VENEZIA 66 – "Soul Kitchen", di Fatih Akin (Concorso)

soul kitchen di fatih akin
Che farcene di Soul Kitchen, della visione di un Cinema che non parla di niente e nessuno per poter a tutti i costi riuscire a farsi amare da tutti? Gli stilemi della commedia indie globalizzata finiscono applicati ai tipi della gioventù germanica. Akin si conferma cineasta da export che gioca ad essere alternativo. Premio Speciale della Giuria a Venezia 66

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soul kitchen di fatih akinE’ un film che emette la stessa puzza di bruciato che ti arriva al naso in alcune sortite più “leggere” e “scanzonate” di uno come Michael Winterbottom, questo Soul Kitchen, di un cineasta ormai pronto all’esportazione oltreoceano come sembra oggi Fatih Akin: e potrebbe essere proprio questa colorata commedia condita di ruffianerie sparse il suo biglietto da visita per (una certa) Hollywood. La pellicola fila come un treno, e piazza nei punti giusti gli sketch e le battute più divertenti – eppure non si percepisce nemmeno un attimo di reale, spontaneo divertimento: in una Amburgo che sembra rappresentare appieno una Germania che si ostina a cercare in ogni modo la strada per “riqualificare” il proprio passato industriale, trasformando caseggiati, ex-fabbriche ed ex-grandi magazzini in ristoranti e discoteche cool, gli stilemi della commedia indie globalizzata finiscono applicati ai tipi della gioventù germanica – in sostanza un manipolo di ex punk fancazzisti alle prese  con una serie di strampalati contrattempi nella gestione di una bettola che all’improvviso comincia ad essere il ritrovo preferito degli amanti della musica della città.
In realtà, gran parte dei problemi sono famigliari (fratelli delinquenti e riunioni al capezzale di nonne morenti), e Akin ha buon gioco nel verniciare tutto con i toni acidi delle copertine dei 33 giri soul degli anni ’70, che passano a rotazione continua in una colonna sonora che però non viene sfruttata appieno, neppure come base ritmica per un montaggio che a ben guardare è molto meno spigliato di quanto vuol dare a vedere.
Come spesso accade nei progetti di questo tipo, gli attori sono incolpevoli, nonché particolarmente bravi e “in parte”: soprattutto il protagonista, Adam Bousdoukos, costretto da Akin a recitare l’intero film mimando gli effetti devastanti alla schiena di una terribile ernia al disco (e già qui è ben chiaro l’alto livello della metafora…), e la sorprendente Anna Bederke nel ruolo della cameriera e amica fricchettona.
Soul Kitchen non è tanto, come vorrebbe sembrare, l’elegia dei veri valori da condividere (fiducia, lealtà, sincerità, amicizia) per poterla avere vinta contro i grigi distruttori individualisti di ogni idea di comunità da smantellare in nome del vil denaro: si tratta, piuttosto, dell’autoindulgente ritratto di una generazione di beatnik pronta a perdonarsi qualunque affronto pur di continuare a giocare all’essere indipendenti e alternativi – la visione di un Cinema che non parla di niente e nessuno per poter a tutti i costi riuscire a farsi amare da tutti, compresa la Giuria di Venezia…
Che farsene?

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    15 commenti

    • sei un mito fatih akın,auguri!!!!

    • Ottima commedia, piuttosto difficile vedere film così nei festival. Inutile dire, per quel che vale, che non condivido una riga di questa recensione.

    • Anch'io ho amato tantissimo il film di Akin. Intelligente, fresco, genuino. Premio strameritato.

    • se la scena dell'erezione l'avesse girata Carlo Vanzina staremmo tutti qui a parlare di volgarità e subcultura. mah! credo davvero che Akin sia un regista più che sopravvalutato… la scena del funerale è quanto di più indecente un regista "fresco" e "geniuno" possa realizzare. non si può trascurare del resto l'effettiva ovazione che il film ha avuto nelle proiezioni veneziane

    • forse il film non merita tutta questa discussione, nè una recensione così accorata, nè l'esaltazione incondizionata. E' solo una commediola innocua, simpatica e con attori in parte. ma se la scambiamo per il cinema d'autore allora entriamo in un cortocircuito critico implosivo. divertiamoci ma senza dare meriti a un film che domani tutti avremo dimenticato.

    • Ci fosse solo quella nei film di Vanzina… E comunque, da parte mia, la giuria ci ha visto bene.

