A Better Tomorrow III, di Tsui Hark

In anteprima televisiva giovedì 23 ottobre La7 trasmette "A Better Tomorrow III" di Tsui Hark, secondo seguito del poliziesco diretto da John Woo nel 1986. Apice dell'hardboiled made in Hong Kong, sorpassa a sinistra i modelli originali e si conferma come uno dei migliori esempi di cinema d'azione prodotto nell'ex colonia britannica negli anni '80.

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Alla coppia Tsui Hark (produttore) / John Woo (regista) – senza dimenticare il terzo incomodo: Chow Yun Fat (attore) – si devono alcuni dei momenti migliori del poliziesco di Hong Kong. Con i primi due A Better Tomorrow, rispettivamente 1986 e 1987, Woo e Tsui ridefiniscono i canoni del noir mescolando le carte e ibridando diversi umori senza soluzione di continuità: in particolare azione spericolata e mélo struggente. Sul set del secondo film iniziano le divergenze tra i due amici: Tsui impone a Woo numerosi tagli – il director’s cut è di oltre tre ore – e mette mano in prima persona alla pellicola. I contrasti diventano insanabili dopo The Killer e la separazione è inevitabile. Prese strade (solo parzialmente) differenti i due si cimentano con i progetti covati da tempo: Woo realizza Bullet in the Head, senza dubbio il suo capolavoro, mentre Tsui decide di riproporre il personaggio interpretato da Chow Yun Fat nei due A Better Tomorrow in un prequel al femminile. Alla scoperta della giovinezza irrequieta di Mark Gor, l’eroe dal look inconfondibile – fiammifero in bocca, spolverino e occhiali da sole -, icona popolare imitata per le strade dai ragazzini, Tsui intreccia un complesso arabesco politico, ambientato in una Saigon glaciale e dominato dalla figura della sanguigna Kit (un’eccellente Anita Mui, si mangia tutti i compagni di set in un sol boccone), pasionaria che inizia Mark alle armi. Cast di primissimo piano – ci sono anche Tony Leung Ka-fai (quello di L’amante di Annaud), lo sceneggiatore Nam Yin (fratello del regista Ringo Lam, è il generale doppiogiochista) e il grande cattivo del cinema cantonese degli anni ’60, Sek Kin -, realizzazione esasperata (l’eccellente montaggio a sei mani, la fotografia contrastata di Horace Wong), dove lacrime e sangue coincidono: ne è l’apice emotivo il doloroso finale con la dolcissima canzone (Song of dusk dell’esperto compositore Lowell Lo, cantata dalla stessa Mui) che cala il sipario nella commozione collettiva. Eliminati i riferimenti cattolici cari a Woo, Tsui realizza un capolavoro, e paradossalmente alza il tiro rispetto alle meno originali vicende di triadi dei prototipi, epico punto d’arrivo di un’intera generazione – la seconda New Wave di metà anni ’90 e il cosiddetto heroic bloodshed, secondo una definizione coniata dalla critica anglosassone – e, proprio insieme a Bullet in the Head, chiusura ideale, la migliore possibile, dell’impeto artistico che ha reso Hong Kong negli anni ’80 il paradiso per gli amanti del cinema moderno. Inedito in Italia, il film era finora reperibile solo attraverso canali d’importazione (in dvd per l’hongkonghese Mega Star e in vhs per l’inglese Made in Hong Kong, entrambi in lingua originale con sottotitoli inglesi): da novembre sarà disponibile per il noleggio anche dalle nostre parti in formato dvd per la Eagle Pictures.

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