The Entertainer, di Rob Ashford

Ripresa filmata della rappresentazione del testo di John Osborne al Garrick Theatre di Londra dalla compagnia di Kenneth Branagh: un’altra sfida con Laurence Olivier. In sala oggi e domani

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La visione del “teatro filmato” con Kenneth Branagh ci ha riportato a equivoci mai sopiti. Domande sul tipo di “testo” (se è un film o un documentario, se ha valenza visiva alcuna, se è solo piatta documentazione visiva), domande sullo stesso attore irlandese..

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Sicuramente The Entertainer è un testo difficile da affrontare, anche solo per l’alone di gloria che lo circonda. Il successo del testo di Osborne (che scrisse su commissione datagli da Laurence Olivier), il successo della rappresentazione a teatro del grande attore inglese, e la bellezza dello straordinario film originale di Richardson del 1960 – sempre con Olivier – basterebbero per incutere cautela nel maneggiare la materia. Già solo il film è uno dei migliori esempi di realismo inglese. Ma ciò che abbiamo visto forse non è cinema, bensì la rappresentazione del testo al Garrick Theatre di Londra durante la scorsa stagione con Branagh protagonista, filmato con una camera così fissa da rasentare l’invisibilità.

Branagh ovviamente in scena non si contiene, imprimendo il dubbio se l’enorme dose di istrionismo sia per sottolineare l’arte del personaggio Archie Rice o sia una prova d’attore dello stesso Branagh. Con il Branagh interprete c’è puntualmente la tendenza alla seconda ipotesi, sin dal lontano (e amato) Enrico V del 1989. Rimane sempre un velo di disappunto nel vedere tanto talento rasentare ogni volta il muro della megalomania.
Perché laddove Branagh è indubbiamente un grandissimo tecnico non riesce né vuole limitare il proprio ego, stando così tanto sopra le righe da sperare sempre ci sia ironia in come, anche istrionicamente, tiene la scena, fino a condurre a un distacco che non conosce la mezza misura in toni, gesti, movimenti, ripetizioni (“I will, I will… Will I?”).
I comprimari vengono veramente soffocati, dal personaggio del padre Billy Rice (che per esempio Richardson caratterizza di più) alla recitazione di Greta Scacchi come Phoebe, vittima di un lamentevole mono-tono ripetuto per tutto il tempo. Infine il confronto col mito Olivier viene perso, anche solo per l’incapacità di dare spazio.
Sentiamo il peso della camera larga di Ashford per quasi tutto il tempo, fino quasi a sentire nelle oltre due ore di durata il sollievo almeno di un piano americano, che però vede sempre Branagh come protagonista.


Titolo originale: Branagh Theatre Live: The Entertainer

Regia: Rob Ashford
Interpreti: Kenneth Branagh, Phil Dunster, Gawn Grainger, Jonah Hauer-King, Crispin Letts, Sophie Mcshera, Greta Scacchi
Origine: UK, 2016
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 155′

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