    • Io non parlo di un'esaltazione accorata, dico che è un'ottima commedia, e mi dispiace per il signor carlo V., ma i Vanzina sono scarsi, lo sono sempre stati, volgarità o meno, non hanno mai fatto un film neanche decente (anche un'erezione va saputa raccontare…), neanche lontanamente paragonabile a quelli di papà Steno: non è che tutto deve essere per forza sdoganato. E poi ha ragione Andromaca, la giuria ha fatto benissimo a far vincere una commedia, evento quanto mai raro ai festival.

    • non ho ancora visto il film, ma non capisco quest'atteggiamento superficiale nei confronti del cinema dei Vanzina, che certo non ha bisogno di essere sdoganato da nessuno, visto che ha da trent'anni un grandissimo successo di pubblico. Quando la smetteremo di pensare che tutto ciò che piace al pubblico è volgare e quindi mediocre sara' sempre troppo tardi… purtroppo per i critici l'immaginario collettivo è altra cosa dalla maggior parte del cinema d'autore.

    • A parte che negli ultimi dieci anni non hanno fatto un incasso decente, non ho mai detto che siccome piacciono al pubblico devono essere per forza giudicati negativamente. Ma non vorrei nemmeno che si pensasse che siccome piacciono al pubblico allora devono per forza essere valutati come dei geni incompresi.<br />Vuoi dirmi che i vanzina valgono Totò, Sordi, le commedie di Risi o Monicelli, o quelle di salce o il già citato Steno (che se non lo sapessi era il loro papà)? Non ricordo una sola battuta memorabile in…quanti film? Suvvia finiamola una buona volta…

    • Guarda, la stessa cosa, in un certo senso, si potrebbe allora applicare anche per il film di Akin. Siccome è piaciuto molto al pubblico (ma non solo comunque…) anche nei confronti di Akin e di questa COMMEDIA c'è un atteggiamento molto superficiale da parte di qualcuno. E ce ne corre tra Vanzina ed Akin.

    • che strana discussione, Akin fa l'autore, esplicitamente, e ammicca il pubblico con la sua simpatica commediola (e i critici ci cascano appieno, che polli! gli spettatori fanno un altro lavoro…godono!). Vanzina, di cui chi ne scrive male spesso confonde i suoi film con Oldoini o con Neri Parenti, fa cinema popolare. E curiosamente le stesse cose che si dicono di lui oggi le si diceva del padre un tempo. Oggi Steno e' un autore da apprezzare il figlio invece no… che buffa storia! Ma sono d'accordo con Andromaca…ce ne corre tra Vanzina e Akin, e ne deve fare ancora di erezioni il ragazzo per arrivare alla commedia comico-amara di Carlo Vanzina… 😉 (burke, ma le segui le classifiche? dire che vanzina negli ultimi 10 anni non ha fatto un incasso decente…ma come ti viene? Neanche emiliofede le spara cosi! affettuosamente…

    • ehma Franco, se sei ignorante non è colpa mia…South Kensington, E adesso sesso, Quello che le ragazze non dicono, il pranzo della domenica…tutti flop al botteghino. I due film estivi non hanno recuperato gli incassi, tant'è che la medusa ha detto che non proseguirà oltre. Mi sa che dei due sei tu emlio fede, anzi sei fede+minzolini+feltri+belpietro :-D<br />Cmq chi si contenta gode…se per te i vanzina sono i profeti della commedia, non sarò certo io a disilluderti…

    • Su una cosa hai ragione caro Franco, questo dibattito è davvero surreale, ma l'elemento surreale sei tu. Cosa davvero centrino i Vanzina con Fatih Akin davvero non lo so; e poi non si capisce perché le commedie "popolari" di cui il pubblico gode dovrebbero essere per forza snobbate dai critici come suggerisci tu. Cioé erano fessi quelli che parlavano male di Steno, ma sono fessi anche quelli che parlano ben di questa commedia. Hai ragione sei davvero surreale, anzi sei espressione di vecchiume culturale con la tua sterile devisione fra cinema d'autore e popolare

    • bello Quello che le ragazze non dicono… se la regola degli incassi al contrario vale per gli autori allora e' un gran film! 🙂

    • Caro simone essere definiti surreali(sti?) non è un insulto e lo prendo volentieri… preo' temo mi abbia frainteso: per me i Vanzina con Akin non c'entrano nulla (qualcun altro ha tirato fuori il link) e sono perfettamente d'accordo con te su steno e vanzina. ho l'impressione che i cinefili e i critici (ma non voi di sentieri) snobbino il cinema popolare per il cinema d'autore. Per me la divisione è assolutamente anacronistica…