Un fantastico via vai, di Leonardo Pieraccioni

leonardo pieraccioni e serena autieri in un fantastico via vai

Strappo sorprendente in questo viaggio nella macchina del tempo nell'11° film del comico toscano, che ha la libertà di spaziare tra figure alla ricerca dell'invisibilità al sogno. Stavolta il suo cinema non si vergogna di essere autenticamente sentimentale. Ciò gli provoca qualche caduta ma anche improvvisi slanci mélo. Per mettersi su quella strada di 'melancomico' lanciata da Francesco Nuti

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leonardo pieraccioni e serena autieri in un fantastico via vaiIl sentimento di nostalgia fa spesso bene alla commedia (all')italiana. Lo dimostravano Pietrangeli e Salce negli anni '60 e Virzì, Brizzi e i migliori Vanzina oggi. Ed è su quest'asse che si sposta sorprendentemente il cinema di Leonardo Pieraccioni con il suo 11° film come regista, Un fantastico via vai, un autentico saliscendi sulle montagne russe. Irregolare, incostante, con slanci e cadute, ma vero, proprio come il cinema di Francesco Nuti.

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Pieraccioni entra nella sua personale macchina del tempo. Da una parte ritorna all'esordio, quello avvenuto con I laureati nel 1995 e ciò si vede nella fuga dal ristorante per evitare di pagare il conto. Dall'altra invece si proietta verso il futuro. Parte con il suo stile fin troppo riconoscibili, con voce-off in cui presenta la sua famiglia e il suo lavoro. Poi da un certo punto c'è uno strappo improvviso, per molti versi sorprendente.

In Un fantastico via vai è Arnaldo Nardi. Impiegato di 45 anni, sposato e annoiato, con due gemelle che devono sostenere l'esame di terza media. Vorrebbe rivivere le emozioni del passato ma è intrappolato nella sua quotidianità. Per un equivoco la moglie (Serena Autieri), lo manda via di casa. Allora lui decide di andare a vivere in una casa con quattro studenti che hanno circa 20 anni. La moglie e i colleghi di lavoro lo cercano. Ma lui non ha lasciato più tracce.

leonardo pieraccioni in un fantastico via vaiDalla scrittura di Giovanni Veronesi a quella di Paolo Genovese, il cinema di Pieraccioni sembra essere più libero, ad un punto di svolta. E dal momento in cui Arnaldo viene buttato fuori di casa arriva una svolta, dove il suo cinema va oltre quel timido garbo che l'aveva spesso contraddistinto, solo a tratti turbato dalle incursioni del terremoto-Ceccherini.

La comicità cambia innanzitutto giro. A cominciare dalla scena in cui i quattro ragazzi decidono se accettarlo o no in casa con loro proprio come i giudici di X-Factor a battute tipo "le mie bambine hanno 8 in scienza ma in due". Poi entrano in gioco altri elementi.

Da una parte c'è l'invisibilità. Il suo personaggio, pur spesso presente, sembra nascondersi in un'altra vita. Agisce quasi come un fantasma, entra e cerca di riordinare la vita dei quattro giovani e poi sparisce di nuovo. Quindi da questo punto di vista Un fantastico via vai rasenta anche le zone della 'commedia fantastica', popolata anche da altre figure che si nascondono e diventano qualcos'altro, da Ceccherini nei panni dell'investigatore in incognito (che forse rimanda auno dei personaggi più riusciti del suo ultimo film da regista, La mia mamma suona il rock), alla coppia di colleghi formata da Maurizio Battista e Marco Marzocca fino alla suora che parla oltre il muro e sembra un voce che viene dall'aldilà.

Dall'altra c'è il sogno. La vita di Arnaldo potrebbe essere pure immaginata. Come in quel viaggio in caravella che apre il film e che nel finale diventa potente mutazione del set, quasi squarcio di un film d'avventura con l'imbarcazione in mezzo al mare, simile a quella di alcuni dei Vanzina più riusciti, quelli del dittico di A spasso nel tempo.

marco marzocca, massimo ceccherini e maurizio battista in un fantastico via vaiIl cinema di Pieraccioni stavolta non si vergogna di essere autenticamente sentimentale. E il comico toscano (che in questa dimensione contagia anche Ceccherini) mostra di trovarsi a suo agio con le scene mélo; l'incontro della ragazza catanese con i genitori è uno dei punti più belli e inaspettati del suo cinema, segno di un gioco serio in cui Arezzo diventa spazio di un autentica giostra emotiva. Poi magari ci sono anche delle storpiature come, per esempio, il volto di Panariello dipinto di nero, comunque efficace nel disegnare la parte dell'aretino stronzo, involgarito dalla sua ricchezza e razzista che fortunatamente restano isolate.

