“Troppo amici”, di Olivier Nakache e Eric Toledano

troppo amici

I due registi francesi dirigono una commedia ritmata e piena di trovate esilaranti, che solo nel finale scivola verso una retorica a caccia della commozione più spicciola. Ma è l’unica pecca in un film che fa dell’equilibrio fra verosimiglianza e deformazione della realtà il suo maggiore punto di forza

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«Vivere insieme ci uccide, separarci è mortale». Olivier Nakache ed Eric Toledano sono partiti da questa efficace definizione di “famiglia” e l’hanno rimpolpata con i loro aneddoti personali per dirigere una commedia ritmata e piena di trovate esilaranti, che solo nel finale scivola verso una retorica a caccia della commozione più spicciola. Ma è l’unica pecca in un film fresco e costruito con la massima cura, che riesce a trattare temi delicati con brio e una rara sensibilità verso le sfaccettature dell’animo umano.

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Due nuclei familiari e un terzo potenziale, formato da una coppia che si è appena conosciuta. Una cena dà l’avvio alla raffinata vis comica del film, mentre uno schiaffo apre la traccia parallela, malinconica e introspettiva. Ogni personaggio carica su di sé un latente senso di sconfitta che si sfoga in famiglia. Alain, di cui adottiamo il punto di vista nonostante il perfetto impianto corale del film, è rimasto ancorato al suo passato da animatore del Club Med, e adesso rifiuta lo squallore di quel mondo adulto che lo bolla come fallito. Il piccolo Lucien sospira con aria sognante, accogliendo sul volto l’espressione più bella del film, mentre guarda un vecchio video del padre che recita. Jean-Pierre è un umile avvocato d’ufficio, troppo acquiescente nei confronti dei clienti ricettatori così come della convenzionale mogliettina, che a sua volta abbraccia uno stile di vita ebraico solo perché convinta che questo possa offrire più chance di successo a lei e alle figlie. Bruno fa il medico, ma dato che è nero viene scambiato per infermiere, badante o portiere: spunti da leggere come gomitatine dei registi, che vogliono ironizzare sul razzismo dei compatrioti.

Ogni personaggio è insieme comico e tragico, piegato da un dolore molto verosimile che lo rende protagonista di gag che sfiorano l’assurdo. L’orgoglio dei genitori per la bimba che canta Clip Clap Clip Clap annoiando tremendamente gli ospiti; la mamma che cerca di spiegare alla baby-sitter i versi infantili che indicano fame, sete e sonno; la fragile e nevrotica Roxane che “prende in prestito” un bambino nel supermarket per sopire il suo orologio biologico; la meravigliosa battuta di Jean-Pierre: «Tu vieni da Bollywood, io ti porto a Gerusalemme». È proprio l’equilibrio fra verosimiglianza e deformazione della realtà il punto di forza di Troppo amici, che deve il suo astuto titolo italiano al migliore Quasi amici, degli stessi registi, uscito in Francia due anni dopo. Il suo enorme successo spiega il ripescaggio di un film più imperfetto ma godibilissimo, rimasto ingiustamente troppo a lungo nei cassetti della distribuzione italiana.


Titolo originale: Tellement proches
Regia: Olivier Nakache, Eric Toledano
Interpreti: Vincent Elbaz, Isabelle Carré, François-Xavier Demaison, Audrey Dana, Omar Sy, Joséphine de Meaux, Jean Benguigui, Max Clavelly, Lionel Abelanski
Origine: Francia 2009
Distribuzione: Moviemax
Durata: 102'

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