TORINO 19 – Retrospettiva Cinema Egiziano
Uno sguardo unico su una delle più prolifiche cinematografie del mondo arabo. Presentazione dei curatori (Gariazzo e Bazzoli) e tutti i film proiettati
CINEMA EGIZIANO
La retrospettiva propone un lungo e articolato viaggio nell’unica cinematografia del mondo arabo dotata di imponenti studi cinematografici (i Misr, sorti negli anni Trenta), di un sistema divistico esportato in tutta la regione (e nel mondo, nel caso di Omar Sharif), di una conseguente elevata produzione e filmografia (che conta oltre tremila titoli).
Cinema egiziano presenterà – nelle sale del Reposi e del Massimo – 52 lungometraggi e 40 tra cortometraggi, mediometraggi, spot pubblicitari, cartoon – per esplorare le fasi fondamentali del cinema egiziano attraverso i suoi film e autori più noti e quelli rimasti, soprattutto in Occidente, ingiustamente nell’ombra.
Si partirà dai primi film girati dagli operatori Lumière nel 1897 per passare ai cortometraggi e mediometraggi di Mohammad Baiyyumi (il ‘Lumière’ egiziano che annulla le distanze per tuffarsi in mezzo alle persone e agli eventi), alle opere delle pioniere – donne produtrici, registe e attrici che tra gli anni Venti e Trenta hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo del cinema in Egitto – come Bahigia Hafez che nel 1937 firma Leila, la beduina in programma a Torino.
La retrospettiva ospiterà le opera di alcuni precursori e grandi maestri del realismo – da Kamal Salim a Henry Barakat fino a Salah Abu Seif – senza però trascurare i diversi filoni del cinema di genere – dal thriller al melodramma, alla commedia, fino alle opere più visionarie della generazione degli anni Sessanta che ha in Husein Kamal, Khalil Shawqi e Sa’id Marzuq gli autori più significativi. Così, accanto a due sole opere di Yusuf Shahin, l’autore più famoso a livello internazionale, ci sarà la possibilità di scoprire il lavoro di altri cineasti altrettanto fondamentali.
In primo piano Kamal Al Sheikh, ospite d’onore della retrospettiva, del quale si vedranno tredici lungometraggi, tra cui Vita o morte (1954), la cui copia è stata ristampata dal Torino Film Festival. Cinema popolare e d’autore, quello di Al Sheikh rappresenta bene l’anima più profonda della cinematografia dell’Egitto, la costruzione e il mantenimento di un’arte popolare, espressione continua della tradizione e del suo rinnovamento. Dal 1952 al 1987 Al Sheikh ha diretto 34 film, confrontandosi a più riprese con il noir psicologico (fin dall’esordio con La casa numero 13, 1952), il cinema d’argomento politico e sociale (I sabotatori, 1967; Il ladro e i cani, 1962), il realismo (Vita o morte; Miramar, 1969), operando inoltre originali e sperimentali incursioni nel genere musicale (Per il mio amore, 1959) e nella fantascienza con il suo ultimo lungometraggio Lo sconfiggitore del tempo (1987). Una filmografia, al di là dei generi trattati, sempre inscritta nella suspense come segno identificativo, sia nei testi in bianconero sia in quelli a colori, di una ininterrotta tensione figurativa e morale.
L’omaggio completo delle opere di Shadi Abdu Al Salam, autore di un unico lungometraggio, La mummia (1968-69), e di sei mediometraggi, costituisce un altro pezzo importante della retrospettiva. Sono film sperimentali preziosi per guardare con occhi nuovi la storia, antica e recente, dell’Egitto, e la testimonianza del procedere preciso e isolato di un artista visivo che ha portato nei suoi testi influenze architettoniche, pittoriche, storiche, secoli di cultura da ricomporre in inquadrature di straordinario e appassionato rigore formale.
Il cinema d’animazione dagli esordi agli anni Settanta: una carrellata di spot pubblicitari in forma di musical, cartoon, schegge di riprese dal vero e animate, per ripercorrere e riprodurre la storia dell’Egitto, dalla società cosmopolita degli anni trenta all’età d’oro del cinema – da cui l’animazione prende a prestito generi e star –, dall’avvento della televisione – che la porta dal grande al piccolo schermo, direttamente nelle case degli egiziani – alla burocratizzazione del sistema statale fino all’alienazione della modernizzazione e della società di massa dei decenni a venire.
La retrospettiva comprenderà commedie musicali – tra cui Widad (1936) di Fritz Kramp e Fatma (1947) di Ahmad Badrakhan con la “stella d’oriente” Umm Kulthum – e rarità degli anni trenta, come La ricchezza è una maledizione (1937) dell’ebreo di origini italiane Togo Mizrahi, un film della serie dedicata al personaggio di Shalom, che testimonia la convivenza pacifica di arabi ed ebrei nell’Egitto di quel periodo, quando in Europa esplodeva il nazismo e l’antisemetismo; e Siwa, il ragazzo del deserto (1937), oggi parte della collezione del MOMA di New York, il primo film girato nell’oasi di Siwa, nel deserto occidentale egiziano. Un vero docudramma dell’ebreo russo Victor Stoloff, che sarà presente a Torino.
