Un mélo che mette alle corde: Padri e figlie, di Gabriele Muccino

Incontrollato, ridondante anche sbagliato. Con attori al meglio da cui Muccino tira fuori tutto il possibile. Anche se è un melodramma che sfianca, un suo respiro, pur affannoso, ce l’ha

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Chi è Gabriele Muccino e perchè (si) parla male (di lui). Forse si tira in ballo a caso lo strano film di Ulu Grosbard del 1971, ma lo scarto tra la vita del cantante (interpretato da Dustin Hoffman) e la sua vita privata sembra essere quello magari pensato, forse sognato, sicuramente inesistente, del personaggi di Russell Crowe in Padri e figlie, quarto film statunitense diretto dal cineasta italiano. In più le nevrosi di cui è vittima possono essere le stesse reazioni di chi si trova davanti ai suoi film. “Non so perché Dio abbia creato scarafaggi e critici”. Non c’è un rapporto pacificato tra il regista e i suoi detrattori. Ma quasi una sfida. Sentieri Selvaggi non ha (quasi) mai amato Muccino ma è in qualche modo sedotto dalla sua filmografia statunitense. Diseguale, incontrollata, ridondante, ma sicuramente ha dentro una strana anima che sembra invece mancare a quella italiana.

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quvenzhané wallis e amanda seyfried in padri e figlieDi quattro film realizzati negli Usa, tre sono sul rapporto padri-figli. Oltre a questo (titolo che è già una dichiarazione), anche La ricerca della felicità e Sette anime. Forse una coincidenza, forse no. New York, 1989. Jake Davis (Russell Crowe), uno scrittore Premio Pulitzer, è rimasto vedovo. L’uomo, afflitto da un disturbo mentale che sta cercando in tutti i modi di sconfiggere, cerca di far crescere al meglio la figlia Katie (Kylie Rogers) di 5 anni. Venticinque anni dopo, la ragazza (interpretata da Amanda Seyfried) è cresciuta, vive a Manhattan, ma i demoni del passato continuano a tormentarla.

Il cinema di Muccino continua ad essere sovraccarico. Stavolta la colpa non sembra essere tanto sua ma dello script di Brad Desch che gli è stato affidato e che non riesce ad asciugare. Il suo non è un melodramma che scalda il cuore ma che alla lunga sfinisce. Eppure un cinema così, sull’orlo di una crisi di nervi, riesce a tirare fuori il meglio più dagli attori statunitensi che da quelli italiani. Russell Crowe (anche produttore) è particolarmente ispirato e Amanda Seyfried porta sullo schermo tutte le nevrosi, gli scatti, il persistente disagio di Katie.

jane fonda e russell crowe in padri e figliePadri e figlie ha anche qualche squarcio di classicità hollywoodiana. Filtrata e reinventata. Dalla famiglia degli zii che vogliono prendersi in affidamento la bambina dove Diane Kruger sembra un personaggio di quelle donne ricche ed infelici che potrebbero uscire da Wyler o Minnelli agli scatti della malattia di Jake che forse richiamano quelli di James Mason in Dietro lo specchio di Nicholas Ray. Ecco la malattia. Muccino cerca di filmarla in modo da farla sentire addosso. Sulla pelle. Ne fa quasi una personale sfida. Che poi in parte perde perché si sente tutto il peso della scrittura. Però bisogna dargliene atto, c’è in lui del sincero coraggio.

Poi Padri è figlie è un film forzato che procede per scatti e frammenti. Con momenti particormente riusciti (l’incidente d’auto), di vibrante complicità (tutto il rapporto tra Jake e Katie bambina, con la prova strepitosa di Kylie Rogers) nelle scene in cui lei corre vicino al padre o dove cantano insieme, di improvvisa tensione (il protagonista che non riesce a firmare gli autografi). Ed altri che invece appaiono gratuiti giochetti stilistici (lo zoom su Jake che scrive a macchina) e Katie adulta che rivede se stessa bambina col padre fuori della scuola. E, nella parte moderna, appare troppo attaccata la figura della dodicenne Lucy interpretata da Quvenzhané Wallis, la ragazzina emersa con Re della terra selvaggia. Anche questo esempio di un film in cui c’è troppo o troppo poco. Che doveva durare 20 minuti in più o in meno. Un suo respiro, pur affannoso, comunque ce l’ha. E a chi a Muccino gli chiede di tornare a girare in Italia, noi lo preferiamo lì, con le produzioni statunitensi. In film che non sono suoi ma diventano suoi. Come Padri e figlie.

Titolo originale: Fathers and Daughters
Regia: Gabriele Muccino
Interpreti: Russell Crowe, Amanda Seyfried, Kylie Rogers, Aaron Paul, Octavia Spencer, Quvenzhané Wallis, Diane Kruger, Haley Bennett, Janet McTeer, Jane Fonda, Bruce Greenwood, Ryan Eggold
Distribizione: 01 Distribution
Durata: 116′
Orginie: Italia/Usa 2015

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