VENEZIA 64 – "Searchers 2.0", di Alex Cox (Orizzonti)

Searchers 2.0 di Alex Cox, nella sezione Orizzonti, è un puro, sincero e convincente omaggio al western classico. Un film dall’ironico procedere in cui non mancano gli altrettanto espliciti omaggi al cinema indipendente e ad uno dei suoi principali ispiratori.

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Due comparse di vecchi film western, Mel e Fred, apprendono dalla televisione che un vecchio sceneggiatore di western, Fritz Frobisher, sarà presente ad una proiezione, in piena Monument Valley, di Buffalo Bill vs. Doc Holliday. Frobisher aveva maltrattato Fred e Mel quando, da ragazzi, sul set di quel film avevano lavorato come comparse. Il loro viaggio insieme alla polemica Delilah, figlia di Mel, avrà come destinazione quel luogo per vendicarsi delle offese subite. Su tutto il film aleggia un’ironia bonaria e affettuosa che diverte sempre per la sua intelligente arguzia.
Qualche parola va spesa sul del regista, di cui il pubblico italiano ricorda soprattutto Sid e Nancy. Inglese per nascita e costituzione, Cox ha perfezionato il suo talento nel proprio Paese, con esperienze attoriali non trascurabili e si è scoperto grande appassionato di western tanto da scrivere un libro sul genere.

Searchers 2.0 è un puro, sincero e convincente omaggio al western classico. La sua ambientazione, i suoi personaggi, due lunatiche figure perdute, ciascuno, nelle proprie memorie fatte di cinema della frontiera che paiono non appartenere al mondo reale, riaffermano questi assunti. Mel e Fred costituiscono il fulcro del film, attorno ai loro surreali discorsi, intessuti di riferimenti e titoli di film dell’epopea d’oro del western, si aggrega la il suo tema di fondo. Delilah ne sarà infastidita, non comprendendo questo viscerale amore cinematografico.
Già dal titolo, esplicito omaggio al film che ha segnato e attraverso il suo titolo, anche con queste pagine, segna ancora, un’epoca di cinema, Searchers 2.0, per la presenza, in una breve apparizione, di Roger Corman è anche, per necessario accostamento, un atto di deferente ossequio a questo personaggio che è stato cineasta, produttore e inventore di cinema indipendente. Ma Searchers 2.0 vale la visione per la capacità di Cox di realizzare un’opera convincente che sta a metà tra la memoria e il presente, tra il glorioso passato e un difficile presente per questo genere, ma anche per essere un divertente compendio di quel cinema, che riappare alla memoria attraverso i dialoghi dei due protagonisti, che paiono essere quelli, interminabili, che avvengono tra appassionati di cinema e nei quali si rincorrono i titoli, le battute, i nomi e le situazioni. Girato in alta definizione, Searchers 2.0 riesce nella difficile impresa di attualizzare, iconograficamente, la Monument Valley e a rinconferire ai luoghi quella epica forza che conosciamo, pur se il film resta dominato dall’ironico procedere e dal divertito desiderio di dare visibilità anche a chi, nelle memorabili sequenze del western classico, stava in secondo piano, in fondo allo schermo, in attesa di una fuggevole inquadratura che fissasse il suo volto per l’avvenire.

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