Infine, una sezione sull’Egitto visto da…, che comprenderà i lavori dei Lumière, gli episodi ‘egiziani’ del Rossellini di La lotta dell’uomo per la sua sopravvivenza e alcuni esempi significativi delle numerose co-produzioni tra Italia e Egitto negli anni cinquanta e sessanta (La sfinge d’oro, 1967, di Luigi Scattini, con Kamal Al Sheikh aiuto alla regia, e Il falcone, 1950, di Giacomo Gentilomo).
L’impegno del Ministero della Cultura dell’Egitto e delle principali istituzioni cinematografiche egiziane, pubbliche e private, ha reso possibile la stampa di nuove copie di film dei quali esisteva soltanto il negativo. In questo modo, la retrospettiva guarda anche al futuro, dando la possibilità a molti film di tornare a essere proiettati.
Una tavola rotonda, prevista per il pomeriggio di giovedì 22 al cinema Massimo 3, affronterà tematiche e stili, film e autori della storia del cinema egiziano alla presenza di critici, studiosi, registi.
(m.s.b., g.g.)
I FILM
L’Egitto visto dai fratelli Lumière (Francia, 1897, 35mm, 18’)
Una serie di brevi inquadrature per documentare l’arrivo del treno, piazze e strade, la vita in un villaggio, un funerale, le piramidi, feste e rituali, panorami sul Nilo, sbarchi e partenze da navi. Con il classico stile-Lumière.
Al dahaya (Le vittime) di Ibrahim Lama (Egitto, 1932, 35mm, 90’)
Il tenente di polizia Gialal è innamorato della cugina Bahigia, ma allo stesso tempo anche la sorella maggiore, Nazek, prova affetto per l’ufficiale. Versione sonora del film muto “Le vittime”, di cui restano solo 600 metri di pellicola, unica testimonianza del cinema muto egiziano fino a quel momento.
Mustafa aw al saher al saghir (Mustafa, ovvero il piccolo mago) di Mahmud Khalil Rashed (Egitto, 1932, 35mm, 40’, muto)
Mustafa, di ritorno dall’India dove ha imparato la magia, incontra l’ubriacone Bahlul e cerca di guarirlo. Primo film egiziano a usare effetti speciali. Restaurato nel 1992 dall’Unione degli artisti arabi del Cairo.
Al warda al baidhà (La rosa bianca) di Mohammad Karim (Egitto, 1933 35mm, 110’)
L’amore di Mohammad per Ragià, la figlia del suo capo, è ostacolato dalla famiglia di lei. Evento nella storia del canto e del cinema arabo, per la presenza del divo della canzone Mohammad Abdu Al Wahab che, durante la notte di nozze di Ragià, canta “Ho sacrificato il mio amore”.
Casinò Badi’a (id.) di Niazi Mustafa (Egitto, 1936, 35mm, 28’)
Il primo night club del Cairo, inaugurato negli anni Venti, è ricostruito negli studi Misr. Con la ballerina e attrice Tahiyya Karioka, la cantante Badi’a Masabni e il suo gruppo di danzatrici del ventre.
Nawader Abdu Al Hagi Afendi (Gli aneddoti del signor Hagi Afendi) di Abdu Al Fattah Hasan (Egitto, 1936, 35mm, 18’)
Il Signor Abdu Al Hagi è invitato dalla nipote a trascorrere una giornata da lei in occasione della festa di primavera. Uno dei più importanti cortometraggi sonori degli anni Trenta. Unico film in cui compare l’attore e regista teatrale Aziz Eid.
Widad (id.) di Fritz Kramp (Egitto, 1936, 35mm, 130’)
Melodramma storico con protagonisti il commerciante Baher e una delle sue schiave, Widad. Primo film prodotto dalla Società Misr e girato nei suoi studi, e primo dei due film egiziani del regista tedesco Fritz Kramp. Esordio nel cinema della stella musicale Umm Kulthum.
El izz bahzala (La ricchezza è una maledizione) di Togo Mizrahi (Egitto, 1937, 35mm, 95’)
Nell’Egitto degli anni Trenta, il musulmano Abdu e l’ebreo Shalom vivono in un quartiere popolare del Cairo e condividono desideri e aspirazioni sociali. Realizzato dall’ebreo di origini italiane Togo Mizrahi nel 1937, durante l’ascesa di nazismo e fascismo in Europa, per confermare la convivenza pacifica tra musulmani e ebrei.
