cui in The End of the Tour si discuteva dei pericoli dell’intrattenimento all’interno di un parco giochi, così in The Circle si avverte la deriva dall’interno di una società che l’ha già messa in atto. Come per dire che se ne può anche parlare, ma già siamo stati inglobati.

 

Titolo originale: id.

Regia: James Ponsoldt

Interpreti: Emma Watson, Tom Hanks, Patton Oswalt, John Boyega

Distribuzione: Good Films e Adler Entertainment

Durata: 110′

Origine: Usa, 2017

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