VENEZIA 69 – "Nel mio lavoro non esiste sceneggiatura". Incontro con Ulrich Seidl e il cast di "Paradise"


A presentare alla stampa Paradies Glaube c'erano il regista Ulrich Seidl – già vincitore nel 2001 del Premio della Giuria con Canicola – e gli attori protagonisti. Un film controverso, molto amato da certa cinefilia autoriale

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Che tipo di difficoltà ha incontrato nel suo ruolo?

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La preparazione è stata molto lunga e complessa. Sono anni che lavoro con Seidl e con lui il processo recitativo è sempre molto profondo. Nell'avvicinarmi al personaggio ho scoperto che quello del missionario è un lavoro molto difficile. E' stato molto complesso immedesimarsi, ho studiato molto da vicino i missionari e sono andata in pellegrinaggio.

Come nasce l'idea del film?

L'idea del film nasce circa sette anni fa. Nei mesi precedenti la sua realizzazione abbiamo cominciato a girare in Austria con questa statua della Madonna, parlando con le persone porta a porta e cercando di vedere e capire come reagivano.

Lei è cattolico?

Vengo da una famiglia cristiana molto religiosa. Sono cresciuto in collegio e possiedo in me tutti i valori cattolici cristiani. Fanno parte del mondo e della mentalità in cui sono cresciuto. certamente nel corso della mia giovinezza me ne sono allontanato come segno di protesta.

Lei mescola spesso attori professionisti con alttori non professionisti. Come mai?

Trovo che sia una formula estremamente interessante. Mi è sempre piaciuto. Così ho la possibilità di improvvisare molto. Parecchi attori di solito hanno paura di confrontarsi con attori non professionisti, ma nei miei film questo non succede mai. A me è molto utile improvvisare anche perchè non ho mai una sceneggiatura sul set, non esistono dialoghi, nè scene preparate. E' tutto improvvisato. Io mi rifaccio sempre ai risultati del giorno precedente e in base a quelli decido cosa e come girare.
 

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