Leila, al badawiyya (Leila, la beduina) di Bahigia Hafez (Egitto, 1937, 35mm, 90’)
Leila e il padre fuggono dalla guerra in corso nella penisola arabica e si rifugiano in una città sotto il dominio persiano. L’imperatore della Persia fa rapire la ragazza per sposarla. Bloccato dalla censura, il film è stato poi proiettato nel 1944.
Salama fi khair (Salama sta bene) di Niazi Mustafa (Egitto, 1937, 35mm, 100’)
Il fattorino Salama, in attesa di depositare in banca una grossa somma di denaro, trascorre una notte in albergo dove viene scambiato per il principe Kindahar. Esordio nella regia di Niazi Mustafa, prodotto dallo Studio Misr. Con Nagib Al Rihani, “il più grande attore con cui ho lavorato” (N. Mustafa).
Siwa, fata al sahrà (Siwa, il ragazzo del deserto) di Victor Stoloff (Egitto, 1937, 16mm, 30’)
Scene di vita quotidiana nell’oasi di Siwa, nel deserto occidentale egiziano, tra documentario e finzione, memoria e presente, con gli abitanti che diventano ‘attori’ interpretando se stessi. Primo film girato a Siwa e primo docudramma della cinematografia dell’Egitto, realizzato dall’ebreo russo Victor Stoloff.
Lashin (id.) di Fritz Kramp (Egitto, 1938, 35mm, 98’)
In un paese immaginario il capo dell’esercito Lashin combatte corruzione e sfruttamento, ma viene accusato di cospirazione e arrestato. Il popolo si ribella. Secondo e ultimo film di Fritz Kramp girato per lo Studio Misr.
Al azima (La volontà) di Kamal Salim (Egitto, 1939, 35mm, 110’)
Ritratto di un quartiere e dei suoi abitanti: il barbiere Hanafi, il figlio Mohammad neo-laureato, il giovane ricco e spendaccione Adli… Il lavoro difficile, l’amore, i soprusi. Primo film realista del cinema egiziano, che nasce dal cuore della società e dell’antica Cairo.
Al aris al khamis (Il quinto fidanzato) di Ahmed Gialal (Egitto, 1941, 35mm, 86’)
Quattro uomini aspirano a sposare la ricca vedova Bahira per mettere mano alla sua ricchezza. Lei, però si innamora di Ahmad, benestante che si finge povero per trovare la donna che lo ama davvero. Tra i pochi film rimasti di Ahmed Gialal, uno dei pionieri del cinema egiziano.
Nimra 6 (Numero 6) di Salah Abu Seif (Egitto, 1942, 35mm, 23’)
Tre truffatori approfittano della bontà della gente e, continuando a truffare, cadono nelle mani della polizia. Primo film diretto da Salah Abu Seif. La censura proibì l’uso del titolo originale Al omr wahed (La vita è una sola) e ne impedì la proiezione, perché trattava male la dignità della morte. “Numero 6” veniva usato per indicare le monete falsificate.
Al suq al sawdà (Il mercato nero) di Kamel Al Tilmisani (Egitto, 1945, 35mm, 100’)
In un quartiere popolare del Cairo, durante la seconda guerra mondiale, Hamed e Nagiyya stanno per sposarsi. Ma il padre della ragazza, convinto a lavorare nel mercato nero, promette la mano della figlia al suo socio in affari. Film realistico di grande intensità, fu accolto senza entusiasmo dal pubblico.
Al na’ib al am (Il procuratore generale) di Ahmed Kamel Mursi (Egitto, 1946, 35mm, 110’)
Un onesto impiegato costretto a rubare per necessità viene duramente punito dal sostituto procuratore Thabit. Tempo dopo Mahmud, giudice e fratello della vittima, usa metodi più democratici nel giudicare il figlio di Thabit coinvolto in un omicidio. “Prima di questo film nessuna opera egiziana aveva afftontato l’argomento dell’interpretazione della legge” (A.K. Mursi).
Dahaya al madaniyya (Le vittime della civilizzazione) di Niazi Mustafa (Egitto, 1946, 35mm, 80’)
Madiha vive con Fathi, ufficiale di polizia, e i due figli in un villaggio. Annoiata dalla vita di campagna, la donna è contenta di seguire il marito in città, dove è stato trasferito per lavoro. Ma il nuovo luogo è fonte di sospetti, gelosie, tragedie. Film restaurato dal Cultural Development Fund.
Fatma (id.) di Ahmad Badrakhan (Egitto, 1947, 35mm, 130’)
Fatma, povera infermiera che vive nel ‘quartiere dei principi’ nella vecchia Cairo, assiste il Pascià Fath Al Bab. Ingannata da Fathi, fratello del Pascià, che la convince a sposarlo ma con un atto non ufficiale, Fatma lotta per il riconoscimento del figlio avuto da lui. Ultimo film interpretato da Umm Kulthum.
