The Dark Side of the Sun, di Carlo Shalom Hintermann e Lorenzo Ceccotti

the dark side of the sun

Una gran bella sorpresa. Frutto di un lavoro studiato e seguito a lungo e che oltrepassa le frontiere tradizionali del documentario e che sfiora una dimensione surreale, quasi fantastica e che s'incrocia con le sequenze animate. Sembra essere nato lì sul luogo. E nella libertà di capire quale sarà il girato del giorno successivo, sembra esserci lo spirito di Bellocchio di Sorelle mai

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the dark side of the sunUna gran bella sorpresa. Di quelle che non ti aspetti. Di un lavoro studiato e seguito a lungo e che oltrepassa le frontiere tradizionali del documentario e che sfiora una dimensione surreale, quasi fantastica. Questo non dipende soltanto dall'interazione con l'animazione (le cui sequenze sono state girate da Lorenzo Ceccotti mentre quelle documentarie da Carlo Shalom Hintermann) ma proprio da come il luogo e la luce diventano progressivamente elementi ipnotici, che trascinano dentro quell'universo, Camp Sundown, un campo estivo vicino New York. Lì vivono alcuni bambini affetti da Xenoderma Pigmentosum, una rara malattia della pelle che colpisce i bambini sin da piccoli. Per loro la luce del sole può essere mortale. In questa comunità, nata dall'idea e la tenacia di Dan e Caren Mahar (genitori di Katie, una ragazza di 18 anni affetta da XP) e che accoglie persone da tutto il mondo, la notte diventa il momento magico, dove la vita sembra cominciare proprio dopo il tramonto.

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La voce fuori-campo da vita alle diverse storie. E il doppiaggio ci si sovrappone con discrezione, senza soffocarla. Colpisce innanzitutto il clima di complicità creato. E c'è la sensazione che questo documentario non sia stato il fine ultimo di questo percorso, ma solo una tappa intermedia che ha attraversato le diverse storie. Da quella di Rachel, 9 anni, che va sui go-kart. O quella di Mackenzie, canadese, che ama nuotare. O ancora la storia di Chris, 17 anni, che ha la passione per il baseball e, per aiutarlo, la sua squadra ha deciso di giocare di notte. Per passare poi a Fatima, ragazza italiana di origini marocchine. E infine Kevin, che è stato per tanti anni a Camp Sundown, e che è morto all'età di 35 anni.

the dark side of the sunSi è come in una zona di penombra. Con un illuminazione ovviamente ridotta (durante le riprese non potevano essere utilizzati i raggi UV, altrimenti dannosi per i malati di XP) ma che diventa quasi subito luogo intimo, in linea con l'alternanza dei disegni animati, in cui forse l'unico piccolo limite è il non aver ulteriormente tagliato qualche dialogo in questa parte. The Dark Side of the Sun ha infatti ha un'autonomia visiva propria. I personaggi, dopo la loro presentazione, potrebbero quasi non parlare per niente. Le inquadrature su di loro sembrano fluide, quasi aeree, quasi come quegli slanci onirici del cinema di Malick su cui Hintermann ha realizzato un documentario assieme a Luciano Barcaroli, Gerardo Panichi e Daniele Villa (Rosy-Fingered Dawn: un film su Terrence Malick del 2002). Ed è per questo che ci sono dentro delle vere e proprie danze, con i giovani protagonisti che sembrano liberarsi e volare da terra come nella scena delle lanterne volanti. O un momento di autentica commozione con il gruppo che, dopo la scmparsa di Kevin, rivede insieme i filmati in cui era presente.

Sembra essere nato lì sul luogo The Dark Side of the Sun. Proprio nel momento stesso in cui è stato creato Camp Sundown. E forse, contaminati dall'animazione, viene per un attimo da pensare a quei luoghi magici del cinema di Miyazaki. Dietro però ci sono storie vere. Che continuano dopo i titoli di coda. Ma che vengono mostrate con una leggerezza e insieme una consistenza, che si alimentano fantasmi cinematografici anche dove non ci sono. Ma proprio per questo è un documentario aperto. Non si sente né il metodo né l'impostazione. Ma solo quella libertà in cui si cerca di capire quale sarà il girato del giorno successivo. Procedimento che richiama quello di Bellocchio con gli studenti di Fare Cinema a Bobbio per Sorelle mai. Dove Camp Sundow non è più solo una comunità a una famiglia. Di cui fanno parte anche Hintermann, Ceccotti e tutti coloro che hanno lavorato al film.

 

Titolo originale: id. 
Regia: Carlo Shalom Hintermann, Lorenzo Ceccotti

Interpreti: Rachel Shipton, Dan Mahar, Katie Mahar, Caren Mahar, Patrick Mahar, Mackenzie Valgardson, Shannon Valgardson, Dawson Valgardson, Christopher Soto, Meghan Elyse, Fatima Toumli, Hannah Watkoske, Kim Watkoske
Origine: Italia, 2011
Distribuzione: Microcinema
Durata: 92'

 

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