Trieste Film Festival 20 – Bertrand Mandico: Ritratto sputato

Bertrand MandicoBertrand Mandico mescola i generi bassi del cinema e attraverso la sua formazione erratica e i suoi eclettici interessi realizza i suoi film che diventano occasioni di puro divertissement in cui ritroviamo arguzia eversiva e ironia scalpitante.

 

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Bertrand MandicoNato a Tolosa nel 1971 Bertrand Mandico è un cultore del regista polacco Borowczyk (ha in preparazione un omaggio che egli stesso definisce irriverente) al quale, peraltro, è dedicata una retrospettiva proprio al Trieste Film Festival. La stessa voglia dissacratoria sembra caratterizzare le opere di questo anomalo e un po’ demodè cineasta francese al quale la manifestazione triestina ha dedicato una intensa retrospettiva.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Animazione e invenzione di forme e spazi scenici, arguzia eversiva e ironia scalpitante, fanno dei brevi film di Bertrand Mandico delle piccole occasioni di puro divertissement che solo alcune sequenze da pubblicità ci hanno offerto.

Non è quindi un caso (rare volte le cose accadono per caso) che uno dei mondi di Mandico sia proprio la pubblicità – con gli  spot per Artè e il cacao Van Houten – o meglio la finta pubblicità, avendo inventato, l’autore, la piccola serie di spot pubblicitari del Calmox, una panacea contro i mali da stress e da sovreccitazione.

Mescolando i generi bassi del cinema (horror di seconda e terza categoria, erotismo) e frequentando i retrobottega degli scarti quotidiani Mandico reinventa uno spazio scenico da giostra paesana e nelle iperboli dei suoi personaggi cattura emozioni e ossessioni prive di qualsiasi espressione vocale strutturata. Esempio illustre di questa giostra iperbolica ed eccessiva è Le cavalier bleu una sorta di horror in miniatura girato con marionette riciclate o pupazzi (il protagonista è una testa di cane infilzata su fili di ferro) rimessi insieme alla meglio che inscenano una sorta di grottesco banchetto. Un film girato in pochi giorni senza sceneggiatura, né story board.

Non ha trascurato il video musicale, L’amour a la sauvette ne è un esempio, e la selezione triestina, curata da Alberto Pezzotta, ha offerto l’occasione per un assaggio del suo lavoro nel settore. 

Qui è l’ironia che brilla, la capacità di raccontare la musica sempre attraverso un linguaggio visivo che non può lasciare indifferenti. Una straripante dose di acida ironia che travolge lo sguardo dello spettatore e ridefinisce anche i confini della musica.

Questo lavoro dell’autore francese, per utilizzando materiali di scarto e pratiche di cinema non laureato, approda ad un risultato mai grossolano, infatti, il risultato finale del suo lavoro è di estrema raffinatezza giustapposta ad un melieu spettacolare che appartiene di diritto al cinema come arte popolare. Traspare da questa attività, diretta ad occupare molteplici spazi visivi, la complessità e l’eterogeneità della formazione di Mandico. Egli stesso definisce la sua formazione erratica e selvaggia.

Bertrand MandicoNon è il solo, d’altra parte, a intellettualizzare il proprio lavoro a produrre risultati diametralmente opposti rispetto all’etica dei materiali utilizzati, si pensi a Bargellini (ma solo sotto questo aspetto) che ha percorso, per certi versi, la sua stessa strada.

In questo senso i suoi brevi film, le sue pubblicità possono costituire un corpus unico, al di là di qualsiasi differenza di genere, confermando che, sebbene esistano, pochi sono i suoi punti fermi e appaiono piuttosto compositi ed eclettici i suoi riferimenti.

All’interno di questi il suo intervento si manifesta attraverso una costante e originale manipolazione dagli esiti inattesi. A tale proposito non è da trascurare il particolare interesse rivolto al western che utilizza come trampolino per le proprie incursioni surreali. Il dit qu’il est mort si distingue per un’aderenza al genere nelle forme estetiche che vengono ricomposte e riassunte nello spazio dei dodici minuti del film, nel quale all’interno dei consolidati canoni di genere Mandico rivede la prospettiva visiva. Un uomo viene impiccato, ma la notizia della sua innocenza si diffonde e liberato dalla corda riprende fiato. Una capacità a dilatare i tempi dell’attesa che sembra incredibile in un lavoro di pochi minuti, una estrema caratterizzazione dei personaggi e una forte dose di ironia grottesca unita ad un serrato racconto, caratterizzano il film che in questo senso può essere cautamente accostato al Tarantino che utilizza il cinema come un personale videogame. Mandico, altrettanto ludicamente, ma con intenzioni più personali, piuttosto che rivolte all’intervento sul genere cinematografico, piega il canone espressivo del western alle proprie fantasie visionarie. Una visionarietà, in questo caso che (ci si passi il termine) appartiene alla quotidianità, a quei minimi eventi incidentali del quotidiano. In questo discostandosi dalla più magniloquente visionarietà tarantiniana.

Gran parte del suo cinema più convenzionale appartiene a queste forme originali che denotano la sua caratteristica di artigiano come egli stesso si definisce, ma colto che alimenta un cinema sempre sorprendente e che riesce, in modo del tutto personale, a travalicare gli ormai stretti limiti della contaminazione.

Per chi ne volesse sapere di più e saggiare il piacere della visione delle opere di questo quasi quarantenne autore francese potrà frequentare il suo divertente e piacevole sito sul quale sono disponibili, con grande generosità, in formati digitali, molte delle sue opere.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array