Al saqr (Il falcone) di Salah Abu Seif (Egitto, 1950, 35mm, 80’)
In una zona desertica controllata da un gruppo di stranieri e dall’egiziano Ibrahim, con lo scopo di sfruttare una miniera, fa la sua comparsa un uomo, soprannominato Al saqr, che guida la rivolta contro gli speculatori. Versione egiziana del film italiano “Lo sparviero del Nilo” di Giacomo Gentilomo.
Lo sparviero del Nilo di Giacomo Gentilomo (Italia, 1950, 35mm, 80’)
Uno speculatore approfitta della fiducia della cugina, ricca ereditiera egiziana, e sfrutta i beduini che vivono nel deserto. Un giovane sceicco creduto morto assume le sembianze di un cavaliere misterioso per lottare contro il tiranno e sposare la ragazza. Versione italiana del film egiziano “Al saqr” di Salah Abu Seif.
Misri fi Lubnan (Un egiziano in Libano) di Gianni Vernuccio (Egitto, 1950, 35mm, 65’)
Avventure del cuore tra Egitto e Libano del giovane Ibrahim, ricco dongiovanni. Dopo aver sedotto la cantante Ashgian, ed essere stato rifiutato, si innamora di Salma. Commedia musicale-sentimentale tra locali notturni e splendenti esterni di campagna. Girato dal documentarista italiano Gianni Vernuccio.
Al manzil raqam 13 (La casa numero 13) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1952, 35mm, 90’)
Uno psicologo spinge uno dei suoi pazienti ad uccidere l’amante per riscuotere la polizza di assicurazione. Tratto da un fatto di cronaca. “Volevo fare un film diverso da quelli del cinema egiziano, libero da balli e canzoni. Ho concorso alla produzione, con il mio compenso da regista, insieme allo Studio Misr” (K. Al Sheikh).
Mu’amara (Complotto) di Kamal al Sheikh (Egitto, 1953, 35mm, 114’)
L’uomo d’affari Murad è innamorato della sua segretaria Amina. Quando scopre che lei è malata e sul punto di perdere la vista, decide di sposarla. “E’ un film d’avanguardia nel quale ho utilizzato gli effetti sonori in una forma drammatica, liberandomi dalla narrazione temporale tradizionale” (K. Al Sheikh).
Alla presenza del regista e dell’attrice Madiha Yusri
Qitar al lail (Il treno della notte) di Izzuddin Zul Fiqar (Egitto, 1953, 35mm, 95’)
Il capo di una banda di falsari compera una casa messa in vendita dal tribunale per coprire i debiti della famiglia di Samia. La donna scopre la verità sull’acquirente, che minaccia di ucciderle il padre se lei lo denuncia. Classico e al tempo stesso depistante film giallo dell’epoca. Il treno della notte era quello che portava le prime edizioni dei quotidiani dal Cairo ad Alessandria.
Hayat aw mawt (Vita o morte) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1954, 35mm, 95’)
Ahmad è malato di cuore. La figlia Samira si reca in farmacia per comprargli le medicine, ma il farmacista le consegna un prodotto sbagliato che potrebbe costare la vita al padre. Corsa contro il tempo per le strade della capitale. Primo film quasi interamente girato in esterni.
Darb al Mahabil (id.) di Tawfiq Saleh (Egitto, 1955, 35mm, 90’)
Taha, meccanico di biciclette, acquista un biglietto della lotteria per la fidanzata Khadigia, ma il padre le ordina di gettarlo. Il biglietto, vincente, viene trovato dallo scemo del villaggio. “Dopo questo film non ho lavorato per sei anni. Il mio interesse verso nuove forme del linguaggio cinematografico non ha avuto sviluppi, è rimasto un sogno non realizzato” (T. Saleh).
Ardu al ahlam (La terra dei sogni) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1957, 35mm, 100’)
L’ingegnere Ahmad lavora nei terreni di Abdu Al Sattar, a Aswan, e si innamora della figlia del suo datore di lavoro, Amina. Il padre costringe però la ragazza a sposarsi con il cugino Omar. Primo film a colori di Kamal Al Sheikh.
Ana hurra (Sono una donna libera) di Salah Abu Seif (Egitto, 1958, 35mm, 115’)
Amina vive in un ambiente familiare ostile. L’incontro con Abbas, giornalista impegnato nella lotta clandestina, le fa prendere coscienza politica e sociale. “Non credo che il realismo sia solo trattare la vita dei poveri. Sono una donna libera è un grido di protesta” (S.A. Seif).
Imra’atun fi al tariq (Una donna per la strada) di Izzuddin Zul Fiqar (Egitto, 1958, 35mm, 115’)
Sulla strada che attraversa il deserto tra il Cairo e Alessandria, Faraj dirige una stazione di servizio e vive con i due figli Saber e Hasanen. Melodramma assolato, tra western e noir, dominato dalla figura femminile di Lawahedh. Liberamente ispirato a Duello al sole di King Vidor.
