The Lodge, di Veronika Franz e Severin Fiala

Presentato al Sundance e poi a Torino, arriva nelle sale un film che strizza l’occhio alle avanguardie europee senza però mai essere davvero efficace dal punto di vista narrativo

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Dopo il suicidio di sua moglie, Richard decide di trascorrere le vacanze natalizie insieme ad i suoi figli nel loro chalet di montagna. Potrebbe essere un’ottima occasione per abituare i ragazzini alla presenza della sua nuova fiamma, una donna molto più giovane di lui che sembrerebbe avere più di un problema psichiatrico.
Ed infatti, quando Richard è costretto ad andar via di casa, Grace (Riley Keough) inizia a manifestare il suo malessere terrorizzando a più riprese i due malcapitati orfanelli. 
In The Lodge la Croce su cui fu sacrificato Cristo aspira quasi ad essere l’emblema di una iconografia pop di sorrentiniana memoria. Il verticalismo dei suoi assi, nella prima parte del film, è un motivo ricorrente che serve a definire la geografia degli spazi in cui si dipana la sinossi, così evidenziando una relazione molto interessante tra the lodge (la casetta) ed i suoi protagonisti, letteralmente imprigionati all’interno delle quattro mura domestiche. La scenografia sembra parlare, come in Parasite di Bong Joon-ho.
E più in generale, la Hammer Films – vera e propria istituzione nella produzione di film horror – non risparmia un colpo nell’elaborazione del lungometraggio, sfoggiando un armamentario tecnico al limite del manierismo: carrelli lentissimi sulle psicologie dei personaggi; fotografia crepuscolare secondo la scuola di Fritz Lang; found footage come in ogni horror che si rispetti da The Blair Witch Project in poi.

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Ancora: durante il declino della povera Grace, in certe immagini sembra di rivedere il lirismo di La caduta della casa Usher, o L’Atalante di Vigo nella scena girata sott’acqua.   

Tantissima carne al fuoco. Probabilmente troppa. Perché gli input esterni sembrano costruire un pastiche visivo che spesso interferisce con l’evolversi della storia, e ciò non aiuta certo l’immedesimazione dello spettatore nei protagonisti, caratteristica essenziale per provare almeno a turbare le coscienze di chi guarda.
La sceneggiatura di Sergio Casci, scritta assieme ai registi Severin Fiala e Veronika Franz, raramente sembra essere all’altezza delle aspettative e, per spaventare, ricorre al solito corollario di porte sbattute, pianisti inquietanti e sparatorie improvvise. Così anche il feeling tra Riley Keough ed i due teenager (Jaeden Martell e Lia McHugh) sembra non sbocciare mai.
Davvero troppo poco per un film come The Lodge, presentato alla scorsa edizione del Festival di Torino (e prima ancora al Sundance), ma che forse non verrà ricordato come uno dei prodotti migliori in casa Hammer.

 

Titolo originale: id.
Regia: Veronika Franz e Severin Fiala
Interpreti: Riley Keough, Richard Armitage, Alicia Silverstone, Jaeden Martell, Lia McHugh
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 100′
Origine: Regno Unito, USA, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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