(unknown pleasures) – As mil e uma noites, di Miguel Gomes

Il dissenso della narrazione: sei ore e 20 minuti suddivisi in tre volumi per affermare l’unico dominio che resta alla libertà del dire, ovvero la fuga nelle anse di racconto

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Il dissenso della narrazione: sei ore e 20 minuti suddivisi in tre volumi per affermare l’unico dominio che resta alla libertà del dire, ovvero la fuga nelle anse di racconto che rimanda la fine del tempo, parcellizza la durata dell’esistere nella verità del resistere… Il gesto è politico, l’imprinting militante, ma trattasi di Miguel Gomes, uno che infondo sa bene di ritrovarsi la faccia che si merita, sicché lo scarto logico sta tutto nell’ironia del controsenso offerto da un narrare tutt’altro che funzionale alla logica dei presupposti… Il progetto As mil e uma noites ha qualcosa di titanico, ma non per la sua durata, quanto per lo sforzo – pienamente riuscito – di annullare quella durata nella sostanza di una affabulazione pura e semplice del presente; nell’irridere all’istituto centrale della narrazione. Miguel Gomes, ancora e sempre, libera con gesto politico il cinema dalla logica della narrazione, dalla scansione tra realtà, affabulazione, filmare, mettere in scena… La notte scende sul Portogallo impoverito da un’Europa imperiosa e pretenziosa che toglie al popolo il potere e Miguel Gomes mette il suo personale garofano nei fucili della grande finanza internazionale, attraversando quella notte nel dissenso del narrare e nella libertà del filmare. Non lo conoscessimo, penseremmo che l’atto corrisponde alle intenzioni, ma l’autore di A cara que merece, Aquele querido mês de agosto e Tabu non può che irridere il senso stesso di questo dissenso, contraddicendo l’intenzione del narrare nella gioia irrazionale della sua articolazione dissociata.

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2Eccolo allora Miguel Gomes fuggire dal set a gambe levate, lasciare il campo al racconto dei racconti, alla bella Schéhérazade, l’incantatrice per eccellenza dell’eccellente re che vorrebbe scannarla. Storia dopo storia si incede da “L’inquieto” (primo volume, 2h05’) al “Desolato” (secondo volume, 2h11’), sino a “L’incantato” (terzo volume, 2h05’): un intreccio di fiabe contemporanee e mille notti arabiche, che giocano con iconografie e mitologie di ieri e di oggi, in un intreccio che sostiene il susseguirsi di narrazioni a gioco libero che ben conosciamo nel cinema in fuga gomesiano. Sfotte il sistema pubblico portoghese con tanto di primo ministro e cortigiani ministeriali in surreale (bunuelliano…) simposio con i signori della Troika europea; inumidisce di lacrime gli occhi di una povera giudice, incapace di districarsi tra colpevoli e innocenti in un processo che si traduce in un vero e proprio gioco a domino di testimoni; si dà alla macchia assieme a un fuggiasco che vive in selvaggia libertà, inseguito dalle guardie e temuto e aiutato dal popolo; segue il destino di una cagnetta senza padroni, che passa di mano tra i dolci e disgraziati abitanti di un caseggiato popolare (due coniugi vecchi e serenamente tristi, due giovani squatter…); gioca con la stessa Schéhérazade in una prospettiva di fuga affabulatoria di cui si fa complice un adonico traduttore brasiliano; infine si concede al canto degli uccelli di un gruppo di appassionati allevatori, omoni dall’aspetto anche rude che però passano il loro tempo ad accudire amorevolmente e 916175ascoltare attentamente fringuelli e usignoli, in un delirio sonoro di ispirazione francescana (o chissà magari rosselliniana…), che Gomes è tanto folle da offrirci in dono per quasi due ore…

Ecco, siamo esattamente in questa follia d’amore, in una simile astrazione del senso del racconto che si concede a un narrare in radicale libertà e sostanziale ribellione. As mil e uma noites discute il cinema e lo dischiude all’inversione fondamentale (quindi “politica”) del suo istituto: piuttosto che essere l’usignolo dell’imperatore, Miguel Gomes preferisce fare dell’usignolo l’imperatore…

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