Dua’u al karawan (Il richiamo dell’usignolo) di Henry Barakat (Egitto, 1959, 35mm, 110’)
In un villaggio di contadini Hanadi lavora come domestica nella casa di un ingegnere che la seduce e mette incinta. Lo zio della ragazza, scoperto il fatto, la uccide. Amna decide così vendicare la sorella. Tratto da classico della letteratura egiziana. Con la star Fatin Hamama.
Isam wa Aziza (Isam e Aziza) di Antoine Selim Ibrahim e Farid Al Mezzawi (Egitto, 1959, 35mm, 7’)
Cartoon sull’amicizia tra un bambino, amico degli animali, e un uccello, che va alla ricerca della medicina necessaria al piccolo.
Min ajli hubbi (Per il mio amore) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1959, 35mm, 126’)
La paralisi della moglie Wafà stravolge la vita sentimentale e lavorativa del famoso cantante Wahid. Unico film musicale di Kamal Al Sheikh, interpretato dalla star canora Farid Al Attrash, che per i suoi personaggi adottava il nome Wahid (il solitario).
Sira’un fi al Nil (Lotta sul Nilo) di Atef Salem (Egitto, 1959, 35mm, 125’)
Viaggio verso Il Cairo, a bordo di una barca sul Nilo, di un uomo incaricato di comprare una nuova imbarcazione necessaria per il villaggio. Tra minacce e seduzioni, non sarà facile portare a termine il compito. Con Omar Sharif nel “miglior ruolo che abbia mai recitato” (A. Salem).
Sirru taqiati al ikhfa (Il segreto del cappello magico) di Niazi Mustafa (Egitto, 1959, 35mm, 96’)
Fasiha, fratello minore del giornalista Osfur, trova un cappello magico che fa sparire chi lo indossa. Girandola di situazioni comiche e sentimentali con effetti speciali artigianali che ricordano Méliès. Niazi Mustafa li aveva già usati nel 1944 ne “Il cappello magico”.
Malak wa shaytan (Angelo e demonio) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1960, 35mm, 110’)
Una banda di ladri rapisce una bambina, che viene nascosta nella casa del criminale Izzat e della sua amante, la ballerina Khairiyya. “Sono sempre stato affascinato dai film recitati da attori bambini, per questo sono molto presenti nei miei lavori” (K. Al Sheikh).
Rigial fi al assifa (Uomini nella tempesta) di Husam Al Din Mustafa (Egitto, 1960, 35mm, 104’) Proiezione in video
Passione e morte in un piccolo centro di smistamento dei binari tra l’anziano Radwan, il collega Ahmad, la borseggiatrice Aziza e l’amico di lei Salim. Per il modo con cui affronta sensualità e erotismo il film non è mai stato trasmesso sulle tv arabe. Con Hind Rustum, ‘la Marilyn Monroe d’Oriente’.
Ah min Hawwà (Oh! dio della donna) di Fattin Abdu Al Wahab (Egitto, 1962, 35mm, 93’)
Amira, ragazza dal carattere aggressivo, vive in un villaggio nella tenuta familiare. Il veterinario Hasan si innamora di lei, che però non cambia i propri modi. Ispirato a “La bisbetica domata” di Shakespeare e ambientato negli anni Sessanta, è uno dei migliori film comici egiziani.
Al khatt al abiad (La linea bianca) di Husam Muhib e Ali Muhib (Egitto, 1962, 35mm, 35’) Proiezione in video
Film sperimentale che unisce animazione e riprese dal vero per andare alla scoperta del Cairo in maniera originale e anti-narrativa.
Al liss wa al kilab (Il ladro e i cani) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1962, 35mm, 125’)
Il bidello Sa’id, senza soldi per comprare le medicine alla madre malata, è costretto a rubare, divenendo infine un ladro professionista. Tratto dall’omonimo romanzo di Nagib Mahfuz. “E’ il mio primo film tratto da un’opera letteraria, che svela in profondità i meccanismi della corruzione politica e sociale” (K. Al Sheikh).
Al laila al akhira (L’ultima notte) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1963, 35mm, 106’)
Fawzia pensa di essere Nadia, e pensa che Fawzia sia la sorella morta durante un’incursione aerea tedesca sull’Egitto nel corso della seconda guerra mondiale. Collaborazione di Kamal Al Sheikh con una delle star più rappresentative del cinema egiziano, Fatin Hamama.
Al naddara al sawdà (Gli occhiali neri) di Husam Al Din Mustafa (Egitto, 1963, 35mm, 110’)
Nel Cairo del 1947 l’aristocratica Maghi conduce una vita di lusso e divertimenti, fin quando incontra l’intellettuale Omar che le fa scoprire altri interessi e la vita degli operai nelle fabbriche. Film prodotto negli anni in cui le prime donne egiziane hanno ricoperto ruoli nella vita politica del paese.
