"The Eye", di David Moreau e Xavier Palud

Il remake carta carbone di un film già modesto di suo si rivela un prodotto doppiamente inutile: un film dell’orrore patinato, derivativo e senza spaventi. Una brusca battuta d’arresto per la promettente coppia registica formata da David Moreau e Xavier Palud.

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the eyeIn Italia la stagione d’oro di certo cinema di genere orientale ha avuto vita breve: se altrove le opere di Miike Takashi, Kurosawa Kiyoshi e del primo Nakata Hideo hanno goduto di largo seguito nelle sale, noi abbiamo dovuto accontentarci di un Ahn Byung-ki (Phone), di un Takashi Shimizu (l’interminabile saga di Ju-on/The grudge) e dei fratelli Pang. Proprio questi ultimi contribuirono con il loro The Eye a far fiutare l’affare ai distributori nostrani, rispolverando per l’occasione flani e frasi pubblicitarie che credevamo sepolte da almeno due decenni. Ma si trattava di un cinema patinato, derivativo e a secco di idee: per il rifacimento americano si è voluta seguire la stessa ricetta, ricalcando fedelmente la traccia narrativa dell’originale e limitandosi ad apportare minime variazioni in fase di sceneggiatura. Praticamente, il medesimo film. E se già il capostipite dei Pang non brillava particolarmente per qualità, figurarsi questo remake: una brusca battuta d’arresto per la promettente coppia registica formata da David Moreau e Xavier Palud, che con il precedente IlsThem aveva dimostrato una notevole sapienza stilistica, sebbene controbilanciata da una scarsa consistenza di fondo. Them rimane infatti un esercizio di stile, in grado però di incollare lo spettatore alla poltrona dall’inizio alla fine: invece con il loro esordio americano i due sembrano aver preferito gettare alle ortiche tutto il lavoro precedente, adagiandosi su una messa in scena ad effetto, banale e, soprattutto, mai in grado di provocare il minimo spavento. Se in Them giostravano sapientemente l’utilizzo del buio e degli spazi, ora si affidano a un montaggio sincopato; se prima il sonoro ricreava la tensione dal nulla, ora i classici tonfi improvvisi in colonna sonora ci dicono quando dobbiamo sobbalzare: quasi come un Balaguerò pre-Rec, questo cinema dell’orrore sembra rivolgersi esclusivamente a un pubblico di adolescenti da sabato pomeriggio, gli unici (o forse neanche loro) a spaventarsi per film così. Un cinema senza inventiva e senza voglia di sperimentare, una ghost story che poteva diventare bellissima riflessione sulla cecità (della protagonista come dello spettatore) e che invece si limita ai soliti fantasmi che fanno “Buh!”: si ripensi a un’opera immensa e dolorosa come Kairo/Pulse di Kurosawa Kiyoshi (anch’esso malamente rifatto in sede americana) nel quale il mondo finiva perché non rimaneva più nessuno a guardare, e allora sì, ci si renderà conto di dove sia di casa il cinema vero.

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Titolo originale: id.

Regia: David Moreau e Xavier Palud

Interpreti: Jessica Alba, Alessandro Nivola, Parker Posey, Chloe Moretz, Tamlyn Tomita, Rade Serbedzija, Fernanda Romero

Origine: USA, 2008

Distribuzione: Mediafilm

Durata: 97’

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