#Venezia72 – Intervista a Renato De Maria e al cast di Italian Gangsters

Il regista e il cast ci parlano del film presentato in Orizzonti, un viaggio nella malavita italiana che ripercorre trent’anni di storie violente attraverso immagini d’epoca

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È stato presentato a Venezia, nella sezione Orizzonti, il nuovo film di De Maria, un viaggio nella malavita italiana che ripercorre trent’anni di storie violente attraverso immagini d’epoca, film di genere e parole di giornalisti e scrittori come Enzo Biagi, Giorgio Bocca e Indro Montanelli. All’incontro sono intervenuti, oltre al regista il nutrito cast di attori: Francesco Sferrazza Papa (che interpreta Ezio Barbieri), Sergio Romano (Paolo Casaroli), Aldo Ottobrino (Pietro Cavallero), Paolo Mazzarelli (Luciano De Maria), Andrea Di Casa (Horst Fantazzini), Luca Micheletti (Luciano Lutring).

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Da dove nasce l’idea per il film?
Renato De Maria: Anzitutto da una passione adolescenziale che mi porto dietro da quando ero ragazzino. Amo moltissimo i polizieschi americani, francesi e italiani. Purtroppo da noi Bava, Lenzi, Deodato e altri registi erano sconosciuti all’epoca per colpa di una critica ideologizzata. Dall’altre parte ho una predilezione per tutti quei gangster che hanno a che fare con la storia italiana e che sono figli della Resistenza. Mi piaceva quindi l’idea di poter raccontare una storia attraverso biografie uniche e cinematografiche. Quando Roberto Ciccutto, presidente dell’Istituto Luce, mi ha proposto di utilizzare i materiali d’archivio ho colto al volo l’occasione. E ho scoperto che si trattava di criminali famosi anche in ambito letterario. Se ne sono occupati scrittori come Biagi, Montanelli, Bocca e Buzzati.

 

Com’è avvenuto il lavoro di montaggio?
Renato De Maria: È stato complicatissimo e sfinente. Avevo trenta film della Raro Video, i super 8 dell’archivio Home Movies e le immagini dell’Istituto Luce. Poi sono sorte altre complicazioni per quanto riguarda gli attori. All’inizio volevamo usare volti famosi, poi abbiamo preferito scegliere attori teatrali che fossero abituati ai monologhi e a immagazzinare dialoghi lunghissimi. Ho chiesto loro una prova di memoria e molte delle sequenze dialogate che vedete sono state girate senza interruzioni.

 

E la scelta di raccontare la storia come un unico flusso di coscienza?
Renato De Maria: Dai miei due sceneggiatori che voglio ricordare, Valentina Strada e Federico Gnesini. Hanno lavorato sui monologhi in maniera straordinaria e questo ha permesso al film di avere una sceneggiatura ben costruita.

 

Com’è stato per voi attori lavorare al film e al vostro personaggio?
Luca Micheletti: È stata un’occasione straordinaria. Avevamo tanto materiale da visionare e un personaggio da interpretare che doveva calcare il palco di un teatro. Quello che dovevamo offrire era uno sguardo sulla realtà.

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Aldo Ottobrino: Venendo dal teatro e dovendo imparare un monologo, la mia preparazione si è svolta a casa, accedi al tuo immaginario e crei il tuo personaggio. Alla fine il lavoro con Renato non era più una semplice intervista ma una confidenza. Vedere oggi il film è stato sorprendente.
Andrea Di Casa: La cosa che mi ha avvicinato al mio personaggio è la grande umanità, il fatto che cercasse un riscatto nel privato, nel familiare. Per lui una rapina consisteva nel prendere un frigo o una lavatrice.
Sergio Romano: Del mio personaggio mi ha colpito lo sguardo quasi malinconico verso il passato, la causalità degli eventi, le varie spinte provenienti dalla fame, da una condizione di vita difficile, il bisogno di essere e di esistere.
Francesco Sferrazza Papa: È stata un’esperienza fortissima poter indagare sul mio personaggio, Ezio Barbieri, e comprendere come in realtà lui non volesse ammazzare le persone, ma in qualche modo era alla ricerca di un riscatto.

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