TORINO 29 – "The Raid", di Gareth Huw Evans (Concorso)

Scontri epici in cui i corpi si piegano, si agitano, volano, si aprono. Ma nessuno è mai domato. Anzi la pistola viene buttata via perchè non è da duri schiacciare un grilletto e sparare. Meglio una mossa che spacca il collo. E così per oltre 100 minuti il regista gallese espatriato in Indonesia ci porta all'inferno.  Bel coraggio vederlo in concorso. Per un Festival  di Torino che qualcuno dice essere troppo noioso

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'Fai il poliziotto perchè ti piace indossare quella divisa'.

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Nelle prime scene si sente l'odore sporco dell'ultimo cinema di Stallone. Ma Rama (Iko Uwais) non è un mercenario alla Barney Ross. E un agente degli Swat indonesiani impegnati in una missione suicida: stanare un boss della malavita rinchiuso con il suo esercito privato nel suo fortino, un palazzo di 15 piani. Gareth Evans è un gallese a cui piace il cinema d'azione duro e puro. Insomma prendere il genere occidentale e orintale e rivoltarlo come un calzino. Dalle colonne come Walter Hill, John Carpenter, Bruce Lee, a James Gray dei Padroni della notte. Ma anche il buon vecchio 'dura a morire' come Steven Seagal.  Si spara, ma ancor di più ci si mena di brutto con delle coreografie a corpo libero formidabili. Scontri epici, tra cui quello pre finale in cui saranno in tre dentro una stanza vuota. I corpi si piegano, si agitano, volano, si aprono. Ma nessuno è mai domato. Anzi la pistola viene buttata via perchè non è da duri schiacciare un grilletto e sparare. Meglio una mossa che spacca il collo. E così oltre 100 minuti Evans ci porta all'inferno. Come in I trasgressori di Walter Hill scalare i piani del palazzo del diavolo non sarà semplice. Soprattutto quando Rama scoprirà che il fratello scomparso da cinque anni è il braccio del malavitoso. I fratelli di sangue si apriranno la strada per la discesa, ma nessuno dei due lascerà il proprio destino quando il cancello si chiuderà alle loro spalle. Quella linea tra il bene e il male che li divide forse li unisce più di quanto loro stessi vogliano ammettere. Anche se per molti quello che conta è indossare una divisa. Da una parte un poliziotto onesto e dall'altra un mercante di morte. Bel coraggio vedere The Raid  in concorso, per un Festival che qualcuno dice essere troppo noioso.

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