VENEZIA 71 – Ich seh Ich seh (Goodnight Mommy), dii Veronika Franz e Severin Fiala (Orizzonti)

goodnight mommy

Ich seh Ich seh, con la sua stanca regia glaciale e il suo compiacimento al sadismo, è l'ennesima e ripetitiva conferma di una filmografia che, incastrata in uno schema nazional-cinematografica scontato, è condannata per incapacità e debolezza a non rompere mai i propri rigidi legami, e non aprirsi a nuovi salvifici orizzonti.

 

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goodnight mommyParlare di Cinema austriaco, ormai, è diventato dannatamente prevedibile. Nel momento stesso in cui ci si prepara ad entrare in sala per vedere l’ultima opera di un epigono di Haneke, si è certi di star per assistere ad un'interminabile ed estenuante sequenza di torture fisiche e psicologiche, di shock visivi costruiti a tavolino, di una ricerca per lo scandalo fine a se stessa. Ich seh Ich seh (Goodnight Mommy) non tradisce assolutamente queste premesse.

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Diretto da Veronika Franz (moglie del regista Ulrich Seidl, anche produttore) e Severin Fiala, il film ostenta soprattutto gli effetti dell'intervento massiccio della longa manus del regista di Canicola. La trama segue, infatti, la vicenda di Lukas ed Elias, due gemelli, trasferitisi nella campagna austriaca, per superare convalescenza della mamma, reduce da un doloroso incidente. Subito dopo il ritorno a casa della madre, la tensione tra i bambini e il genitore diventa insostenibile, condizionando soprattutto la vita di Elias, il più sensibile dei fratelli, ferito dall’ostentazione con cui la madre decide di ignorare il suo fratellino. Il clima perpetuo di conflitto e gli strani, nuovi atteggiamenti della mamma, instillano lentamente nei due bambini il dubbio che quella che hanno davanti non sia davvero la loro madre. Dopo le prime incertezze, la loro infantile e esagerata reazione a questo sospetto sarà tragica.

Costruito su una sceneggiatura dai meccanismi di tensione fin troppo oliati, e pronta ad esplodere nell'imprevedibile e arrogante colpo di scena finale, il film dei due cineasti austriaci procede implacabile per tutta la sua durata, non risparmiando nulla, nella sua escalation di violenza, né alla sventurata protagonista (la povera Susanne Wuest) né al pubblico. Il compiacimento di Franz e Fiala nel mostrare il dolore dei propri personaggi e la loro sadica e presuntuosa idea di rendere carnefici i bambini, sembrano solo le prove ossessive di chi si deve convincere del proprio cinismo, quasi a ribadirsi la volontà di essere, sempre e comunque, senza nessuna pietà. Ich seh Ich seh, con la sua stanca regia glaciale, è l'ennesima e ripetitiva conferma di una filmografia che incastrata in uno schema nazional-cinematografica scontato, condannata per incapacità e debolezza a non rompere mai i propri rigidi legami, e non aprirsi a nuovi salvifici orizzonti.

 

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