Al giabal (La montagna) di Khalil Shawqi (Egitto, 1965, 35mm, 105’)
Nelle zone montuose di Luxor, negli anni Quaranta, l’architetto Fahmi convince le autorità a finanziare un nuovo villaggio, con il sostegno di una delle principesse della famiglia reale, per gli abitanti della montagna la cui vita è legata alla vendita di pezzi di antichità faraonica trafugati dalle tombe.
Al haram (Il peccato) di Henry Barakat (Egitto, 1965, 35mm, 105’)
La dura vita nelle campagne egiziane nella storia di Aziza, violentata dal proprietario terriero, e del marito Abdullah, malato e costretto a smettere di lavorare. Aziza rimane incinta e, per paura di uno scandalo, uccide il bambino. Melodramma neorealista inscritto nella terra e nell’acqua.
Al mukharribun (I sabotatori) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1967, 35mm, 108’)
L’architetto Adel viene ingiustamente accusato del crollo di una costruzione. Scappato dal carcere, lotta per dimostrare la propria innocenza. “E’ il primo film che tratta l’argomento della corruzione nelle aziende pubbliche. Ma non ho fatto un film politico. Non amo questa definizione” (K. Al Sheikh).
Al zawgia al thaniya (La seconda moglie) di Salah Abu Seif (Egitto, 1967, 35mm, 110’)
Lo spietato capo villaggio Othman sposa in seconde nozze la contadina Fatma, sperando di avere un figlio da lei. Ma la donna si rivela molto astuta. Da un breve racconto di Ahmad Rushdi Saleh, l’unico film di Salah Abu Seif che si svolge in un ambiente contadino.
Id al Mayrun (La festa di Mayrun) di Yusuf Shahin (Egitto, 1967, 35mm, 15’)
Reportage e immagini di ricostruzione in occasione del primo giorno della settimana santa, il 24 aprile 1967, sulle origini, la preparazione e il significato dell’olio santo.
La sfinge d’oro di Luigi Scattini (Italia-Egitto, 1967, 35mm, 100’)
Un archeologo americano, animato dall’amore per la scienza, va alla ricerca della tomba del faraone Aposis. I suoi compagni d’avventura mirano invece a commercializzare i tesori rinvenuti. Co-produzione tra Italia e Egitto. Aiuto regia di Kamal Al Sheikh.
La lotta dell’uomo per la sua sopravvivenza
Episodi La civiltà che nacque da un fiume e Dall’angoscia dei miti al Dio che è salvezza
di Renzo Rossellini, supervisione di Roberto Rossellini (Italia, 1967-1970, 35mm, 83’) Proiezione in video
La storia della civiltà egizia, la scrittura e il linguaggio, la vita sociale dalla corte dei faraoni al lavoro nei campi, dal sorgere di una medicina scientifica alle pratiche collegate alla morte, come la mummificazione e la costruzione delle piramidi. Con la trasparenza rosselliniana delle opere didattiche e televisive.
El bustagi (Il postino) di Husein Kamal (Egitto, 1968, 35mm, 105’)
Abbas, impiegato postale trasferito dalla città in un lontano villaggio, spinto dalla noia comincia ad aprire le lettere, a leggerle e richiuderle con cura. In questo modo scopre la relazione tra Giamila e Khalil, senza vedere i due personaggi. “Non sopporto che l’amore venga ucciso con il coltello delle vecchie e dure tradizioni popolari” (H. Kamal).
Al mumia (La mummia) di Shadi Abdu Al Salam (Egitto, 1968-69, 35mm, 105’)
Nel Sud dell’Egitto, nel 1881, Wanis è diviso tra il rispetto per la memoria del padre, capo della tribù che vive sulla vendita ai commercianti del Cairo di pezzi d’antichità trafugati dalle piramidi, e la voglia di svelare all’egittologo Ahmad Kamal il segreto riguardante le tombe di importanti faraoni. “Attraverso il ritorno all’arte egizia tento di esprimere una forma cinematografica egiziana e il carattere dell’egiziano contemporaneo, che riscopre le sue radici storiche per riprendere il cammino” (Shadi Abdu Al Salam).
Al Nil wa al hayat (Il Nilo e la vita) di Yusuf Shahin (Egitto, 1969, 70mm, 105’) Proiezione in 35mm
La costruzione della diga di Assuan all’inizio degli anni Sessanta. Esistono due versioni del film. La prima, girata nel 1969 e inserita in questa retrospettiva, fu censurata. Solo nel 1992 Shahin la proiettò in Francia con il titolo Al Nil wa al hayat.
Ghurub wa shuruq (Crepuscolo e aurora) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1970, 35mm, 120’)
Il Cairo alla vigilia della Rivoluzione del 23 luglio 1952. Madiha, figlia del capo della polizia politica, si sposa con il pilota civile Samir. Viene sedotta da Issam, amico del marito ignaro che lei sia sposata con Samir. Memorabile prova d’attrice di Su’ad Husni.