Forse un'altra strada. E Pieraccioni, in quello che ci pare essere il suo film migliore, dopo il Nuti degli anni '80, sembra finalmente raccogliere l'eredità di melancomico. Arnaldo è quindi come un Willy Signori che però non viene da lontano ma soprattutto ha quella dolce solitudine di Romeo Casamonica in Tutta colpa del Paradiso. Arriva, sistema e parte. Come un angelo con il sorriso sulle labbra. E questa nuova strada del suo cinema ci incuriosisce e affascina.

 

Regia: Leonardo Pieraccioni

Interpreti: Leonardo Pieraccioni, Serena Autieri, Maurizio Battista, Marco Marzocca, Massimo Ceccherini, Giorgio Panariello,  Marianna Di Martino, Chiara Mastalli, Giuseppe Maggio, David Sef, Alice Bellagamba, Alessandro Benvenuti

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 95'

Origine: Italia 2013

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    13 commenti

    • Come no, Pieraccioni è bello e quel capovaloro di Il passato di Farhadi è un film discutibile. Emiliani non sei attendibile, occupati d'altro. Il cinema non fa per te

    • Condivido il discorso sull'invisibilità e il doppio gioco della sparizione e camuffamento Pieraccioni e Ceccherini, per mettere in scena "gli altri". Interessante il lavoro sui piani diversi della commedia, e la scena della famiglia siciliana sorprende perché non te l'aspettopi da lui. Ma non sono d'a corso sul riferimento a Nuti malincomico, perché Pieraccioni é molto più leggero e garbato e, soprattutto, non é così egocentrico. É bravo con i giovani attori ma ancorato troppo al cinema di sketches, come la presenza inutile e ingombrante di Panariello, che non ha l'umiltá comica di Marzocca e Battista.

    • Non capisco questo vostro continuo omaggiare personaggi come Pieraccioni, Brizzi, Bruno, per non parlare di Vanzina e Parenti. Lo volete capire o no che ai vostri lettori questo cinema nn piace? Quando ne prenderete atto comincerete, si spera, a scrivere di cinema…

    • prof.ssa Francesca Vichi

      Sono una professoressa universitaria e, anche se non è la mia materia d'insegnamento, mi piace molto il cinema e anche molti miei studenti, anche quelli al primo anno, lo seguono con interesse e passione. Penso che un articolo come questo pubblicato sul vostro sito in data 11/12/2013, li respinga brutalmente da questa che non esito a definire come una delle arti più innovative del XX° secolo. L'autore mostra scarsa cultura oltre a una modesta padronanza della lingua italiana. E forse non ha visto nessuno dei film dei grandi maestri del cinema italiano come Antonioni, Fellini, De Sica, Visconti e, più recentemente Garrone E Sorrentino. Trovo questa recensione 'volgare', anche più del film stesso, diretta conseguenza del berlusconismo che in questi anni ha imbarbarito il nostro Paese. E purtroppo, nell'eccessiva libertà della rete, dove tutti si possono esprimere pur senza avere le necessarie competenze in materia, si trovano articoli come questi.

    • ma quanti anni hanno questi alunni che dovrebbero sentirsi respinti? otto? sette?

    • il commento di @prof.ssa Francesca Vichi o è un fake (io scommetterei per questo caso) oppure ci permette di capire bene non solo la crisi del cinema italiano ma anche quella della scuola italiana. "una delle arti più innovative del XX° secolo" "Antonioni, Fellini, De Sica, Visconti e, più recentemente Garrone E Sorrentino" sono tra le più notevoli banalità mai lette su questo sito che, da fedele lettrice, continuerò a seguire, proprio perchè NON PIACE ai professori universitari. Evviva l'antiaccademismo di Sentieri selvaggi, lunga vita a Simone Emiliani, se non il più bravo certo il più esperto, competente e divertente del gruppo (e la signora fake si vada a documentare prima di scrivere falsità, Emiliani è stato per anni il cuore dell'enciclopedia del cinema della Treccani, se lei si documenta nella sua materia come in questo caso poveri i suoi studenti!!)

