TORINO 29 – "Wrecked", di Michael Greenspan (Festa Mobile – Figure nel paesaggio)


Greenspan, qui al suo primo lungometraggio, sembra ispirarsi a tutta una serie di opere che fanno della fissità, dell’impossibilità di movimento, elemento chiave per la sperimentazione: tecnica (Buried), narrativa (127 ore) o sul genere (Frozen). Alla fine è dentro questo triangolo che va iscritto Wrecked
Come ha dichiarato il regista “Adrien Brody ha strisciato per dieci giorni nella foresta e si è fatto trascinare dalle rapide fino quasi a morire congelato

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Al suo risveglio, un uomo si accorge di essere intrappolato in una macchina precipitata in un bosco, per di più è ferito e non ricorda come è finito in quella situazione e nemmeno la sua identità. Gli unici indizi per ricostruire l’accaduto sono le poche cose che lo circondano: i cadaveri degli altri due passeggeri, una pistola e la radio che racconta di una rapina andata male con i tre rapinatori in fuga ed una cassiera e una guardia giurata rimasti uccisi. Per due giorni resta intrappolato nella stessa posizione cominciando ad avere visioni di una donna. Quando riesce a liberarsi e trova una borsa piena di soldi si convince definitivamente di essere uno dei criminali in fuga. Grazie alla forza di volontà ed anche all’aiuto di antidolorifici trovati in una borsa riesce a trascinarsi per la foresta, in compagnia di un cane e minacciato da un giaguaro che ha già divorato i cadaveri degli altri passeggeri. Purtroppo il suo confuso percorso lo riporta, misteriosamente, nuovamente alla macchina. A quel punto non gli resta che tentare di risalire la parete che lo riporterà alla strada dove i pezzi del puzzle potranno finalmente ricomporsi.

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Greenspan, qui al suo primo lungometraggio dopo alcuni corti, sembra ispirarsi a tutta una serie di opere che fanno della fissità, dell’impossibilità di movimento, elemento chiave per la sperimentazione: tecnica (Buried), narrativa (127 ore) o sul genere (Frozen). Alla fine è dentro questo triangolo che va iscritto Wrecked che nella prima parte si cimenta con le difficoltà tecniche di filmare a distanza ravvicinata un uomo intrappolato che si confronta con le più banali (e basilari) esigenze fisiologiche e nella seconda prova a rimescolare le carte del genere con la natura che diviene il più ostile dei nemici; affiancando, poi, al protagonista alcuni personaggi immaginari che (come in 127 ore) tracceranno per lui una via onirica per la libertà.

 

Nonostante gli sforzi fatti da Adrien Brody (praticamente sempre solo sullo schermo per 90 minuti) per mettersi completamente al servizio della pellicola: come ha dichiarato il regista “Adrien ha strisciato per dieci giorni nella foresta e si è fatto trascinare dalle rapide fino quasi a morire congelato”, il risultato dell’opera resta deludente proprio perché appare come un “Frankenstein” di spunti narrativi che non riescono a trovare una propria anima.

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