Shakawa al fallah al fasih (I lamenti del contadino eloquente) di Shadi Abdu Al Salam (Egitto, 1970, 35mm, 19’)
Un contadino si mette in viaggio per vendere le sue merci, ma lungo la strada viene assalito. Lamenta l’ingiustizia subìta al faraone, che gli chiede di mettere per iscritto le sue denunce.
Zawgiati wa al kalb (Mia moglie e il cane) di Sa’id Marzuq (Egitto, 1970, 35mm, 95’)
Dopo il matrimonio con Su’ad, Mursi torna a lavorare come guardiano del faro lontano da casa e con i colleghi rievoca le sue avventure sentimentali, cominciando a dubitare che la moglie lo tradisca. “Filmo senza tornare alla sceneggiatura, ma anche senza improvvisare, conoscendo il film nei dettagli” (S. Marzuq).
Lu’abatu kulli yawm (Il gioco di tutti i giorni) di Khalil Shawqi (Egitto, 1971, 35mm, 119’)
Shubara cerca disperatamente un lavoro per sopravvivere, trovandolo come parcheggiatore nella proprietà di un capo mastro. “I personaggi sono figli di un ambiente periferico, vivono tra il villaggio e la città, non appartengono né all’uno né all’altra. Il cinema egiziano non tratta questi personaggi” (K. Shawqi).
Shai’un fi sadri (Qualcosa nel mio cuore) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1971, 35mm, 102’)
L’uomo d’affari Husein Pascià Shaker, arricchitosi con gli occupanti inglesi e i partiti della destra, cerca di far ricadere il suo senso di colpa sul compagno di gioventù Mohammad, che non ha ceduto alle lusinghe collaborazioniste. Grande interpretazione di Rushdi Abada.
Tharthara fawqa al Nil (Chiacchierata sul Nilo) di Husein Kamal (Egitto, 1971, 35mm, 115’)
Un gruppo di intellettuali si incontra su un battello per chiacchierare, fumare hashish, sedurre donne. La giornalista Samara registra nel suo diario personale gli avvenimenti. La censura ha tagliato due scene: i giovani che si divertono sulla statua di Ramsis II e il ritorno dal fronte di un soldato che si dà alla vita spensierata al Cairo.
Hammam el Malatili (I bagni di Malatili) di Salah Abu Seif (Egitto, 1972, 35mm, 100’)
Il giovane Ahmad fugge da Isma’iliyya dopo la guerra dei Sei Giorni del 1967 e va a vivere al Cairo, abitando in un bagno pubblico nel quartiere antico e popolare della capitale, dove ha una relazione con una prostituta e con un pittore omosessuale. “Il bagno pubblico è un microcosmo della nostra società. Il film finisce con l’appello a tornare a combattere”. (S.A. Seif).
Afaq (Orizzonti) di Shadi Abdu Al Salam (Egitto, 1973, 35mm, 37’)
Nel 1970, una troupe cinematografica riprende al Cairo alcune attività e manifestazioni culturali: l’orchestra sinfonica dell’Opera, gli atelier di artisti egiziani, gli studenti di una scuola coranica, la biblioteca nazionale, uno spettacolo di teatro sperimentale, l’artigianato e le manifatture, le statue in mezzo a un deserto. Per un viaggio nelle architetture come luoghi di cinema.
Al harib (Il fuggitivo) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1974, 35mm, 95’)
Un giovane incarcerato dalla polizia politica scappa dalla prigione e insieme a una prostituta accusata di omicidio inizia una lunga fuga spostandosi in molte zone del Cairo. “E’ un film molto realista e molto critico nei confronti del regime poliziesco. La censura ne vietò le riprese prima della guerra d’ottobre 1973” (K. Al Sheikh).
Giuiush al shams (Le armate del sole) di Shadi Abdu Al Salam (Egitto, 1974-75, 35mm, 38’)
Le armate del sole” e’ il più antico nome dato all’esercito egiziano. Film d’avanguardia sulla guerra del Sinai, le notizie riportate da giornali e radio, i soldati al fronte e negli ospedali, la visita alle truppe dell’attrice Nadia Lutfi.
Al su’ud ila al hawiya (L’ascesa verso l’abisso) di Kamal Al Sheikh (Egitto, 1978, 35mm, 130’)
Abla, a Parigi per studiare, viene sedotta dalla lesbica Madelène e coinvolta nella rete dello spionaggio israeliano. Scene girate a Parigi e in Tunisia. “Era il primo film a trattare lo spionaggio tra Egitto e Israele, specialmente durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967 e quella d’Ottobre del 1973” (K. Al Sheikh).
