Valdarno Cinema Fedic – Chiara Caselli incontra il pubblico

L’attrice e regista ha ripercorso la sua carriera all’interno della manifestazione che si è svolta a San Giovanni Valdarno

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Tra gli incontri organizzati dalla 35esima edizione del Valdarno Cinema Fedic, terminata oggi, c’è stato anche quello con l’attrice e regista Chiara Caselli, presente in concorso alla manifestazione di San Giovanni Valdarno con il cortometraggio Molly Bloom. L’interprete di tanti film celebri come Al di là delle nuvole di Michelangelo Antonioni e Mr. Nobody di Jaco Van Dormael si è voluta raccontare in un breve ritratto della sua carriera che è partita nel 1989 con Il Segreto di Francesco Maselli, di cui ha ricordato: “Mi ricordo che feci una serie di provini per la protagonisti ma finii per fare un altro ruolo. Sono stata contenta di assistere alla creazione di una magnifica creatura come quella di Nastassja Kinski, attrice di una strepitosa bravura e di una fotogenia magnifica. Io ero molto piccola e già da allora mi fece tenerezza l’incredibile fragilità dell’attore. Pensai di fronte a lei di non poter fare solo l’attrice, che fosse troppo pericoloso.“. Questa pericolosità di soffermarsi solo su una professione è emersa nella vita lavorativa della Caselli soprattutto durante la lunga lavorazione di OcchioPinocchio, film del 1995 di Francesco Nuti: “Il film durò due anni, un incubo. Io ero sotto contratto e nel frattempo non potevo fare nient’altro, mi sono ritrovata in un limbo insieme ad un regista che oggettivamente aveva dei grossi problemi personali. Dentro di me qualcosa è iniziato a maturare e ho capito che il set non era per me solo una gioia infinita, da allora sono diventata più diffidente su questo mestiere.“.

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Ci sono stati però anche registi che sono riusciti ad alimentare la sua vena artistica, uno su tutti Gus Van Sant che la scelse nel 1991 per Belli e Dannati: “Era al suo secondo film, precedentemente era un fotografo. Aveva un set di tutti giovanissimi, lui a 33 anni era probabilmente il più vecchio, ed aveva nei confronti del cinema un atteggiamento giocoso, come un bambino che scopre un giocattolo bellissimo. Nello stesso tempo era talmente sicuro di sé che metteva in discussione tutto. Era però disposto anche ad ascoltare le idee di tutti e di girarle nel caso fossero state buone. L’incontro con lui è stato importante. Iniziare con una persona con una tale libertà gioiosa ti fa sperare di rimanere sul set per sempre.”. Effettivamente questo film è stato proprio un inizio per l’immagine iconografica di Chiara Caselli che cominciò a ricevere una serie di richieste da parte dell’Italia e dell’estero. Non sempre i copioni vennero accolti con entusiasmo, ma alcuni vennero rivalutati in un secondo momento. Come quello di Il padre dei miei figli di Mia Hansen-Love con la quale ha lavorato nel 2009 e che considera una vera e propria scommessa vinta: “Il copione è molto importante per la scelta del film ma non è fondamentale. Per esempio nella sceneggiatura del film di Mia Hansen-Love non succedeva assolutamente niente, una noia mortale. Però poi ho visto il suo primo film ed ho cambiato idea. E’ una regista che ha uno sguardo vero sulle cose ed infatti poi ha realizzato un bel film, diventando la personalità di punta della nuova generazione del cinema francese. Dobbiamo pensare che tutti noi abbiamo più di cent’anni per i film che abbiamo visto e si è sedimentata dentro di noi un’abitudine ad intuire la struttura di una sceneggiatura che è quella classica. Anche un bambino potrebbe intuire i vari passaggi della storia. Questo ci fa capire quanto la scrittura nel cinema sia diventato un grande punto interrogativo per il quale i giovani registi, soprattutto femminili, stanno dando riposte che escono dai canoni tradizionali.”Secondo l’attrice stiamo infatti vivendo in un’epoca in cui lo sguardo femminile può essere cruciale in un imminente futuro cinematografico, che non sarà più influenzato sulla dipendenza della donna dalla figura maschile, ma al contrario dalla sua forza. Questo viene espresso in maniera chiara nello stesso cortometraggio che la Caselli ha realizzato sulla base dell’ultimo capitolo dell’Ulisse di Joyce e presentato in concorso al Valdarno Cinema Fedic. In Molly Bloom la moglie del protagonista prima di addormentarsi comincia a riflettere sul suo passato, presente e futuro, dando vita ad uno dei monologhi più celebri della storia della letteratura recente che la regista ha provato a raccontare già a partire dal 2011: “Joyce dà forma a quello che forma non ha, ovvero il nostro pensiero. E lo fa attraverso il personaggio di una donnetta le cui preoccupazioni sono le amanti del marito, le sue avventure, i ricordi del giardino dell’Eden dove è vissuta, il tempo che passa, la figlia di 16 anni. Tutto si mischia ed io ho cercato di riportarlo prima in una lettura scenica, poi in uno spettacolo teatrale, ma sapevo di voler arrivare ad una trasposizione cinematografica prima possibile. Quando sono arrivata a farlo, dopo un anno di lavorazione, io già conoscevo  Molly come personaggio quindi mi sono dedicata solo al mio lavoro da regista.“.

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