"The Ghostmaker" – Incontro con Mauro Borrelli

Illustratore per pellicole di successo come Captain America, Dracula di Bram Stoker e la saga dei Pirati dei caraibi, oltre ad una lunga collaborazione con Tim Burton. è infatti il classico esempio di artista italiano "fuggito" all'estero, dove ha trovato fortuna. Il suo ritorno in patria coincide con la presentazione della sua ultima pellicola horror da regista, The Ghostmaker. Il film uscirà il 4 gennaio e si diffonderà attraverso i circuiti indipendenti.

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A molti il nome di Mauro Borrelli non dice assolutamente niente. Eppure nella sua carriera di illustratore rientrano pellicole di successo come Captain America, Dracula di Bram Stoker e la saga dei Pirati dei caraibi, oltre ad una lunga collaborazione con Tim Burton. Borrelli è infatti il classico esempio di artista italiano "fuggito" all'estero, dove ha trovato fortuna. Il suo ritorno in patria coincide con la presentazione della sua ultima pellicola horror da regista, The Ghostmaker, un interessante progetto di microbudget portato alla ribalta in Italia dalla passione e dall'impegno di Distribuzione Indipendente. Il film uscirà il 4 gennaio e si diffonderà attraverso i circuiti indipendenti e altre vie innovative.

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Come è nato questo progetto?

I microbudget, ovvero i film prodotti con 300 o 400 dollari, sono la moda di Los Angeles. Anche io volevo mettermi alla prova con un progetto del genere e devo ringraziare i tantissimi volontari che hanno partecipato alla realizzazione. Il film è tutto molto artigianale. La bara, l'oggetto chiave della storia, è stata costruita da me e viene da una porta del mio produttore. Stesso discorso va fatto per gli ingranaggi che si vedono nel film. All'inizio volevo realizzarli in computer graphica. Poi, dopo aver aperto un giocattolo di mio figlio, ho deciso di crearmeli da solo, comprando vecchi orologi su e-bay. Per me questo film è stato una vera sfida, soprattutto perchè volevo renderlo vendibile. Il fatto che è stato comprato in europa e che sia uscito in sala in America, mi fa credere che sia stata una scommessa vinta.

 

E' importante rendere una pellicola commerciabile?

E' importantissimo. Per vedere il proprio film acquistato in America ci sono solo due modi. O si fa un film molto artistico, adatto al giro dei festival, oppure che abbia una qualità minima abbracciando il genere, specie se fantascientifico o horror. L'horror ha cosi tanta fortuna negli Usa perchè viene considerato un genere di prima importanza e non ci si vergogna a lavorarci come si fa in Italia oggi. Questo è un peccato perchè i nostri maestri dell'horror sono molto apprezzati all'estero. Basti pensare che Burton, nel suo studio, ha le pareti tappezzate da poster dei film di Mario Bava, quello che considera uno dei più grandi registi italiani della storia.

 

Quali sono i suoi punti di riferimento?

Le citazioni più palesi, sin dal nome dei personaggi, vengono da Linea Mortale, un film che io amo tantissimo. Poi l'idea di base, sulla quale ho deciso di realizzare il film, viene da Django di Sergio Corbucci. Quando l'ho visto la prima volta ho amato il fatto che Franco Nero si portasse in giro una bara. Allora ho pensato che sarebbe stato interessante vedere il contrario, una bara che porta in giro degli uomini. Poi ci ho aggiunto altri miei interessi come i libri rinascimentali e un certo sguardo alla fantascienza retro.

 

Realizzare un microbudget quanto rende?

Per sapere se un film ha reso o meno bisognerebbe aspettare la fine della vita della pellicola. Noi siamo stati fortunati perchè i distributori, caso rarissimo, ci hanno anticipato i soldi dell'oltre il cento per cento del budget. La pellicola comunque è costata molto poco, la stessa cifra con cui in Italia si realizza un cortometraggio. Bisognerebbe aggiungerci anche un anno di post-produzione, ma quelle sono spese che mi sono accollato io e che non voglio mettere nel computo finale.

 

Cosa ne pensa del cinema italiano odierno?

Purtroppo io lavoro a Los Angeles quindi non so bene come funzionano qui le cose, non posso parlare. Certo, da quello che mi dicono i miei amici, so che qui manca l'intercambialità dei ruoli. A Hollywood è normale che chi fa il regista una volta, può mettersi a fare l'operatore di macchina in un'altra occasione. Io per esempio conosco molti illustratori che sui set coprono tantissimi ruoli. Ad esempio io ho avuto un elettricista sul set che spesso fa il direttore della fotografia agli spot milionari della Toyota. Insomma in America è molto sentito il lavoro di gruppo, il Team work.  Quando si lavora non si pensa alla propria carriera, piuttosto ci si concentra tutti per realizzare il miglior prodotto finale possibile.

 

Qual è il suo prossimo progetto?

Ho intenzione sempre di realizzare un microbudget, questa volta più adatto al mondo dei festival. Si chiamerà El toro e vedrà le bande di Los Angeles alle prese con la figura del Minotauro. Sono molto contento perchè fin da ragazzo sono convinto che la mitologia greca abbia tantissime somiglianze con l'horror.

 

 

 

 

 

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