The Void: il vuoto, di Steven Kostanski e Geremy Gillespie

The Void è un’esperienza materica e fisica, tutta incentrata sul corpo, capace di dar vita, come da troppo tempo non si vedeva nel cinema di genere, ad un vero e proprio assedio sensoriale

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Esistono divinità ancestrali che abitano da sempre l’universo e trascendono il tempo e lo spazio, forze oscure e terribili che precedono la coscienza e richiedono il sacrificio della mutazione della carne, così che la vita possa superare se stessa e farsi eternità astratta. Se tutto questo suona profondamente lovecraftiano è perché il film di Steven Kostanski e Geremy Gillespie ha tutte le intenzioni di essere un’esplorazione, a colpi serratissimi di membra sanguinanti e orrende metamorfosi, di quella “violazione dell’ordine naturale” che, come scrive lo stesso Lovecraft, è “il fondamento del vero Cosmic Horror”. E, va quindi da sé, che il vero oggetto d’adorazione di The Void sia il cinema di John Carpenter.

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the-voidMa procediamo con ordine. Steven Kostanski e Geremy Gillespie, oltre ad aver messo lo zampino in film come Pacific Rim, Suicide Squad, Crimson Peak, The Shape of Water o It, sono anche e soprattutto membri di quel piccola scheggia impazzita del panorama horror che è il collettivo canadese dell’Astron-6. Al loro attivo ci sono film cult, in rete ma non solo, come Father’s Day e Manborg, popolati di magnifici mostri e creature, realizzati mettendo a frutto la tradizione del miglior artigianato dei b-movies anni ‘80. Se la mitologia eighties, non l’ormai onnipresente citazionismo nostalgico che se ne infischia della sostanza per esser solo tendenza, ma il recupero della spinta anarcoide e sperimentale di quel decennio, è indubbiamente alla base di questo body horror soprannaturale, così come l’incredibile lavoro sui mostri e gli effetti gore, in The Void, Kostanski e Gillespie, si sganciano dal progetto dell’Astron-6 e, lasciando da parte la nervatura tra il comico e il gradasso dei loro precedenti lavori, tentano di alzare l’asticella dell’ambizione, tanto concettuale quanto narrativa, in un film, realizzato grazie al crowdfunding, che abbandona ogni prospettiva ludica del genere.

I riferimenti citazionisti e cinefili, è vero, sono là, in bella vista, tutti forti e chiari, Hellraiser, Stuart Gordon, La casa, echi di The Brood e il fulciano L’aldilà e, come già detto, tanto, tantissimo Carpenter, da Distretto 13 a La cosa, da Il signore del male a Il seme della follia. Ma The Void si scrolla dalla spalle ogni facile scintillio del gusto retrò e rielabora, invece, il tutto per dar forma, in maniera originale, ad un’esperienza materica e fisica, tutta incentrata sul corpo, sull’idea di gestazione, procreazione e rigenerazione. Come da troppo tempo non si vedeva nel cinema di genere, Kostanski e Gillespie danno vita ad un vero e proprio assedio sensoriale, fin dalla prima folgorante sequenza che, senza alcuna spiegazione, con il suo falò umano che illumina la notte, sprofonda da subito lo sguardo nel caos e nel terrore.
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Certo, i difetti non mancano. Non funziona il volto troppo poco reattivo del protagonista, lo sceriffo di Aaron Poole che, asserragliato dentro un ospedale in dismissione sfigura miseramente al cospetto dell’inquietante sguardo obliquo di Kenneth Welsh. E, soprattutto, l’impianto scricchiola più volte sotto la programmaticità di un disegno narrativo che perde potenza nel tentativo di spiegare se stesso. Ma Kostanski e Gillespie riescono comunque laddove troppo odierno horror continua a fallire, ovvero nella grandiosa impresa di tracciare, in tutta il sua mostruosità, l’immagine perturbante di un mondo che, sotto il peso di un universo regolato, appunto, dall’orrore universale, si specchia nella sostanza indefinita dell’ignoto e del vuoto.

 

Titolo originale: The Void
Regia: Steven Kostanski e Geremy Gillespie
Interpreti: Aaron Poole, Ellen Wong, Art Hindle, Kathleen Munroe, Kenneth Welsh, Stephanie Belding, Evan Stern
Distribuzione: 102 Distribution
Durata: 90′
Origine: Canada, 2016

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