Una gita a Roma, di Karin Proia
Quando il film si concentra sul duetto tra i piccoli Libero Natoli e Tea Buranelli, in questi momenti l’opera di Proia diviene interessante e godibile al di là di alcune ingenuità di fondo
Francesco riceve come regalo per i suoi nove anni, l’agognata gita a Roma per vedere i monumenti, i musei e soprattutto la Cappella Sistina. Niente potrà impedirgli di ammirare il capolavoro di Michelangelo, neanche un’emergenza e l’improvviso ritorno a casa: Latina è troppo distante dalla capitale e la pazienza non è esattamente la dote principale dei bambini, così il piccolo Francesco seguito dalla vivace sorellina Maria, fugge dalla madre per una rocambolesca avventura metropolitana con l’obiettivo di raggiungere i Musei. Una gita a Roma è l’opera prima dell’attrice Karin Proia (Ragazze a mano armata, Boris – Il film), autrice anche della sceneggiatura, che si avvale di un micro-budget (da lei stessa definito love budget, e infatti sono molte le partecipazioni del cuore, a partire dal marito Raffaele Buranelli e la figlioletta Tea). L’idea alla base del film è una boccata d’aria fresca nel panorama cinematografico italiano, carente in quanto a storie popolate da piccoli protagonisti e sguardi infantili in un periodo, come questo, di vero e proprio revival internazionale e dalle sfumature vintage – da Microbo e Gasolina o Little Wing, fino all’attesissimo remake di IT, passando per Stranger Things.
Proprio la freschezza dei piccoli protagonisti che mette in campo, compreso un po’ d’impaccio iniziale con la telecamera, riesce in parte a far perdonare una certa staticità narrativa, che dilata e smorza un ritmo che dovrebbe essere prettamente avventuroso, vivace, veloce. A conti fatti, sembra proprio il ritmo la difficoltà principale di Una gita a Roma, con le sue sottolineature drammaturgiche e tematiche (e, in qualche caso, retoriche), con la pervasività dell’allegro motivo musicale firmato da Nicola Piovani che, inserito anche in snodi di tensione o suspense, assume le sembianze di un jingle dall’effetto scollante nella dinamica del racconto. Quando il film si concentra sul duetto tra i piccoli Libero Natoli e Tea Buranelli, sull’osservazione dei dettagli ai loro occhi magici o interessanti, sulle loro piccole sagome stagliate in un panorama caotico, immane, eterno, in questi momenti l’opera di Proia diviene interessante e godibile al di là di alcune ingenuità di fondo. Un duetto che ammette con dolcezza e sorprendente vitalità l’ingerenza adulta solo quando a entrare in scena sono le figure carismatiche di Philippe Leroy e Claudia Cardinale, fratelli litigiosi protagonisti dell’episodio meglio riuscito dell’avventura capitolina di Francesco e Maria.
Regia: Karin Proia
Interpreti: Libero Natoli, Tea Buranelli, Karin Proia, Philippe Leroy,
Claudia Cardinale, Chiara Conti, Raffaele Buranelli
Origine: Italia, 2016
Distribuzione: C’è
Durata: 107′