The Young Pope – Episodi 7 e 8

L’ombra/preveggenza di Leonard Cohen in un punto dove la serie sembra aver toccato i vertici più altri, proprio come i primi due episodi. Ci sono le vertigini ma non si ha più paura di cadere

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Attenzione: questo articolo contiene spoiler sulle puntate

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Un improvviso lampo di X-Factor. Sembra quasi uno spot pubblicitario. Con Pio XIII che sta guardando la tv. Si tratta invece della scorsa edizione con una delle più belle esibizioni, quella di Margherita che canta Hallelujah davanti gli sguardi incantati di Fedez e Skin. L’ombra di Leonard Cohen. Come una preveggenza. Come se ‘angeli e demoni’ insieme volassero sopra il 7° e l’8° episodio di The Young Pope, tra i vertici della serie assieme alle prime due puntate che ha ripreso decisamente quota dal 6° episodio.

C’è la caduta e la rinascita. Sempre su una serie sospesa tra il sonno e la veglia, tra il grottesco e la dimensione onirica. Con i carrelli che disegnano percorsi, ridefiniscono prospettive, già dalla potentissima sigla rock sulle note di All Along the Watchtower di Bob Dylan nella versione Devlin/Ed Sheeran con Jude Law che attraversa un corridoio rosso pieno di dipinti dalla Natività alla Prima Crociata, tra Caravaggio, Perugino, Hayez e Gentile da Fabriano.

the-young-pope-sorrentinoIl volto in primo piano. Jude Law/Il Divo. Ma è sempre un’immagine trasversale. Con la macchina da presa che l’accompagna mentre sta fumando. Nel settimo episodio c’è la crisi della fede di Lenny Belardo rivelata da Don Tommaso (“Io sono convinto che il Papa non crede in Dio”). Tra le trappole di Voiello (apertura di Silvio Orlando con la maglia del Napoli) per far dimettere Lenny Belardo, la crisi e la tragica fine del cardinale Dussolier fino alla monumentale apertura dell’ottavo episodio con il monologo subacqueo di Pio XIII che ricorda l’amico d’infanzia recentemente scomparso, questi due frammenti di The Young Pope amplificano il tempo dell’attesa di Le conseguenze dell’amore. Jude Law è l’uomo in più capace di cambiare tutte le strategie. Corpo solitario, isolato anche quando è in mezzo agli altri, sia nel Villaggio della Bontà in Africa sia a Piazza San Marco a Venezia. Che mette in gioco in attesa non tanto di un doppio ma di un altra figura di un altro pianeta da condividere più che da visualizzare come in Sense8. Che sembra spostarsi. Dentro un sogno. Dentro un’altra dimensione. Sette Femen nude. Ognuna con una lettera. B-A-S-T-A-R-D.

Gli intrighi del potere. I tempi della serie tv, nelle sue vette e nelle sue cadute, permettono allo sguardo di Sorrentino di lasciare sedimentare la densità della componente grottesca, di catturare piccoli ma decisivi dettagli (cambia il piatto suo con quello di Voiello per paura di essere avvelenato) e gioca con grande abilità tra alto e basso, cinema/tv d’autore e popolare.

the young pope silvio orlando????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????Segmentato dai carrelli, segnato dal fuori-campo (il movimento della macchina da presa ruota attorno allo spazio prima di raggiungere la fonte sonora) con una Roma sospesa stavolta sì tra Fellini (non La grande bellezza) e Ron Howard (Angeli e demoni) evidente nella festa mummificata dove Dussolier si ubriaca e poi viene lasciato nudo nei pressi di Piazza San Pietro, The Young Pope attraversa i luoghi (oltre Roma, Venezia, l’Africa anche l’Honduras) come un film di fantascienza. Tra vita reale e virtuale, tra presente e passato (con lo squarcio di suor Mary giovane con i capelli sciolti che tira a canestro che è tra quelli più erotici di tutta l’opera di Sorrentino). Con un momento altissimo verso la fine del settimo episodio. Belardo cammina. guarda le suore che lavano. Le saluta. Si sente una radio con Venditti che canta. Tra diegetico ed extradiegetico. Come Moretti (Habemus Papam) e Truffaut (Tirate sul pianista). Con la sensazione di trovarsi sempre sopra la terra. Come il volo a/r dall’Africa. E stavolta i sogni di Sorrentino fanno avvertire le vertigini. Ma non si ha più paura di cadere per terra.

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