Tran Anh Hung pour l'Eternité
Il debutto francese del regista sarà l'adattamento dal respiro internazionale del romanzo L’élégance des Veuves di Alice Ferney, girato interamente in Francia, a partire dall'estate. Protagoniste Mélanie Laurent, Bérénice Bejo e Audrey Tatou
Il regista Tran Anh Hung torna dietro la macchina da ppresa con Eternité (Eternity), a quattro anni di distanza dall'ultimo Norwegian Wood. Sarà l'adattamento, dal respiro internazionale, del romanzo L’élégance des Veuves di Alice Ferney e verrà girato interamente in Francia, a partire dall'estate.
Il debutto francese è un period drama dislocato in un arco temporale che corre dalla fine del 19° secolo alla fine del 20°, e che attraversa tre generazioni al femminile alle prese con il tema della maternità.
Si assisterà all'evoluzione delle protagoniste, tre donne intente ad affrontare le proprie infelicità con dignità, interpretate da un cast che annovera tra le interpreti tre delle più amate attrici francesi: Mélanie Laurent (Il concerto, Bastardi senza gloria), Audrey Tautou (Il favoloso mondo di Amélie, Mood Indigo – La schiuma dei giorni) e Bérénice Bejo (The ArtistIl Passato). Da ragazze, a madri (di figli influenzati dalle dinamiche di una famiglia borghese e cattolica), a vedove di uomini uccisi durante varie guerre.
Christophe Rossignon produce per Nord-Ouest (Francia), cui si affianca la coproduzione di Artemis (Belgio) e Sansa Film (Lussemburgo), il film, inoltre, è stato già preacquistato dalla pay tv Canal Plus
Per Tran Anh Hung questo non è il primo contatto con la Francia visto che, pur essendo nato a ?à N?ng, sulla riva occidentale del fiume Hán nel centro del Vietnam, è migrato alla caduta di Saigon (alla fine della guerra del Vietnam), vivendo a Parigi dall’età di 12 anni. E' cittadino francese ed ha studiato presso la prestigiosa scuola di cinema Louis Lumière.
La carriera del regista si è letteralmente spalancata sul mondo grazie al film d'esordio Il profumo della papaya verde/Mùi ?u ?? xanh (ambientato in Vietnam) che riuscendo a vincere la Camera d’or come miglior opera prima a Cannes nel 1993, il César come miglior opera prima e ottenendo la nomination agli Oscar come miglior film straniero nel 1994, gli ha spianato la strada tra la critica internazionale. Il successivo Cyclo/Xích lô (girato a Ho Chi Minh City, Saigon) gli è valso il Leone d’oro a Venezia nel 1995 e la sua opera terza Solstizio d’estate/Mùa hè chi?u th?ng ??ng (Hanoi) – che in molti sostengono essere il film a chiusura della sua cosidetta 'trilogia vietnamita' – nel 2000 ottiene sempre un buon consenso a Cannes quando è stato presentato nella sezione Un certain regard.
Il regista ci mette sette anni per ritornare sotto i riflettori, partorendo il noir e thriller psicologico I Come with the Rain, che ha visto tra i protagonisti Josh Hartnett e Elia Koteas. Un film che lo ha visto tramontare per risorgere con la trasposizione cinematografica di Norwegian Wood, dal romanzo omonimo (racconto di formazione) di Haruki Murakami, punto di riferimento, tramutato in libro/autore feticcio da moltissimi giapponesi (e non solo). Il film, nonostante le critiche, è stato apprezzato da Murakami, cui è piaciuta la stesura della sceneggiatura. Girato in Giappone, attraverso gli occhi/ricordi di Watanabe racconta il Paese, l'ambiente studentesco, delle contestazioni negli anni '60, che si fanno solo riferimento spaziale e temporale di una vicenda tutta personale.