    • prof.ssa Francesca Vichi

      Gentile Dina M, innanzitutto non insegno in una scuola ma all'università e, se permette, c'è una piccola differenza. Poi, se per lei chiunque non è d'accordo con lei è un fake, la dice lunga sull'intolleranza e sull'incapacità di confrontarsi di un Paese mortificato da troppi anni di governo Berlusconi. Perché, inoltre, fa tanta paura la parola "accademico"? Perché è sinonimo di preparazione, competenza, cultura? Infine non capisco la difesa di quello che lei ritiene un giornalista 'competente, esperto e divertente'. Io mi vado a documentare su grandi firme come Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Concita De Gregorio, Aldo Grasso e Curzio Maltese e non Simone Emiliani. Mi risulta molto strano poi che a una prestigiosa Enciclopedia come la Treccani possa aver lavorato tal Emiliani. Ma in questo Paese tutto può succedere, compreso che nel consiglio regionale della Regione Lombardia ci sia stata Nicole Minetti.

    • Ammazzate che firme che ha messo la baronessa! La Concita, il Curzio, un paio de morti. Viene quasi da rimpiangere la Minetti. Vorrei ricordare alla signora vichi che negli ultimi vent'anni per almeno dieci ha governato il suo amato centro sinistra, responsabile al 50% dei danni che la politica ha fatto al nostro paese. E di tutte le persone che ha citato l'unico che non ha responsabilità è proprio Emiliani, le cui idee sono spesso discutibili, le cui forme sono spesso grammaticamente bizzarre, ma che almeno è una persona libera che liberamente esprime, con competenza, le sue idee di cinema. Lei di che è competente, Baronessa? Come è entrata all'università? Di chi è parente? Mi fate schifo voi intellettuali di sinistra, siete proprio la cosa peggiore di questi anni. W i Forconi!

    • bravo remotti. e chiaramente Emiliani vale 100 grasso o maltese o concite, non c'è nemmanco bisogno di scriverlo.

    • da competente cultrice del classico De Sica conoscerà sicuramente la scena del pernacchio…

      e, se permette, c'è una piccola differenza
      e, se permette, c'è una piccola differenza
      e, se permette, c'è una piccola differenza..

      (mixare così su pernacchio eduardiano)

    • questa Vichi è proprio divertente, con i suoi stereotipi sinistrorsi ormai stravecchi (o morti..), e tu @vov mi hai fatto morire dal ridere! Personalmente quello che cerco in una critica è qualcosa che non ho visto, che mi è sfuggito, che il mio occhio di spettatrice non ha colto consapevolmente. Qui posso dire che il discorso sull'invisibilità di Pieraccioni nel suo film mi ha molto colpito, perchè è vero ma non lo avevo notato. Mentre sull'anima sognatrice del comico toscano ero già ben preparata. Quando mettete i pulsanti "mi piace"?

    • prof.ssa Francesca Vichi

      Visto che vi state divertendo tanto e non riuscite a intavolare civilmente un confronto di idee diverse dalle vostre, che non avete il coraggio di mettere i vostri veri nomi al contrario di me (vero Enzino Biagi?), che fate commenti dove ci sono gli estremi di una querela (caro Remotti Romolo, sono entrata all'università solo con la mia preparazione, competenza, amore per la mia materia oltre ad aver sempre avuto il massimo dei voti a scuola e all'università) e che probabilmente dietro a questi nick ci sono gli stessi redattori di Sentieri Selvaggi, a questo punto dico solo: no comment
      Buon Natale a tutti

    • Carina. A me sembra che sia un po' prevenuta signora Vichi, e non accetti il fatto che ci possano essere dei lettori che la pensino diversamente da lei. Poi ognuno usa i toni che preferisce, io detesto le volgarità e preferisco usare l'arma della ragione anche quando gli argomenti portati sono stereotipati e tristi. Questo sito permette ai lettori di commentare anonimamente o meno, è una gran libertà, se non le piace perchè viene a scriverci? O vorrebbe che tutti fossero schedati e la sua idea di libertà di pensiero si riduce a chi puo' permettersi avvocati o ha immunità parlamentari? A me l'articolo di Emiliani è piaciuto, a lei noi. Pace. Si goda il Natale in pace con i suoi nipotini. Ma nessuno è più vero o falso di lei. Qui siamo tutti uguali. Grazie Sentieri selvaggi.