Kursi Tutankhamun al dahabi (La sedia d’oro di Tutankhamun) di Shadi Abdu Al Salam (Egitto, 1982, 35mm, 45’) Proiezione in video
Un ragazzino di nome Salah gira in compagnia dello zio per il museo del Cairo, osservando affascinato le statue e i lavori di restauro in corso. Lo zio gli racconta la storia dell’antico Egitto e del rapporto tra Tutankhamun e Akhnatun.
Al ahram (Le piramidi) di Shadi Abdu Al Salam (Egitto, 1984, 35mm, 30’) Proiezione in video
Salah e lo zio compiono un viaggio nella storia dell’Egitto, soffermandosi sull’epoca della costruzione delle piramidi.
An Ramsis (A proposito di Ramsis) di Shadi Abdu Al Salam (Egitto, 1985, 35mm, 44’) Proiezione in video
Salah si reca al museo egizio per osservare gli operai che stanno spostando la statua di Ramsis II. Il maestro Hasan lo accompagna nel suo viaggio alla scoperta del passato.
Mohammad Baiyyumi (id.) di Mohammad Kamel Al Qaliubi (Egitto, 1991, 35mm, 125’)
Documentario sul pioniere Mohammad Baiyyumi, il ‘Lumière’ del cinema egiziano. Testimonianze, ricordi e molte immagini tratte dai suoi film, recentemente ritrovati e restaurati.
Collage (id.) di Ibrahim Al Mawgi (Egitto, 35mm, 1995, 19’)
Montaggio di scene di film per un viaggio nella storia del cinema egiziano. Formato da cinque capitoli che riflettono le contraddizioni della realtà egiziana e il modo con cui il cinema le ha espresse.
Engravings on a ray of light – Kamal Al Sheikh di Ahmed Abu Zeid (Egitto, 1997, Betacam, 75’)
Il viaggio nel cinema di Kamal Al Sheikh, realizzato con sguardo appassionato e complice dal filmaker Ahmed Abu Zeid, prende forma attraverso le parole del regista, le immagini dei suoi film, le dichiarazioni degli addetti ai lavori.
IL CINEMA D’ANIMAZIONE: i fratelli Frenkel
Mafish faida (Niente da fare) (Egitto, 1935, 35mm, 8’30”)
Al difa’u al watani (La difesa nazionale) (Egitto, 1939, 35mm, 14’)
Bil hana wel shifa (Buon appetito) (Egitto, 1946, 35mm, 11’)
Mish Mish yarqus ma’a Sabah (Mish mish danza con Sabah) (Egitto, 1948, 35mm, 30”)
Simfoniyya ala difaf al Nil (Sinfonia sulle rive del Nilo) (Egitto, 1949, 35mm, 1’30”)
Abu ras nashfa (Testa dura) (Egitto, 1950, 35mm, 1’48”)
Sirru al sa’ada (Il segreto della felicità) (Egitto, 1950, 35mm, 2’30”)
Bravo Osman (id.) (Egitto, 1950, 35mm, 2’10”)
Al walad al nagib (Il figlio prodigo) (Egitto, 1951, 35mm, 2’41”)
Expérience atomique (Francia, 1953, 16mm, 1’40”)
Aventures et fantaisies (Francia, 1955, 16mm, 2’10”)
Pionieri del cinema d’animazione egiziano, i fratelli Frenkel, ebrei di origine russa emigrati in Egitto, hanno realizzato spot pubblicitari, un film patriottico per il ministero della guerra, cortometraggi comici e satirici con protagonista il personaggio chiamato Mish Mish, le cui avventure proseguono poi nei lavori girati in Francia.
IL CINEMA D’ANIMAZIONE: Ali Muhib
Ali Baba (id.) (Egitto, 1966, 35mm, 5’)
Set el hosn (Una ragazza carina) (Egitto, 1968, 35mm, 5’)
Al khitta al a’iliyya (Pianificazione familiare) (Egitto, 1969, 35mm, 5’)
Khittab al fara’ina (Il discorso dei faraoni) (Egitto, 1970, 35mm, 5’)
‘Caroselli’ tra animazione e inserti ‘live’ per raccontare scene di vita quotidiana, dalla famiglia contemporanea ai faraoni, con senso dell’umorismo e numeri musicali.
IL CINEMA D’ANIMAZIONE: Noshi Iskander
Ma’alesh (Non fa niente) (Egitto, 1969, 35mm, 10’)
Ma’alum (E’ vero) (Egitto, 1969, 35mm, 3’)
Wahed wa khamsa (Uno e cinque) (Egitto, 1969, 35mm, 9’)
Fen? (Dove?) (Egitto, 1974, 35mm, 4’)
El hujra raqam… (La stanza numero…) (Egitto, 1974, 35mm, 3’)
Mumtaz (Eccellente) (Egitto, 1975, 35mm, 6’)
Naznuz (id.) (Egitto, 1976, 35mm, 7’)
Cortometraggi di satira sociale sugli effetti della burocratizzazione nella vita quotidiana, tra fabbriche, uffici, abitazioni. Stile asciutto e essenziale.