TORINO 27 – "Oil City Confidential", di Julien Temple (Festa Mobile/Paesaggio con Figure)

oil city confidential
Avendo a propria disposizione un numero nettamente minore di testimonianze video
live della band Dr Feelgood in confronto ai suoi leggendari lavori sui Sex Pistols e su Strummer, Temple porta al parossismo la sua tecnica di recupero e reinvenzione di una memoria altrimenti dispersa nei mille rivoli delle sedimentazioni della discarica pop – e allo stesso tempo sembra raccontare la storia di un'intera cittadina operaia, Convey Island, di esistenze spese tra i licenziosi bungalow che danno sul mare e il fango illuminato dalle luci notturne delle raffinerie

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oil city confidentialA furia di sminuzzare, tagliare, frammentare, e poi reincollare, rifrullare, riplasmare, lo schizzatissimo cinema di Julien Temple ha finalmente fermato la sua immagine simbolo più rappresentativa e cristallina: è probabile infatti che non ci sia mai stata né forse ci sarà in futuro uno screenshot capace di simboleggiare l'intera produzione di Temple in maniera così precisa ed esauriente come il filmato di repertorio dei Dr Feelgood infuocati on stage proiettato sulle pareti concave di una cisterna di petrolio di una raffineria Shell che si staglia sul cielo grigio dell'estrema provincia inglese – scenario che funge da sfondo alle folli elucubrazioni di Wilco Johnson, genialoide chitarrista e songwriter di questa feroce british blues band la cui energia distruttiva sul palco a metà anni '70 fu di ispirazione fondamentale per gli amici di una vita di Temple, Joe Strummer e Johnny Rotten.
Proseguendo senza alcuna intenzione apparente di volersi dunque fermare, l'esplorazione dell'universo (proto)punk anglosassone da parte del regista-
alieno (anche qui ritorna la metafora del meteorite atterrato all'improvviso sul nostro Pianeta, modificandone la conformazione definitivamente) assume di "episodio" in "episodio" sempre di più i contorni estremi di un'operazione patchwork che assembla e arraffa da decenni di "immaginario popolare" gli stimoli più disparati ed etereogenei, incanalandoli poi in un flusso che sembra oramai inarrestabile e che evidentemente continua senza sosta, di film in film: in Oil City Confidential, ormai, non è possibile trovare un singolo fotogramma che non sia stato "trattato", modificato, accostato ad un altro nella maniera più imprevedibile – non hanno un aspetto "canonico" (svolgendosi nei pub, nelle caratteristiche cabine telefoniche rosse d'Inghilterra, in un internet point) nemmeno i frammenti di interviste che servono a Temple per tracciare la parabola dei Dr Feelgood, quattro teppistelli nati nella desolante cornice di Convey Island, isolotto punteggiato dai comignoli delle ciminiere e ridotto in buona parte a cimitero delle barche e delle abitazioni spazzate via da una terribile alluvione nei primi anni dello scorso secolo, e che a metà degli anni '70 erano "la rock'n'roll band più famosa di Londra".
Avendo a propria disposizione un numero nettamente minore di testimonianze impresse su video di esibizioni
live della band in confronto ai suoi leggendari lavori sui Sex Pistols e su Strummer, Temple porta allora al parossismo la sua tecnica di recupero e reinvenzione di una memoria altrimenti dispersa nei mille rivoli delle sedimentazioni "multimediali" della discarica pop – e allo stesso tempo, attraverso le biografie di quattro abitanti "particolari", sembra raccontare la storia di un'intera cittadina operaia, di esistenze spese tra i licenziosi bungalow che danno sul mare e il fango illuminato dalle luci notturne delle centrali petrolifere: con l'illusione mai realmente diradata (i tre musicisti superstiti – l'esplosivo frontman, Lee Brillaux, è morto di cancro – sono tutt'ora in attività) che l'uggioso delta del Tamigi possa sembrare, a occhi chiusi e Telecaster in mano, davvero la versione europea del mitico delta del Mississippi.

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