#TOHorrorFF19 – Why don’t you just die! e tutti i vincitori

Si conclude la 20esima edizione del festival

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Presentato dall’associazione culturale italo-russa “È ora”, Why don’t you just die! di Kirill Sokolov si aggiudica la Menzione speciale della giuria del 19^ edizione del TOHorror Film Fest «per la narrazione allo stesso tempo violenta e grottesca, i personaggi borderline e il gusto surreale delle immagini». Opera prima di un trentenne appena uscito da una delle più celebri scuole di cinema di Mosca, il film si presenta come una rilettura del canone pulp in salsa sovietica dallo straordinario autocontrollo stilistico. Il giovane autore si diverte ma capisce le necessità del pubblico e costruisce una narrazione senza sbavature, facendo attenzione a scrivere con precisione il passato recente di personaggi che rischiavano di essere troppo cartooneschi in relazione alle premesse. L’iniziativa di Matvei, che su richiesta della fidanzata va a casa dei suoceri per uccidere il padre violento, si trasforma presto in un rocambolesco circo di situazioni insieme comiche e sanguinolente, con gustosi omaggi a Sergio Leone (persino una scena rifatta frame per frame da Il buono, il brutto, il cattivo), Guy Ritchie, Quentin Tarantino ma anche certo cinema hongkonghese fotografato con luci calde e suggestive. Inoltre, il film riesce a usare il pulp per fare satira dell’egoismo contemporaneo.

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Il primo premio va invece al coreano The Odd Family «per aver saputo costruire, con notevole padronanza stilistica, una inedita variazione sul tema degli zombi, tra satira, apologo sociale e horror». A conferma di quanto già accaduto l’anno scorso col giapponese One Cut of the Dead, ovvero il riconoscimento di una marcia in più agli artisti dell’Estremo Oriente nel proporre nuove vie nella rappresentazione dell’orrore in chiave popolare. Il premio Anna Mondelli per la miglior opera prima lo riceve il francese Quarxx col suo Tous les diex du ciel, sicuramente interessante per la determinazione con cui riscrive un precedente cortometraggio, senza mai disperdere la tensione o perdere di vista il reale significato della storia che vuole raccontare. Premio per gli effetti speciali all’australiano The Furies di Tony D’aquino poiché «strizza l’occhio ad alcuni dei più celebri film horror degli anni 70,80 e 90 e, cosi facendo, ne approfitta per mettere in scena una carrellata di effetti splatter molto ben realizzati tecnicamente», senza dubbio ispirandosi al maestro statunitense Tom Savini. Mentre il Premio Antonio Margheriti all’inventiva artigianale è andato al geniale The Invisible Mother degli americani Matthew Diebler e Jacob Gillman, gratificato anche dal pubblico.

Inoltre è stato premiato il cortometraggio spagnolo El cuento di di Lucas Paulino e Angel Torres «per aver realizzato un’opera in grado di riportare tutti al proprio primo incontro con l’orrore: le favole che da bambini ci inchiodavano nel nostro letto, terrorizzati anche solo nel voltarsi a guardare quello che potrebbe esserci nella stanza», con menzione speciale a Re: Possessed Home del canadese Matthew Evans Landry in quanto «ha la capacità di giocare con i cliché del cinema horror, anche con un po’ di ironia». Mentre la sezione Animazione ha riconosciuto il valore del francese Cadavres Exquis di Stéphanie Lasanque e François Leroy e ha poi menzionato Bavure di Renato Sansone, artista torinese ormai habitué del TOHorror Film Fest con le sue opere sempre un po’ in bilico fra background fumettistico e provocazione sessuale.

L’evento ha così raggiunto la boa dei vent’anni e l’anno prossimo dovrà raccontare un’epoca e raccontarsi. Per ora si chiude con un incremento del 60% di affluenza e conferma quanto bello e necessario sia per la città di Torino.

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