TORINO 28 – "Contre-toi", di Lola Doillon (Festa mobile)

contre-toiIl film che ha aperto il 28° Torino Film Festival è una complicata storia d'amore in cui la regista – così come la protagonista del film – interviene con tutta la propria improvvisa emotività consapevole dei rischi della propria scelta. Un film doppio nella sua ricezione così come è doppio il significato del suo titolo originale: non convince del tutto lo stile invadente di Doillon così spaventato dagli stereotipi, ma la descrizione dei luoghi e i due attori protagonisti creano un'atmosfera di morbosa passione che riesce a risollevare il finale  e a creare tensioni inaspettate

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contre-toiLa difficoltà ad esprimere i propri sentimenti sembra essere uno dei temi centrali del cinema di Lola Doillon, figlia del regista francese Jacques Doillon: come già nell'esordio Toi t’es sur qui? (2007), in cui un’adolescente cerca di perdere la propria verginità evitando patetismi e inutili romanticherie, anche Anna (Kristin Scott-Thomas), la protagonista di Contre-toi, è una donna che reprime la propria emotività rivelando un’estrema freddezza che l’ha portata alla solitudine e a concentrarsi solo sul proprio lavoro di ginecologa. Il rapimento da parte del giovane Yann (Pio Marmaï) turberà il suo fragile equilibrio.
Dapprima controllata e padrona di se stessa, la donna lascerà andare le proprie paure non riuscendo più a rinunciare alla presenza del suo aguzzino, quest’ultimo a sua volta incapace di ferirla nonostante la vittima sia la causa della morte della fidanzata.
Una storia già narrata più volte sullo schermo che però, in questo caso, sfugge al suo normale svolgimento: la regista sembra perdere in certi momenti il controllo del proprio film, accelerando e rallentando momenti e attimi che rompono il viaggio tra le immagini di chi guarda. La voglia di incastrare in una sola trama svariati temi imprigiona Doillon in un tentativo di fuga dagli stereotipi che le riesce solo in parte nel finale, aiutata dalla convincente recitazione soprattutto del promettente Marmaï, forse troppo giovane per il ruolo ma sicuramente volto e corpo catalizzatore di sguardi.
Manca nello stile visivo quella fredda presa di posizione che permetterebbe al film di viaggiare fino in fondo, al contrario l’occhio della giovane regista sembra soffermarsi eccessivamente sugli sguardi dei due protagonisti quasi a ricercare una dolcezza ostentata molto vicina all’ossessione e il suo continuo contemplare fa a pezzi il meccanismo cinematografico dell’immedesimazione.
Nonostante questo è indubbio un certo fascino nella descrizione del sequestro e dei luoghi di detenzione, così estranei alla solare Parigi esterna eppure così intimi da sembrare più quotidiani. Fughe e ritorni continui in questo film individuale e di individui, dramma che si consuma al chiuso perché al di fuori vi è la “moralità” e la “giustizia”, quei valori che alla fine costringono Anna a rinunciare al proprio morboso desiderio di emozioni per ritornare ad una eterna routine di facciata fredda e spoglia come il suo arredamento casalingo.
In fondo Contre-toi è la storia di quel minuto di beatitudine che dovrebbe colmare la vita di un uomo.
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