"The Grey", di Joe Carnahan


Il ritorno alla regia di Carnahan si confronta con gli strumenti di racconto minimi di un survival-movie. I confini di The Grey dovrebbero essere ben delimitati e tranquilli e anche gli attacchi dei lupi fanno parte di un programma preciso. Il film non ha fatto i conti con Liam Neeson, che si produce in un'interpretazione titanica in cui infila la sua vicenda umana di perdita… la sua rabbia spaventa persino i suoi colleghi

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I primi passi hollywoodiani di Joe Carnahan erano una pallida imitazione delle atmosfere e dei luoghi comuni di Guy Ritchie e si erano dimostrati ancora più fastidiosi del modello originale. Il repentino cambio di stile di The Grey ha confermato l'incerta personalità del regista: i suoi tentativi precedenti si erano infranti davanti alla invadente necessità di lasciare una firma riconoscibile e la ricerca di nuove strade ha aumentato la confusione sulle caratteristiche costanti del suo cinema. La rinuncia agli insopportabili virtuosismi di Smokin' Ace$ e gli ammiccamenti cinefili-pop di The A-Team gli ha lasciato un confronto con gli strumenti narrativi minimi di un survival-movie.

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La sceneggiatura prevede una struttura molto semplice e non gli lascia lo spazio per nascondere gli errori sul tempo del racconto con gli eccessi gratuiti che lo hanno accompagnato fino a questo momento. La messa in scena deve giocare soltanto con due elementi. il campo lungo che evidenzia l'isolamento e l'inospitalità dei ghiacci in cui si ritrovano i dispersi; i nobody's shot che aumentano il senso di pericolo e la minaccia dei lupi. Le bestie non vengono mai mostrate nella loro interezza: Joe Carnahan non brilla per originalità ma almeno ha fatto un bagno di modestia e ha replicato la persistente e primitiva sensazione di insicurezza de Lo squalo. The Grey ha tutte le componenti di uno sviluppo elementare: un aereo precipita in Alaska e i sopravvissuti devono resistere non solo al freddo ma soprattutto ai ripetuti attacchi di un branco di lupi famelici. E' prevedibile che la condizione estrema sfoci progressivamente in un'indistinzione tra l'uomo e l'animale fino al rovesciamento della situazione di partenza.

Il valore aggiunto del film non può essere attribuito al merito di Joe Carnahan ma ad un'interpretazione titanica di Liam Neeson. L'attore dovrebbe entrare in una parte modellata sullo spielberghiano Robert Shaw e su Gregory Peck di Moby Dick ma il suo contributo va oltre le sue competenze ordinarie. Il suo protagonista è ossessionato dai flashback che accennano alla perdita della moglie, il ricordo della sua voce lo accompagna e lo invita alla resistenza contro tutte le avversità che incontra lungo il suo cammino: è impossibile non pensare alla reale esperienza dell'attore e The Grey si impreziosisce di una sintonia assoluta tra la narrazione e la sua vicenda umana. Il suo eroe esprime una disperazione che era fuori programma e la sua performance va addrittura fuori dai confini del film: a volte la sua rabbia senza soluzione spaventa persino i suoi colleghi…

 

Titolo originale: Id.
Regia: Joe Carnahan
Interpreti: Liam Neeson, Frank Grillo, Dermont Mulroney, Dallas Roberts, Joe Anderson, Nonso Anozie, Ben Bray, James Badge Dale
Distribuzione: Koch Media
Durata: 117’

Origine: USA, 2011

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