The Gift, di Sam Raimi

Una ghost story nel cuore torbido di un'America attraversata dalle ombre delle sue colpe celate sotto la patina perbenista di un mondo non lontano dai "picchi gemelli" di lynchana memoria

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La trasparenza di una classica ghost story alle prese con la materialità appiccicosa di uno scenario sudista scolpito in una paludosa Georgia: sin dai titoli di testa, giocati sull'acquatico e notturno galleggiare della macchina da presa tra gli alberi di quella che sembra una palude, alti come sbarre di una prigione, "The Gift" dichiara la volontà di stare nell'intreccio, di svilupparne i contrappesi, di non uscire mai dal gioco ma di abitarne la sostanza. Che è quella di un'America attraversata dalle ombre delle sue colpe celate sotto la patina perbenista di un mondo tutto sommato non lontano dai "picchi gemelli" di lynchana memoria (se non fosse per l'assoluta mancanza di valore esponenziale della rappresentazione posta in essere da Raimi): quella di una piccola donna, Annie Wilson (una Cate Blanchett quasi immateriale, estremamente fragile) alle prese con le rivelazioni di un male strisciante nella piccola cittadina della Georgia in cui vive, vedova, assieme ai tre figli. Rivelazioni che la aggrediscono in ragione del "dono" della veggenza lasciatole in eredità dalla nonna. Dono del quale approfitta la gente del paese per risolvere i suoi problemi quotidiani e che le permetterà di far rinvenire il corpo di una ragazza misteriosamente scomparsa e assassinata.
Sam Raimi aderisce perfettamente alla gotica materia offertagli dall'ottima sceneggiatura di Billy Bob Thornton, senza cedere a tentazioni metastrutturali, ma divertendosi anzi a costruire i volti e gli scenari con una pragmatica pienezza rappresentativa che appesantisce a tal punto la caratterizzazione da farne letteralmente un perfetto contrappunto in concretezza alla trasparenza delle visioni della protagonista. La quale appare sempre più come un'ombra in balia dei corpi che la circondano – quello di un violento, zotico e razzista Keanu Reeves in particolare, principale accusato dell'omicidio. Più lieve e leggera – la piccola Annie – persino delle visioni che la aggrediscono, rispetto alle quali appare quasi indifesa; figuriamoci se questa donna non è più fragile delle massicce presenze scolpite in questo Sud così molesto, che le stanno addosso fisicamente, senza lasciarle tregua, occupandone ogni momento, invadendola sino a minacciarla (ottimo il contrappunto con un Keanu Reeves sempre più massiccio e fisico, ma anche con l'intero coro ligneo maschile del paese, dallo sceriffo a tutti gli altri).
"The Gift" si offre così come un'opera di pesi che non liberano mai la realtà, proprio come le catene che cingono il corpo nudo e senza vita della ragazza morta, ancorandola al fondo del lago. E Annie – che quel corpo vede fluttuare in altro, tra gli alberi, in una delle sue premonizioni – appare ancora più appesantita di quel cadavere, schiacciata sotto il peso di un mondo del quale troppo sa, esattamente come si ritroverà schiacciata sotto il peso dei suoi tre figli nel finale, quasi statua d'amore davanti alla tomba del marito. Raimi gioca la sostanza rappresentativa del suo film proprio su questa dimensione grave, quasi statuaria appunto, delle figure, come generate dall'incombenza totemica di quegli alberi giganteschi che campeggiano nell'oscurità sin dai titoli di testa.
Non c'è possibilità di fuga, né il "dono" della premonizione offre alla protagonista il gesto di una liberazione immaginaria in un apparente Altrove: questa piccola donna non ha scampo neanche nel fuori tempo di un potere che le fa anticipare gli eventi e a nulla vale che, nell'illusorio potere del vaticinio, si liberi ogni volta il polso dall'orologio: il peso del presente è quasi un oggetto fisico, per lei nelle visioni non c'è via d'uscita, ma solo gioco di rifrazione.
In realtà, l'unico ad essere davvero libero in questo universo è il Buddy di un sempre più bravo Giovanni Ribisi, angelo custode che alla fine si riappropria del suo tempo e, solo per questo, di può fare carico del suo finale atto salvifico.
THE GIFT
Titolo originale: The Gift
Regia: Sam Raimi
Sceneggiatura: Billy Bob Thornton, Tom Epperson
Fotografia: Jamie Anderson
Montaggio: Arthur Coburn, Bob Murawski
Musica: Christopher Young
Costumi: Julie Weiss
Interpreti: Cate Blanchett (Annie Wilson), Giovanni ribisi (Byddy Cole), Keanu reeves (Donnie Barksdale), Greg Kinnear (Wayne Collins), Hilary Swank (Valerie Barksdale), Katie Holmes (Jessica King), Michael Jeter (Gerald Weems), Kim Dickens (Linda), Gary Cole (David Duncan)
Produzione: James Jacks, Gary Lucchesi, Tom Rosenberg, Robert G. Tapert per Lakeshore e Parampunt Classics
Distribuzione: Medusa
Durata: 111'
Origine: Usa, 2000

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