TWIN PEAKS – Si può davvero andare via da Las Vegas?

Mentre Twin Peaks come luogo si dissolve nelle altre location, Las Vegas diventa uno spazio gravitante. È un mondo sospeso, un luogo a parte? Oppure un destino chiave, forse il definitivo?

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Mentre la vita reale sembra a volte sospesa, l’universo di David Lynch continua a espandersi. Come un corpo che si risveglia da un lungo coma e riprende la sua attività in slow motion, riconoscendo il suo territorio e riappropriandosi dello spazio, la terza stagione di Twin Peaks va avanti, cresce e poi si ritrae, si dissolve in mille mondi possibili finche diventa una stanza piena di specchi, dove non si sa più cosa è realtà e cosa è soltanto un riflesso.

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Ancora una volta Lynch continua a mettere in gioco gli spettatori, perché intuisce che la loro fame non sarà mai esaurita. Come una slot machine che non sempre porta fortuna ma che genera dipendenza, ogni puntata è la promessa di fare Jackpot, una roulette russa dove forse non si gioca per la vita e la morte, ma per l’inizio o la fine di un senso.

In mezzo a questo gioco, la comparsa di Las Vegas come spazio gravitante sembra

Twin-Peaks-Season-3-Episode-4-1-7ed2un passo naturale. Nella nuova stagione, Twin Peaks, il villaggio, non è più un palcoscenico fisso; diventa un’ancora, un luogo familiare al cui possiamo tornare ogni tanto per sentirci a casa, per poi dissolverci nelle altre location proposte. La città di Twin Peaks lampeggia e sparisce, proprio come l’immagine della Loggia Nera che guida Dale Cooper attraverso le slot machine del casinò, nel terzo episodio.

Nella sua condizione di spazio finto, rumoroso ed esagerato, Las Vegas emerge contro natura in mezzo al deserto, un posto di apparenze sterili, dove c’è soltanto silenzio e solitudine. Non è un caso che nel Cinema Las Vegas sia un luogo d’anime perdute oppure condannate (Paris, Texas, Via da Las Vegas, Paura e delirio a Las Vegas) che credono di aver trovato lì una via di uscita, ma invece è soltanto un miraggio in mezzo al deserto, una dimensione talmente espansa dall’avere ormai anche una controparte “virtuale” in punti d’approdo del web come i vari casinò online.

Proprio come quelle anime, nella terza puntata il nuovo e inespressivo Dale Cooper finisce il suo percorso “onirico” – dove si muove col flusso dell’acqua, incontra figure femminili e poi esce della matrice – proprio in un casinò, un posto che lui non riconosce ne capisce, ma che ormai lo aspettava. Quell’helloooo-o-o che antecede ogni Jackpot e che Coop ripete come si fosse un mantra, ma senza consapevolezza, può essere un saluto addormentato, un benvenuto a una dinamica che non ha inizio né fine.

Slotmachine_TwinPeaksÈ Las Vegas un posto a parte, una pausa nel viaggio di Cooper? Oppure un destino chiave, forse il definitivo? 
Forse è la rappresentazione di un limbo, quello in cui la serie è rimasta sospesa per 25 anni aspettando un colpo di fortuna, un Jackpot, avendo come unica garanzia la promessa di Laura Palmer…

Ma stiamo parlando di Lynch; provare a trovare le risposte è certamente un rischio, una scommessa. A questo punto, non ci resta che continuare a giocare, senza sosta, attenti ai segnali che lampeggiano per pochi secondi e che potrebbero portarci di nuovo a Twin Peaks, al tesoro alla fine del arcobaleno, a casa. Soltanto, bisogna trovare la moneta giusta.

 

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